«Consigliere, cosa può dirci sull'accaduto?» chiese la donna, alzando la voce per sovrastare quelle dei colleghi.
«Stiamo raccogliendo tutte le possibili tracce che possono aiutarci all'identificazione del colpevole» rispose lui. Già da quella prima frase, tutti e tre riuscirono a capire che non volesse esporsi troppo.
«Visti gli eventi avvenuti in città nei giorni scorsi, crede possa esserci il pericolo di altri attentati? C'è la possibilità dell'attivazione di un protocollo per le guerre chimiche?» chiese un altro giornalista.
Maigret non riuscì a nascondere il suo fastidio. «Al momento, ci stiamo occupando di riconoscere la sostanza usata per attentare alla vita dei detenuti. Loro sono stati identificati come l'obiettivo dell'aggressione, le altre vittime sono state coinvolte indirettamente. Il consiglio, nonché il Ministro, non reputano necessario diffondere notizie che possano allarmare i cittadini. Gli eventi accaduti nell'ultimo periodo non sono riconducibili all'azione avvenuta quest'oggi».
«Ma è serio?» intervenne Raphael.
Egle riprese il telecomando e spense la TV, notando che Fiore avesse ricominciato a tremare. Avrebbero ottenuto maggiori informazioni in seguito, non voleva farlo agitare di nuovo. «Abro è sempre serio» sussurrò. Era diventato pallido e non sembrava sentirsi bene.
Raphael allungò una mano verso di lui e gliela passò su un braccio, pensando a cosa stesse provando. Lui e Miguel erano amici di vecchia data, si conoscevano da prima di cominciare a lavorare per la tana, avevano svolto insieme il tirocinio e le ronde, insieme avevano svolto diverse azioni. Quando Raphael era riuscito a inserirsi nei loro turni, in Miguel aveva scoperto un uomo buono e sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Era stato un buon amico anche per lui e non poteva credere che fosse morto davvero. Solo la sera prima ci aveva parlato, gli aveva telefonato per dirgli di aver incontrato Egle e per congratularsi della mutazione avvenuta dopo un anno. Gli aveva detto della promozione che lui ed Angie avevano ottenuto, anche grazie al loro aiuto. Gli aveva proposto di uscire per festeggiare insieme e per parlare di una sorpresa che voleva preparare per la ragazza e per la quale avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. Immaginò che lei dovesse essere distrutta. Non riusciva neppure a pensare cosa avrebbe fatto lui, se fosse successo qualcosa a Egle.
«È stata colpa mia?» disse Fiore.
«Certo che no!» lo riprese Egle, dando l'impressione di aver recuperato appieno il suo autocontrollo e distribuendo della crema anche sulle mani del ragazzo. A come era ridotto, di sicuro ne sarebbero serviti altri tubetti.
«Ma io so che è stato lui! E se avesse saputo che ero là?» insistette Fiore.
«Hai sentito cos'ha detto Abro, ha puntato ai detenuti. Probabilmente voleva sbarazzarsi di loro per non farli parlare» avanzò Raphael.
«Ma lui ...» provò a dire ancora, venendo interrotto da un secondo attacco di panico che gli tolse il fiato. Questa volta cercò di concentrarsi subito sulla respirazione e riuscì a contenere il danno.
«Ascolta» riprese Egle, «non tutto quello che accade nel mondo è opera di Oblivioned. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere qualcuno che cerca di emularlo, non è una cosa insolita, è già successo altre volte. Ma anche se fosse lui, tu non devi avere paura, ok? Io e Raphael faremmo tutto il possibile per tenerti al sicuro, non riuscirà a farti ancora del male».
«E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, tu potresti tenergli testa senza problemi» aggiunse Raphael. Entrambi sapevano cosa quell'uomo avesse fatto al ragazzo e, se solo Betsy non si fosse trovata nei paraggi, probabilmente in quel momento non lo avrebbero avuto là con loro, vivo.
«È vero. Tu sei molto forte» confermò Egle. «Il fatto che non vogliamo che usi il tuo potenziale con gli altri dipende proprio da questo, ma non significa che, in caso di pericolo, tu non debba difenderti».
Fiore annuì flebilmente e parve rilassarsi un po', abbandonandosi contro il petto di Raphael e lasciando che l'altro continuasse a distribuire crema lenitiva sulle sue braccia. Il dolore causato dalle ustioni da contatto con l'acqua divenne la sua principale preoccupazione, ma non si lamentò. L'uomo lupo si sentì terribilmente in colpa nel vederlo in quello stato, perché se fossero stati in servizio avrebbero potuto fare qualcosa, magari avrebbero potuto evitare la morte di Miguel e limitare i danni, o fare in modo che Fiore e Silene non si trovassero là. Non era un segreto che i due ragazzi li seguissero spesso e volentieri mentre erano di ronda, andando a rifugiarsi nelle varie caffetterie. Era un modo per sapere sempre dove fossero e per essere sicuri che, in un modo o nell'altro, avrebbero potuto proteggerli. La questione di Oblivioned era stata al centro di diversi ragionamenti fatti tra lui, Egle e Betsy e non poteva negare che, in cuor suo, temesse davvero il suo ritorno. E se davvero fosse successo, avrebbero dovuto fare di tutto per tenerlo lontano da Fiore. Ne andava della sua incolumità e di quella di tutti gli altri.
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