Ovviamente non era quella.
Succube delle mie emozioni esagerate varcai la soglia e prosegui per una decina di metri, finché non mi accorsi che qualcosa di strano effettivamente c’era. Era ovvio che non fosse la strada giusta, era buia e non si intravedeva nulla che ricordasse l’ingresso principale, luci sparse senza criterio sulle pareti e sul soffitto, stampe grafiche appese ai muri, nemmeno schermi olografici. Nulla di nulla. Solo buio. In realtà non fu l’assenza di luce a destare il mio istinto, quanto il silenzio. Non si udivano ne la musica ne altri rumori, tanto che cominciai a sentire battere il mio stesso cuore. Non era una situazione facile, ero praticamente appena fuggito da una festa, avevo i nervi tesi e la testa piena di pensieri. La mia lucidità mentale era alquanto compromessa. Tuttavia mi trovavo in quel luogo insolito, quasi disturbante per alcuni, invece io mi rilassai. L’assenza improvvisa di ogni rumore, sebbene potesse diventare un ulteriore problema se si fosse prolungata, stava lentamente ripristinando le mie funzioni cerebrali e le connessioni mente - pensieri - corpo - azioni.
Inoltre era curioso. Il luogo, il modo in cui ci ero arrivato, tutta la serata era (potenzialmente, e ascoltando le mie paranoie) stata destinata a questo singolo momento. Mi dissi che poteva essere una sfida, cercare di capire dove fossi e perché mai fosse così buio e silenzioso, che sorta di stanza poteva mai essere?
Come accade molte volte, osservai le mie ultime ore di vita da una prospettiva più grande, un po’ come vedersi in terza persona in un sogno e ragionare sugli eventi da quella angolazione. È utile poiché distaccandomi dal me stesso attuale posso giudicare in modo migliore la situazione in cui mi trovo. Così ci pensai su. Abbozzai un sorriso, e invece di tornare indietro scelsi l’avventura.
*sorride* (o meglio: inclina le labbra)
..nel dubbio, perché non rischiare?
potrebbe essere l’occasione di una vita, o magari è solo un magazzino con … … caratteristiche acustiche fuori dal normale, un ufficio, l’ingresso di un bunker, chissà.
che bello avere una fantasia così …
… in un certo senso nulla può sorprendenti, hai già innumerevoli possibilità racchiuse fra gli occhi e la memoria … a meno che, certo … non si tratti di qualcosa di talmente strano che è strano anche per i miei standard …
Con queste frasi sciolte nella mente e in parte nell’aria, feci un passo. Poi un altro.
Notai che i mie occhi non si erano abituati all’oscurità, l’aria attorno a me sembrava fatta di nebbia nera, non riuscivo a vedere le mie mani neanche se le portavo a pochi centimetri dagli occhi. Not so usual per un tipo che spende tre ore senza alcuna luce in casa ogni giorno. Mi piace il buio quanto la luce del sole che ti scalda al mattino, ma per che cavolo non si vedeva niente laggiù?
Idea!
Le mie per-nulla-top-lenti a contatto neurali avevano una funzione per misurare le dimensioni di un oggetto (in teoria doveva essere utile per fare acquisti sensati … e, no, non avevo affatto comprato un poster olografico che non entrava dalla porta e che dovetti far passare dalla finestra).
oh che cosa triste … non va …
non rileva nulla, niente muri, distanze, confini di questo posto assurdo …
nemmeno se cerco di avvicinarmi a una parete, … … oh beh magari non ha pareti questo coso …
eh? aspetta …. riavvia … riavvio forzato … che cazzo?
perché non si vede più l’interfaccia … uhm … uhm pt.2 …
okay va bene le lenti sono andate!
ricevuto
ora me la cavo lo stesso, … da solo, … cristo! … what a weird place …
Facevo spesso affidamento alle mie lenti (in realtà una) le avevo anche dato un nome!
Arabel, yes, ‘A’. Mi piace dare nomi insolite ad oggetti, luoghi o altro a cui nessuno da un nome. Che spreco di passione non diffondere un po’ di sé e della propria creatività.
Per esempio il tunnel che mi portava a lezione durante la settimana, il suo nome era solo “Tunnel” però creava un legame tra me e lui, anche se puramente fittizio. Sorridevo mentalmente ogni volta.
E così ero solo un’altra volta, solo con me stesso, forse non tanto diversamente dal mio solito.
Un respiro profondo.
Un altro.
