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Void/Echo

Orfanotrofio

Orfanotrofio

Oct 24, 2025

Vi era qualcosa nella voce calma di quella donna che era in grado di farle passare ogni tipo di preoccupazione e di calmarla all'istante.

Cèlene era una donna dall’indole tranquilla ed i modi sempre gentili e comprensivi. La voce calma e pacata, stanca, ma che riusciva sempre a tranquillizzarti e farti sentire a tuo agio.

Attraversati i corridoi raggiunsero una piccola stanza illuminata da una grande finestra in cui erano sistemate delle vecchie tinozze in legno, dall'aspetto vecchio e consumato.

«Su spogliati ed entra qui dentro»

Violet senza imbarazzo si tolse le vesti, rivelando un corpo giovane, glabro e dalla pelle liscia, solcato da goccioline che le scorrevano lungo il corpo.

Una volta all’interno della tinozza Célene pazientemente cominciò a versarle addosso dell’acqua fresca e porgendole una saponetta di liscivia, dura e ruvida.

Violet cominciò a sfregarsi osservando Célene che girata di spalle preparava nuovamente l’acqua con cui risciacquare Violet, travasandola da un secchio grosso ad uno più piccolo.

Violet l’aveva sempre trovata una donna bellissima. Alta e dai lunghi capelli castani era una donna dal viso ancora giovane e piacente. Eppure il volto era scarno, ed il fisico per quanto forte mostrava i segni di una vita costellata di molte fatiche.

Madre la chiamavano tutti, e per quanto riguardava Violet non vi era parola più appropriata per definire quella giovane donna che giorno dopo giorno riversava ogni energia donandola agli altri, sottraendola a sé stessa.

Célene una volta finito di risciacquare il corpo nudo di Violet le porse dei panni asciutti che la ragazza usò per sfregarsi ed infine avvolgersi.

«…Grazie Célene»

La donna senza rispondere prese le vesti di Violet immergendole nell’acqua, cominciando a sfregarle con la stessa saponetta che Violet aveva usato per lavarsi.

Una volta finito di asciugarsi e rivestitasi con dei vecchi vestiti della madre Violet la seguì in una stanza adiacente.

La stanza ospitava un vecchio tavolo, delle sedie in legno e un focolare davanti a cui Célene sistemò le vesti di Violet, ben ripiegate.

«Siediti, ti asciugo i capelli»

Célene raggiunse Violet avvolgendone la testa con un panno, cominciando a sfregarla dolcemente.

«Come è andata oggi, alla gilda?»

Violet con il volto nascosto dal panno riuscì a mascherare un’espressione imbarazzata.

«Bene…Ecco io…Mi sono iscritta…»

Célene rimase in silenzio qualche istante.

«E non c’è altro?»

La domanda della madre non la sorprese. Era inutile cercare di nasconderle le cose.

«Beh ecco io…Me la sono vista brutta…»

Di nuovo un lungo silenzio.

«Capisco. L’importante è che stai bene. Sai Violet, dovresti trovarti dei compagni…»

Célene conosceva bene la sua ragazza, e come sempre era in grado di prevedere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.

Il giorno in cui Violet, molti anni prima, le aveva confessato di voler diventare un’avventuriera Célene aveva reagito con calma, senza scomporsi, come era suo modo fare.

Le aveva sorriso, chiedendole se era davvero sicura della strada che aveva deciso di intraprendere.

Ma mai, nemmeno una volta aveva cercato di dissuaderla, né tantomeno l’aveva mai giudicata.

«Ho intenzione di tornarci domani e magari accettare una missione più semplice. Sai credo che con il tempo riuscirò a trovare un gruppo a cui unirmi…»

Célene una volta finito di asciugarle la testa sollevò il panno ripiegandolo.

«Sarebbe bello se tu ti facessi degli amici. Sei sempre sola e circondata solo da bambini…»

Violet ancora nascosta dal panno si prese qualche istante. Ad eccezion fatta per Nilly Violet non era mai riuscita a stringere dei legami con gli altri bambini dell’orfanotrofio.

«Non devi preoccuparti Célene, ormai ho capito che cosa voglio fare. Devo ancora imparare molto certo, ma prometto che starò attenta»

Violet si voltò a guardare la donna che ricambiandola con il suo solito sguardo serio e velatamente triste la accarezzò la guancia.

Senza dire nulla Cèlene si sistemò alle sue spalle sistemandole le vesti e cominciando a spazzolarle i capelli.

«Cèlene?» Violet che fissava il fuoco assorta si lasciò sfuggire quelle parole.

«Dimmi Violet…»

«Credi che anche io un giorno troverò un posto tutto mio?»

Cèlene rimase in silenzio, continuando ad accarezzarle i capelli con la spazzola.

«Sai Violet, ho visto molto bambini passare da questo luogo. Ma tu hai sempre avuto qualcosa di diverso»

 Célene incontrato un nodo tra i capelli di Violet tirò forte con la spazzola, facendole male.

«Basta guardare i tuoi capelli, i tuoi occhi. Non ho mai conosciuto nessuno con un colore cosi singolare ed allo stesso tempo interessante come il tuo…»

Violet si sentì arrossire.

