Appena le porte metalliche si chiusero e rimase da solo, il ragazzo gettòvia occhiali e mascherina e si lasciò andare al più violento attacco di panicoche avesse mai avuto, scoppiando in lacrime. Era tornato! Era stato lui, ne eracerto! Aveva sentito al telegiornale che due criminali erano stati arrestati,Betsy gli aveva detto che Egle e Raphael avevano partecipato all’azione, chepoi era stata conclusa da Miguel ed Angie. Quegli uomini stavano portando icorpi su dalla scale del piano interrato, dove erano situate le celle, che aloro volta erano collegate all’esterno da delle minuscole fenditure munite digriglie. Solo qualcuno di esperto e preciso avrebbe potuto usufruire di queglispazi ridotti per intercettare ed eliminare i bersagli. Una volta, quelqualcuno era stato lui. Realizzò che quel mostro doveva aver trovato qualcunoin grado di sostituirlo, forse aveva impiegato quei due anni di silenzio peraddestrarlo come aveva fatto con lui, e adesso era tornato in azione. Avevapersino ucciso un membro della tana! E se avesse saputo che lui era là? Sequello fosse stato un avvertimento? Fiore era consapevole che non avesse presobene il fatto che la sua arma gli fosse stata levata con tanta facilità. E seavesse scoperto che era stata Betsy a raccoglierlo per strada durante la suafuga? Con lui non c’era da scherzare, avrebbe potuto uccidere chiunque gli sifosse parato davanti, pur di ottenere ciò che credeva gli appartenesse.Sobbalzò quando sentì lo scampanellio che lo avvisava di essere arrivato adestinazione e le porte dell’ascensore si aprirono con uno strisciaremetallico. Uscì sul pianerottolo e percorse i pochi passi che lo separavanodalla porta dell’appartamento, senza riuscire a fermare il pianto e il tremore chelo stavano scuotendo. Fece persino fatica a bussare e quando la porta venneaperta e vide Raphael nella sua forma umana, comprendendo che questo avrebbesignificato il loro rientro in servizio, si sentì morire. Contro ogniaspettativa dell’uomo, si getto contro di lui e lo abbracciò, nonostanteprovasse dolore per quel contatto. Affondò il viso nel petto del suo amico epianse come non aveva mai fatto in vita sua, senza vergogna e senza freni.Subito dopo arrivò anche Egle e si sentì trasportare sul divano. Si aggrappòanche a lui, colpito dal terrore di poterlo perdere. Non voleva che accadesse,non dopo averlo trovato. Lui era suo fratello, quello che non aveva mai avuto,anche se si era sempre rifiutato di ammetterlo ad alta voce. Se solo fosse riuscitoa parlare, lo avrebbe urlato fino a ferirsi le corde vocali. Non potevalasciare che Oblivioned gli portasse via la sua famiglia, proprio adesso che neaveva trovato una vera! Non voleva che accadesse loro qualcosa a causa sua.Avrebbe potuto sopportare di essere picchiato e punito in modi indicibili, manon il senso di colpa per la loro perdita. E allo stesso tempo non volevaabbandonare quella sua nuova realtà, alla quale aveva faticato tanto adabituarsi. Era sicuro che, se lo avesse trovato e lo avesse preso, Egle eRaphael avrebbero fatto di tutto per recuperarlo e non sarebbe finita bene.
Gli venne chiesto se fosse accaduto qualcosa di male a Betsy, ma luifu in grado solo di muovere la testa a destra e a sinistra in senso di diniego.Il panico gli stava togliendo il fiato più di quanto avessero fatto le ustionicausate dall’acqua e Raphael lo incitò a respirare con calma. Parve funzionaree allora riuscì a dire loro che Stramonium era morto. Vedere i loro volti chevenivano stravolti dalla sorpresa e dal dolore gli provocò un’altra ondata dipanico. Raphael lo afferrò per le spalle e lo fece voltare nella sua direzione,controllandogli le pupille per assicurarsi che non fosse stato lui a scatenareun disastro. A dire il vero, lui stesso aveva avuto quel pensiero, nel momentoin cui aveva percepito che qualcosa non andasse. Aveva pensato, anche se soloper un attimo, di aver perso il controllo mentre era incosciente, come unsonnambulo che se ne va in giro a distruggere tutto ciò che incontra.
Egle accese la TV, dove stavano dando le notizie in diretta, Maigretstava parlando con alcuni giornalisti, ma nella sua testa c’era un unicopensiero e loro dovevano sapere: «È stato lui. Io lo so che è stato lui» lavoce gli uscì in un sussurro, tanto ancora era provato dall’accaduto.
I due uomini si scambiarono degli sguardi che lasciavano poco spazioalle interpretazioni, anche loro dovevano aver pensato la stessa cosa,nonostante non avessero osato dirlo. «Cosa te lo fa pensare?» gli chieseRaphael.
Fiore avvertì di nuovo il peso degli anni passati e delle azionicommesse e, senza riuscire a trattenersi, venne di nuovo scosso dal pianto. «Èquello che faceva fare a me» rispose. Se solo l’uomo lupo non lo avesse tenutotra le braccia, avrebbe voluto smaterializzarsi. Sentiva di non potersopportare di nuovo le immagini di tutte le persone che era stato obbligato aferire e uccidere, ne poteva ancora percepire le urla e la sensazione che glidavano i loro corpi, quando venivano scomposti e ricomposti. Odiava quellasensazione.