Una frase motivazionale del tipo: you’re one step away from a totally different life, let that sink in…
Step, passo, feci molti passi in avanti, o almeno tentai di andare in una direzione. Com’è strano non sapere da che parte andare e se stai andando da qualche parte.
però in effetti se non sai dove vai, non puoi perderti…
perché perdersi implica che non stai andando nella direzione giusta, ma se non sai nemmeno la destinazione…
bene bene, camminiamo Nik, tieni le braccia in avanti così non vai a sbattere…
ti immagini se fosse tutto uno scherzo? tipo che mi stanno riprendendo per un reality show o qualcosa di simile ..
..
Continuai ad avanzare nel buio per un po’, finché…
sogno o son desto? …
… quelle sono luci? o sto avendo delle allucinazioni? … sarebbe anche plausibile …
sembra che aumentino di intensità, sono rosse … però di un rosso spento, quasi mescolato con queste tenebre …
In effetti erano comparse delle luci, ai lati della stanza, in basso, nel punto in cui le pareti incontrano il pavimento, era perciò un tunnel!
Ora che avevo una direzione e un lume sulla mia strada mi sentii più sicuro e ancora più convinto a risolvere il mistero. Così, dato che mi piace, feci alcuni esperimenti:
prosegui in avanti, le luci mi seguirono spostandosi, lentamente, come un liquido appiccicoso
mi fermai e feci qualche passo indietro: rimasero ferme. Ancora qualche passo e parvero spegnersi
quasi nel panico mi misi quasi a correre in avanti e raggiunsi le luci, qualunque cosa fossero erano l’unica cosa confortante di quel luogo, e non volevo affatto perderla.
… perciò indietro non si può’ andare… d’accordo, procediamo…
Camminai, accompagnato da quelle strisce rosse, finché cominciai a notare un rosso meno spento, diventava più vivo (in modo apprezzabile) circa ogni cinque o sei passi. Poteva voler dire che avrei dovuto andare avanti fino al bianco, e che forse sarei arrivato alla fine del tunnel. Però non mi convinceva l’idea del rosso, dal rosso al bianco? Perché non dal blu o dal verde? (cioè il nero mica si vede al buio)
O forse le luci seguivano lo spettro visibile della luce, ovvero dal rosso al violetto. Era possibile, e ancora una volta l’unico modo per appurarlo era procedere.
Il rosso si tinse di luce e diventò arancio, che come un alba si schiarì verso un giallo tenue, poi sempre più acceso. In un crescendo di intensità si mescolò con la mia adrenalina e con un leggero verde smeraldo, per passare attraverso gradazione azzurro, dal ciano al blu, infondendo un senso di libertà al mio corpo, chiuso in quella strana situazione.
Dal rosso al violetto la frequenza dell’onda luminosa aumenta, così come la sua energia. Forse era solo suggestione, ma il mio battito cardiaco, già udibile in quel silenzio mistico, parve intensificarsi e mi sentivo energia pura scorrere nelle vene al posto del sangue.
I colori sono potenti armi psicologiche, questo è vero, ma anche in una condizione tanto insolita? Dove mi pareva solo di starmi perdendo nel nulla?
forse ora più che mai, i colori e la luce mi tengono compagnia e mi indicano la strada,…
… e come potrei non esserne influenzato, condizionato, guidato? magari deve andare così, è stato ideato così, forse non era previsto che io,… o un altro… si accorgesse di questo aspetto.. che la luce diventa la tua guida, la tua via, e infine diventi un tutt’uno con essa… con rischi e vantaggi associati… ovvio…
…, . già… forse non era previsto..
.. e se lo fosse?, se avessero ideato tutto questo sapendo benissimo con chi avevano a che fare? perfettamente consci, lucidi, un po’ folli, ma non estremi…
… questo ci porta a una conclusione del cazzo,… cioè non è del cazzo, però mi sto innervosendo per cui ansimo e dico cose a voce alta, … oddio, se mi stessero ascoltando.. vabbè chissene, l’avranno previsto…
.. quindi..
… supponendo che sia frutto di un grande architetto..
.. sono una specie di cavia, è un test, non lo so, alla fine troverò le risposte o la morte, .. o magari entrambe le cose..
il violetto è il colore del mistero, dell’immaginazione e dell’intuito…
… ah si?...
Mi sono stancato di dire che proseguivo.
Qui è sempre tutto uguale, sembra un sogno fatto nel subconscio di uno in coma.
Un coma noioso. Bianco con le piastrelle che sono bianche. Una scacchiera tutta uguale. E fuggire, caro mio, è impossibile, ci ho provato non credi? Corri all’infinito se ti va, a me va di scrivere, non ho altro da fare, però fanculo lo avrete capito che stavo camminando no?
Si dai, se penso che è un sogno (nel subconscio di un tipo strano), questa gabbia è in potenza accogliente, fuggirò, se non posso all’esterno, lo farò all’interno.
