Egle parcheggiò l'auto nel livello interrato del palazzo e si diresse verso l'ascensore. Ancora non sapeva perché lo avessero convocato e detestava l'idea di non aver potuto dire niente a Raphael. Per come la vedeva lui, quando il Ministro convocava le persone con l'obbligo di segretezza, non era mai una buona cosa. Avendo rivestito l'incarico di segretario per molti anni, sapeva bene come funzionassero determinate cose e, da quando Maigret era riuscito a ottenere più mansioni, tutto era peggiorato.
La cabina si fermò all'undicesimo piano e le porte si aprirono con uno scampanellio metallico. Mancava da molto tempo dai piani alti, ma questi non sembravano essere cambiati.
«Nooo! Non ci credo!» sentì urlare da uno degli uffici davanti ai quali stava passando. In meno di una manciata di secondi, un omino con una zazzera di capelli verdi gli piombò addosso, abbracciandolo con una presa che avrebbe potuto uccidere chiunque non fosse stato abbastanza pronto.
Egle cadde a terra, agitandosi nel tentativo di liberarsi quel tanto che gli bastava per non soffocare. Ma il suo amico non sembrava volergli dare tregua. E, come se non bastasse, sentì il bisogno di starnutire. «Miguel, ti sei appartato di nuovo con Angie?» chiese, mentre veniva scosso da una serie di violenti stranuti.
L'altro lo mollò e indietreggiò, ricordandosi improvvisamente dell'allergia che lo affliggeva e sentendosi terribilmente imbarazzato per essere stato scoperto con tanta facilità. «Sono desolato! Kiki è stata in servizio stamattina» si giustificò. «L'altro giorno vi abbiamo visti di sfuggita, avremmo voluto salutarvi. Come sta Raphael?»
Egle si sollevò, cercando di levarsi di dosso i peli felini che il suo amico gli aveva lasciato addosso. «È tornato su due zampe» rispose, «avremmo voluto salutarvi anche noi, ma la situazione non era delle migliori».
Miguel batté le mani con euforia alla notizia della mutazione avvenuta e assunse una posa che nella sua immaginazione sarebbe dovuta essere abbastanza eroica, ma che nella vita reale risultava abbastanza ridicola. «Allora dobbiamo festeggiare!» esultò. «Anche perché l'arresto di Artax e Mountain ha fatto guadagnare un avanzamento di livello a me ed Angie!»
Egle dischiuse le labbra per congratularsi con lui e per dirgli che avrebbe voluto festeggiare molto volentieri in loro compagnia, purché la ragazza badasse a coprire le sue orecchie da gatto, in modo da non ucciderlo, ma una voce proveniente da uno degli interfoni appesi al soffitto lo interruppe.
"Il Signor Sulfuric è atteso nell'ufficio del Consigliere Maigret. Ripeto. Il Signor Sulfuric è atteso nell'ufficio del Consigliere Maigret. È pregato di non farlo attendere".
Lui e Miguel si scambiarono uno sguardo che traspariva una certa complicità. «Adesso si fa chiamare per cognome?»
«Questa è nuova anche a me, Signor Sulfuric» lo prese in giro l'amico.
«Mi auguri buona fortuna, Signor Stramonio» mantenne il gioco Egle.
«Signor Segretario Maggiore, prego».
Risero entrambi e si divisero.
L'ufficio di Maigret era stato spostato in un'ala più ampia dell'edificio, in prossimità dell'ascensore privato che portava a quello del Ministro in persona. Egle si chiese quanto si fosse ingigantito l'ego di quell'uomo che una volta era stato suo amico. Avevano cominciato a lavorare per la tana tutti insieme, con qualche differenza di settimane o un mese al massimo, per quanto riguardava le assunzioni. Lui, Miguel e Abro erano stati assegnati subito alle ronde e per i primi tre anni si erano fatti le ossa prendendo a calci piccoli criminali umani e non. Inutile dire che le avessero anche prese, da quegli stessi criminali. Ancora ricordava quando, durante un turno di notte, Miguel aveva sbagliato a mirare e aveva colpito Abro con il suo getto di spore. Quest'ultimo aveva cominciato a delirare, credendo di essere una farfalla, mentre gli altri due avevano faticato a trattenere le risate. A effetto finito, Miguel aveva dovuto chiedere un cambio di turno per non essere preso a pugni da Abro, che non aveva preso per niente bene quell'incidente. La competitività del loro amico aveva preso il sopravvento subito dopo. Non che prima non avesse avuto la fissazione dell'avanzamento di livello, ma era stato qualcosa di meno ossessivo.
Bussò alla porta dell'ufficio e attese di sentire qualcuno che gli dicesse di farsi avanti. Con sua sorpresa, questo non accadde, bensì una piccola donna di mezza età aprì il battente e lo invitò. Lui entrò, guardandosi istintivamente attorno e sentendosi subito a disagio nello scoprire che all'interno della stanza non vi fosse solo Maigret, ma l'intera commissione dei consiglieri. La donna richiuse la porta e rimase ferma alle sue spalle, come se avesse voluto impedirgli di uscire, mentre uno dei membri della Commissione gli faceva cenno di prendere posto su una sedia lasciata nel mezzo della stanza.
Avanzò con cautela, prendendo a stuzzicarsi le punte delle dita delle mani, pronto a qualsiasi cosa stesse per accadere. Mentre si sedeva, lanciò uno sguardo in direzione di Abro, che non accennò a ricambiarlo. Non lo fece neppure quando gli parlò. «Buon giorno, Signor Sulfuric. Conosce già il motivo della sua convocazione?»
Per un attimo, Egle si chiese se le promozioni gli avessero bruciato i neuroni, oltre a renderlo borioso. «Sono stato convocato con obbligo di segretezza. Per forza di cose, capirà che non mi è possibile saperlo, dovrebbe dirmelo lei» rispose, decisamente scocciato.
L'altro continuò con indifferenza. «Ci risulta che lei e il Signor Woffman abbiate contribuito all'arresto di due criminali registrati come Artax e Mountain. È corretto?»
«Si, Signore» rispose lui.
«Ci risulta anche che il Signor Woffman, in seguito all'azione, abbia compiuto una mutazione, cosa che lo rende di nuovo idoneo al servizio e che rende di nuovo reperibile anche lei. È corretto?» chiese ancora.
Egle ebbe un brivido lungo la schiena. Entrambi avevano usufruito del congedo familiare per avere più tempo libero e favorire la mutazione di Raphael, cosa che non sarebbe mai potuta avvenire se avessero continuato a partecipare a tutte le missioni che gli venivano assegnate quotidianamente. Anche se ormai lavoravano per la tana con un accordo part-time, il lavoro assegnato loro era sempre stato molto. Si era aspettato che venissero richiamati in servizio, ma non con tanta velocità e, soprattutto, non si era aspettato tanta platealità.
«È corretto?» lo riprese Maigret.
«Si, è corretto» rispose lui. Nella sua mente si stavano affollando un'infinità di ipotesi sulle possibili motivazioni che avevano portato il Ministro a convocarlo. Una di queste riguardava il fatto che, essendo in congedo, non fossero autorizzati ad agire durante la vicenda della banca. Se fosse stato così, sia lui, sia Raphael sarebbero potuti essere accusati di almeno tre reati contemporaneamente e non si aspettava alcun occhio di riguardo da parte di Abro. Anzi, trattandosi di lui, sapeva già che si sarebbe accanito contro di loro.
Comments (0)
See all