Mentre i giornalisti sgomitavano per ricevere risposte alle lorodomande, Egle si allontanò e tornò con una pomata, che prese a spalmare sulleustioni del ragazzo.
«Ma è serio?» disse Raphael, incredulo. Maigret stava negando il fattoche potesse esserci un’allerta per possibili attacchi futuri. Era logico chevolesse tenere nascosta la possibilità di una vera e propria guerra chimica perevitare il caos. L’ordine era la sua priorità.
«È stata colpa mia?» chiese il ragazzo. In cuor suo aveva il terroreche Oblivioned lo avesse rintracciato. Forse non era stato abbastanza attento esi era cullato sul fatto che non si fosse più fatto vivo. Forse il furto deigatti aveva attratto l’attenzione di qualche suo complice che si era trovato nellevicinanze. E se da allora avessero cominciato a tenerlo d’occhio e a seguirlo?Sarebbe stato facile identificarlo, nonostante fossero passati due anni e luifosse cresciuto molto.
«Certo che no!» intervenne Egle. Lui e il suo compagno cercarono diconsolarlo e di convincerlo che non fosse quello il motivo che aveva spintoOblivioned all’attacco. Forse era vero, in fondo, era tipico di lui sbarazzarsidei suoi complici, qualora fossero stati catturati. Ma se era tornato, e luisapeva che fosse così, di certo lo avrebbe trovato. Ed Egle e Raphael sarebberotornati presto in servizio, quindi sarebbero stati spesso di ronda e sarebberopotuti entrare facilmente a contatto con lui o con i suoi sottoposti. Fiore nonvoleva che accadesse loro qualcosa, non a causa sua. Avrebbe preferito morire millevolte per mano di Oblivioned, ma non veder morire uno di loro. Ma questo nonpoteva dirlo.
«Ti va di rimanere qui per la notte?» gli chiese Egle, mentrecontinuava a spalmargli la crema lenitiva sulle braccia. Nonostante avessel’impressione di andare in fiamme, riusciva a non fargli troppo male.
Fiore rifletté sulla sua proposta; si sentiva più calmo, ma avevaancora molta paura. Fosse stato per lui, sarebbe scappato lontano da loro e daBetsy per non metterli in pericolo. Si scostò da Raphael e ritirò il braccioche Egle stava trattenendo, mettendosi a sedere in maniera composta. Sentiva didoversi concentrare sul dolore, in modo da non pensare a cosa sarebbe potutosuccedere da quel momento in poi. «Betsy sarà preoccupata» provò a dire.
«Possiamo avvisarla noi, non sarebbe la prima volta, no?» ribattéRaphael, e solo allora il ragazzo notò davvero che fosse riuscito a mutare,tornando umano. Si sentì infinitamente stupido per non avergli detto nulla inproposito, pur essendosi gettato tra le sue braccia quando lo aveva visto. Insituazioni normali, gli avrebbe riservato una delle sue battute saccenti,pronto a scappare per sfuggire alla sua presa. L’uomo notò il suo stupore e glisorrise, sfregandogli una mano sulla testa e scompigliandogli i capelli. Quelgesto gli era mancato e riuscì a levargli di dosso la sensazione di potercedere di nuovo alle lacrime.
«Vado a sistemare il letto nella tua stanza» disse Egle, alzandosi.Fiore scattò in avanti e lo afferrò per un braccio, fermandolo. L’uomo si voltòverso di lui e lo guardò, tentando di capire cosa lo avesse spinto ad averequella reazione, i suoi occhi non riuscirono a celare lo sguardo indagatore dagenitore in allarme che aveva ogni volta che si trattava di Fiore.
«Sul serio, no» disse il ragazzo, sentendosi mortificato per il modoin cui si stava comportando. Non aveva mai rifiutato un loro invito, spesso erastato lui a chiedere di rimanere. Erano stati tanto gentili da sistemare lacamera degli ospiti come una vera e propria cameretta tutta per lui,permettendogli di personalizzarla come meglio credeva. Fiore – che non avevamai avuto una camera tutta sua e che all’improvviso ne aveva ricevuto in donouna a casa di Betsy e una a casa loro – era quasi svenuto, non sapendo comegestire le varie emozioni che aveva provato.
«Va bene» rispose Egle, dopo aver lanciato un ennesimo sguardo indirezione di Raphael, «però ti accompagneremo noi a casa, non voglio che tuvada in giro da solo in queste condizioni. E comunque rimani per cena, staseracucina lui» concluse, indicando il compagno.
Fiore si morse l’interno della guancia destra per impedirsi di urlare,e accettò. Sapeva bene che Egle non avrebbe gli avrebbe dato modo di replicareoltre. Si sarebbe fatto accompagnare e avrebbe telefonato loro più tardi, perassicurarsi che fossero tornati a casa sani e salvi, poi avrebbe pensato a comemuoversi.
Comments (0)
See all