«Certo» risposi io, ma qualcosa mi stava strizzando lo stomaco in maniera strana. Paura? No, io non provo paura. Fame? No, nemmeno quella. Era qualcosa legato alle parole di quell'umano strano, Paul Hersen, che voleva mantenere un segreto riguardo al viaggio che stavamo per intraprendere. Avrei chiesto spiegazioni a September, ma non ero sicurissima che anche lui sapesse quello che sapeva Paul.
La voce del biondo si fece leggermente più roca e più bassa
«Donna Lupo, quello che stiamo per fare potrebbe essere la tua fine e la fine di tutta la tua specie. Ma potrebbe anche essere la redenzione per quelli come te. Tutto è iniziato con te, o meglio con la tua famiglia, e tutto rischia di finire con te. Quindi devi decidere. Devi decidere in fretta. Io vorrei che tu venissi con noi, ma non posso condizionarti. Questa scelta è solo tua ed io ritengo giusto dirti a cosa vai incontro» i suoi occhi nocciola parvero divenire sempre più profondi mentre mi fissavano, mentre sembravano volermi entrare dentro «Stiamo per intraprendere un viaggio che forse non verrà mai narrato da alcun bardo, ma che sarà più pericoloso di quello che fu intrapreso per la distruzione dell’unico anello nella Terra di Mezzo o della ricerca dell'Immortalità per mezzo della Creazione della Pietra Filosofale. Sta a te decidere se iniziarlo o sottrarti. Sta a te decidere se tenerti lontana dalla morte o sfiorarla per tentare di rubarle tutto»
«Voglio rubarle tutto» dissi io, senza neppure rifletterci tanto. Era il mio cuore che batteva forte a suggerirmi le risposte, il mio fisico intero era pronto. Lui sapeva qualcosa che io non sapevo, questo era ovvio. Sapeva da dove venivo, chi era la mia famiglia. Credeva che io avessi un “destino”. Io non ero quel genere di persona che crede in un destino immutabile, ma ho comunque sempre pensato che ci sono cose che ci appartengono di diritto. Magari a voi, lettori, appartiene di diritto una seconda chance per diplomarvi, un aumento salariale o un amico sincero e sono cose che sentite dentro di voi, che sapete che vi appartengono di diritto, che saranno nel vostro futuro, nel vostro destino.
Un viaggio che avrebbe cambiato il mondo, ecco, questo era quello mi apparteneva di diritto.
Non seppi mai dire con certezza quanto tempo passò prima che lui parlasse di nuovo.
Avrei ricordato per sempre la figura di quel grosso umano biondo seduto in poltrona, illuminato dalla fievole luce di un sole che scompariva all’orizzonte, e che mi fissava invitandomi a scegliere qualcosa che a quei tempi non conoscevo.
Finalmente Paul Hersen dischiuse quelle sue labbra sottili e i suoi denti brillarono della luce rossastra del tramonto
«Nessuno ti condannerà» alzò appena appena il mento, mostrando la gola ampia
«Se abbandonerai questo compito…» concluse.
September comparve dietro di me correndo giù per le scale. Percepii in lui un profumo più forte di quello che ricordavo prima.
Seppi con certezza che lui doveva rimanere all’oscuro delle parole che Paul mi aveva appena detto.
Diedi un ultimo sguardo agli occhi nocciola del biondo, poi mi volsi verso September
«Sei pronto?» gli chiesi
«Eccomi!» mi disse lui «Mi sono anche fatto una doccia! Sono fresco e profumatissimo come un tè verde al gelsomino!»
«State buoni, selvaggi lupi» intervenne Paul, parlando lentamente. Le sue parole non mi suonavano nuove, ma comunque speravo che le avesse dette in tono scherzoso invece che, come al solito, con quel suo tono calmo.
Ci guardò male, inarcando le sopracciglia
«Dimenticate le maledizioni»
«Che maledi…» io stavo per rispondere “che maledizioni?” quando mi ricordai di September. Lui era un uomo lupo maledetto. Come avremmo fatto a viaggiare?
Ma Paul Hersen, inspiegabilmente, dopo averci dato quell'avvertimento, uscì portandosi il valigione foderato di pelle nera e uno zaino di stoffa verde. A Paul doveva piacere parecchio il verde, ma doveva essere di sicuro anche uno psicopatico. Quindi era un attraente, grosso, psicopatico a cui piaceva il verde. O almeno quella fu la mia prima impressione.
Comments (0)
See all