A un certo punto le luci si fermarono.
Mi fermai anche io, incerto.
Un lampo squarciò le tenebre. Io mi coprii istintivamente gli occhi e ripiegai la testa verso la pancia, avrei voluto una felpa con il cappuccio in quel momento, sfortunatamente ero vestito per una festa.
Lentamente riuscii ad abituarmici, e tornai a vedere. Le strisce luminose erano sempre ferme, ma accese di un bianco candido, puro, quasi neve che si scioglieva nell’aria.
Non era in ogni caso possibile vedere molto altro del tunnel, il nero sulle pareti e sul soffitto pareva essere ghiotto di luce.
Una cosa però era diversa.
Alzai la testa dopo un interminabile lasso di tempo e notai che davanti a me, ecco proprio davanti, a una decina di passi, vi era un muro. Cioè questa fu la mia prima supposizione. Il bianco pareva emergere dalla parete di fronte a me, formava dei disegni, linee chiuse e aperte, apparentemente prive di senso. Come se qualcuno si fosse divertito a dipingere un rompicapo alla fine di quel cavolo di tunnel.
Non riuscivo a capire.
Ma arrendersi non era un’opzione.
*sospiri multipli*
…sto sospirando da troppi secondi ok basta…
vediamo di capire qualcosa…ricorda le tue letture, le esperienze che hai fatto…
… staccati e guarda tutto da una prospettiva diversa, come se tu fossi un attore sulla scena di un film… cosa faresti? cosa farebbe lui?…
Improvvisamente capii.
Certezze non ne avevo, temevo però che la soluzione, seppure ipotetica, potesse sfuggire alla mia attenzione, scappare dalla mente dopo che l’avevo pensata (o forse ricordata chissà).
Cosi la urlai.
<< è un enigma! >>
Insomma, un rompicapo, un indovinello, un gioco. Forse un puzzle o non so cosa. Ma enigma. Enigma batteva tutti gli altri termini.
E così ricordai: parlare a voce alta, cercando una soluzione, a volte ti permette di sviluppare le tue idee, in modi impensabili, come se parlare e pensare aprissero più porte, più possibilità, in conclusione più associazioni apparentemente casuali, che da qualche parte nel mio cervello portano alla risposta.
Era un oggetto da ricomporre.
Come lo sapevo? Non lo sapevo, ne ero certo. Una certezza intuitiva, di quelle che non puoi dimostrare razionalmente, ma che sai benissimo essere l’unica verità.
Così tentai, mossi le mani e sfiorai le linee, come un bambino che vede per la prima volta la neve e non sa cosa fare, ma non può resistervi.
Quasi ammaliato dal bianco candore riuscii a stupirmi ancora di più, quando il colore si mosse sotto le mie dita, guidato più da una sensazione che da un movimento delle mani.
Fu così che lo feci.
Ricomposi il puzzle.
Un passo indietro.
Osservai la mia creazione, e constai che era un simbolo.
Un non so che di familiare, sembrava un essere vivente, ma chiaramente non umano (e nemmeno simile).
…è come se avessi questa cosa nella testa… non riesco a trovare le parole… credo di conoscere questo simbolo, o quello che rappresenta almeno, ma ogni volta che mi avvicino il mio pensiero rimbalza come su una bolla e torna senza la risposta…
…e ciò mi fa pulsare la testa…
Accade un fatto abbastanza strano per il me stesso del tempo. Le mie labbra si mossero da sole, senza degnarsi di parlarne con le corde vocali, le quali infatti non emisero alcun suono. Così non capii subito cosa avevo detto o ricordato, anche perché successero altri fatti strani e lasciai perdere la parola.
Ecco:
il simbolo si spense e rimasi un scendo al buio e terrorizzato
il muro davanti a me si aprì al centro e la luce e il calore esterni mi fecero sul serio cadere per terra
voci eccessivamente rumorose e decise cominciarono come a pungere sui miei timpani
<< dobbiamo portarlo via subito! >>
<< prendetelo e caricatelo, non abbiamo molto tempo! Potrebbero essere già… >>
Altri rumori assordanti. Lampi di luce. Mani che mi afferravano senza preoccuparsi che io fossi ancora vivo e provassi dolore. Svenni più volte. O anzi no. Volevo così tanto perdere i sensi che credetti di averli persi e di star sognando.
I dettagli li ricordai solo dopo, quando mi risvegliai.
Sentii un forte dolore alla spalla destra, un gelido e ardente fremito mi arrivò in bocca, sapeva di carne bruciata e acciaio, poi la vista esplose in mille schegge di colore, e mi convinsi di essere svenuto, o peggio.
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