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Craig si spostò in modo da non esser illuminato dai fari del veicolo. Non era sicuro di voler parlare con Alex, nonostante Maude gli avesse fatto capire che avrebbe dovuto farlo. Lo osservò scendere dal pick up restando nascosto nell'ombra e sfruttando quella manciata di secondi che avrebbe impiegato l'altro a raggiungere il portico per decidere cosa fare. Alex non parve accorgersi di lui: gli sfilò davanti con aria stanca mentre Craig tratteneva il respiro. A ogni passo, a ogni centimetro compiuto dall'altro, sentiva che lo stava perdendo e gli faceva male in un modo assurdo; questa cosa lo destabilizzava, perché non la comprendeva... Soprattutto considerato che fino a pochi giorni prima nemmeno sapeva dell'esistenza dell'altro.
«Non dovresti stare qui fuori a quest'ora.» la voce di Alex interruppe il flusso dei suoi pensieri; aveva già una mano sulla porta, si era fermato, con gli occhi fissi sul battente. Il suo tono era basso, rassegnato. Craig si irrigidì, preso in contropiede dalle sue parole; cercò rapidamente qualcosa da dire ma Alex non attese una risposta: con un colpetto e un sospiro sospinse la porta per entrare in casa. «Aspetta.» finalmente Craig riuscì a parlare. Si sentiva la gola secca, ma adesso sapeva esattamente cosa voleva dirgli. L'altro si fermò, continuando ostinatamente a non guardarlo. Nella penombra si poteva intuire che aveva serrato i denti e anche Craig era teso «Io... Non c'è bisogno che tu faccia i salti mortali per evitarmi.» il pompiere rimase in silenzio per qualche secondo, poi scosse il capo «Non ti sto evitando.» Craig fece un paio di passi verso di lui e una sensazione di dejà vu lo investì violentemente: avevano già discusso in quel modo, aveva già provato quel dolore sordo in mezzo al petto. Ma quando? Scacciò quel pensiero, tuttavia, poiché aveva bisogno di concentrarsi su quella conversazione; gli arrivò vicino, gli mise una mano sulla spalla per farlo girare verso di sé «Non voglio crearti problemi, ma se tu continui a fare così, come posso capire cosa sta succedendo?» Alex lo assecondò, ma gli rivolse uno sguardo vuoto e distante; di nuovo mosse la testa in segno di diniego «Ora va a riposare. Domani iniziamo la formazione.» si girò di nuovo, avviandosi verso l'interno.
Quella reazione fredda e distaccata ebbe il potere di mandare in frantumi tutti i buoni propositi di Craig «Alex, fermati, cazzo.» ringhiò accecato da una rabbia sorda, afferrandolo per un braccio e facendolo finire tra sé e il muro per costringerlo a guardarlo; lo prese per il bavero con entrambe le mani, trattenendolo con forza anche se l'altro non aveva opposto alcuna resistenza: il pompiere lo fissò «È questa la tua idea di non creare più problemi?» nonostante il tono basso e controllato che aveva usato per porgli quella domanda, gli occhi di Alex sembravano urlare; Craig poteva leggere in essi la sofferenza, la riconosceva sotto gli strati di freddezza che gli opponeva; era lo stesso sguardo che gli aveva visto quando si erano presi a pugni. Non gli rispose e restò alcuni lunghi istanti a fissarlo a propria volta, con il fiato corto e i pensieri in subbuglio. Sentiva che c'era qualcosa che gli sfuggiva in quella situazione e non riusciva a capire cosa. La frustrazione che provava lo faceva impazzire di rabbia, ma l'altro aveva ragione. «Mi spiace aver scordato il tempo che abbiamo passato insieme. Non l'ho voluto io. Non ho voluto dimenticare tutto.» gli sembrò che l'altro avesse ammorbidito lo sguardo, che provasse dispiacere; allentò la presa fino a lasciarlo andare, maledicendosi per quegli accessi d'ira che sembravano capricci infantili e arretrò di un passo «Aiutami a capire, a ricordare. Ho la perenne sensazione di vivere qualcosa che ho già vissuto... Anche quello che è successo tra noi prima... Perché te ne sei andato...?» si interruppe, per orgoglio ma anche perché il pompiere sembrava essersi irrigidito maggiormente
Alex rimase fermo dov'era «Devi smettere di pensare al passato. Non esiste più.» mormorò quella che a Craig suonò come una sentenza definitiva, staccandosi dal muro. «Anche se lo ricordassi, non servirebbe. Adesso devi solo concentrarti sul presente. Sul recuperare i tuoi poteri per non esser impreparato agli attacchi e sul riprendere in mano la tua vita. Non c'è altro di più importante. Non farti incatenare dalle emozioni, non porterebbe a niente di buono.» Craig non era di nuovo in grado di ragionare lucidamente, ma intuì che dietro quelle parole si celava un significato molto più profondo di quanto sembrasse. Non aveva le forze per approfondire e ormai aveva compreso che nell'altro avrebbe trovato soltanto un muro se avesse provato ancora a chiedere.
«Domani inizieremo con la formazione, pensa solo a questo.» ripeté Alex, muovendo qualche passo verso la porta «Smetti di torturarti per il resto. Non ce n'è motivo. Io non sono tuo nemico. Voglio solo che tu riesca a tornare com'eri prima e per farlo, devo mettere da parte determinate cose. Devi riuscirci anche tu.» aveva concluso a voce più bassa. Craig annuì, ancora insoddisfatto per quelle mezze risposte, ma lo lasciò andare. Attese qualche minuto durante il quale si ricompose fumando un'altra sigaretta. Soltanto in quel momento si chiese cosa fosse venuto a fare il pompiere lì, a quell'ora, dato che non dormiva alla guest house, ma si impose di smettere di pensare a lui, almeno per quella sera.
Decise di non seguire il suo consiglio: sapeva che se fosse andato a letto non sarebbe riuscito a chiudere occhio perché non era stanco e aveva la testa ancora troppo piena di pensieri. Quel che gli serviva era una bella passeggiata; sperava che un po' di aria fresca lo avrebbe aiutato a schiarirsi la mente e soprattutto sentiva la necessità di allontanarsi da lì per un po'.
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