«…Fin da bambina sei sempre stata curiosa, testarda e piangevi di continuo…»  Violet ascoltò le parole della madre imbarazzata, senza voltarsi.

«…Parlavi sempre di altri posti, altri luoghi. Come una casa in cui saresti dovuta tornare un giorno»

La spazzola si fece nuovamente leggera.

«Ho sempre creduto che il luogo di cui parlavi fosse un luogo di fantasia, o magari il risultato di qualche strano sogno…»

Violet ascoltò pe parole della madre perplessa.

Davvero? Io non ricordo nulla di tutto questo…

«Eppure tu continuavi. Piangevi, ti lamentavi…Credo che sia stato allora che hai iniziato a pensare di volertene andare, di diventare un’avventuriera…»

Violet osservò il fuoco crepitare.

«…E da allora non ti sei mai arresa. Ti sei rimboccata le maniche cercando di capire come poterci riuscire e poi crescendo sei passata all'azione. Hai cominciato a lavorare, hai risparmiato e ti sei comprata da sola tutto quello che pensavi ti sarebbe servito per inseguire il tuo sogno»

Sì, era stata dura. Violet aveva fatto i salti mortali per racimolare i soldi che le servivano. E Célene l’aveva sempre osservata in silenzio, senza mai intromettersi in alcun modo.

«Quello che voglio dire Violet è che non so dirti se troverai un giorno un posto tutto tuo. Ma sono convinta che farai tutto il possibile per riuscirci»

Il discorso venne interrotto improvvisamente da alcune voci sommesse provenienti dal corridoio.

Due piccole orecchie rossastre spuntavano oltre l’angolo della porta, muovendosi e ammiccando nel tentativo di capire di cosa si stesse parlando all’interno. I bambini si erano radunati sul corridoio discutendo se Violet fosse ancora arrabbiata con loro, e se fosse il caso o meno di mostrarsi.

«Ti vogliono molto bene sai?»

 Le parole di Célene raggiunsero Violet che accigliata fissava la porta in cagnesco.

«Si, lo so…»

Violet distolse lo sguardo dalla porta, sforzandosi di lasciar svanire la rabbia.

Célene interruppe i suoi pensieri.

«Bene abbiamo finito» La madre ripiegò il panno con cui aveva asciugato i capelli di Violet sistemandolo vicino al fuoco ad asciugare.

 «È ora di cena ormai. Che ne dici di darmi una mano?»

Violet voltatasi verso la donna annuì alzandosi dalla sedia.

«Grazie…»

Célene preso un grosso mestolo cominciò a colpire il pentolone che bolliva sul fuoco.

«È ora di mangiare! Su, venite avanti!»

A quelle parole i bambini si riversarono nella stanza di corsa vociando e creando una gran confusione.

Lili sbucata per ultima si fece avanti timidamente andando incontro a Violet.

«Sorellona sei ancora arrabbiata?»

Violet la guardò nei suoi grossi occhi tondi, accarezzandole dolcemente la testa.

«No…Non sono arrabbiata»

«Allora ci perdoni?» Negis la raggiunse prendendole le mani.

Violet inarcò le sopracciglia assumendo un’aria altezzosa.

«Si vi perdono. Ma solo per questa volta. Vedete di fare in modo che non ricapiti più»

«Siiii, la sorellona ci ha perdonato!!!»

A quelle parole i bambini correndo e vociando si accomodarono alla tavola preparandosi per il pasto.

Una volta tutti sistemati Violet aiutò Célene a servire la cena ai bambini, per poi sedersi lei stessa osservando la propria ciotola.

All’interno vi era una zuppa di verdure bollite e minuscoli pezzi di carne che galleggiavano sulla superficie, accompagnati da pane raffermo.

Mangiarono parlando tra loro del più e del meno, fino a quando gli occhi dei più piccoli cominciarono a farsi lucidi e pesanti.

Una volta sparecchiata la tavola Célene si trattenne in cucina per risistemare mentre Violet accompagnati i bambini nella loro stanza li aiutò a prepararsi per la notte rimboccandogli le coperte. Data la buona notte a tutti e spenta la candela riattraversò il corridoio fino a raggiungere la propria stanza.

L’interno era essenziale e spoglio. Vi erano un letto basso e semplice, e una mensola piena di cianfrusaglie disordinate. Vi era anche un tavolino su cui vi era appoggiata una piccola candela che Violet accese accomodandosi. Sulla tavola un vecchio libro spesso e sgualcito dal titolo appena leggibile:

«Manuale di magia per principianti»

Un libro consumato che Violet aveva acquistato in un negozio di articoli magici nel distretto dei bassi fondi.

Negli anni i bambini lo avevano riempito di scarabocchi e buffi disegni di animali rendendo alcune parti indecifrabili.

Lo lesse ripassando i nomi degli incantesimi, fantasticando sulle situazioni in cui le sarebbero potuti tornare utili, immedesimandosi in quelle scene.

Una volta soddisfatta Violet sollevò la candela ormai consumata sistemandola vicina al proprio letto. Sistematasi sotto le coperte indugiò con lo sguardo alla staffa appoggiata al tavolino che scintillava riflettendo la luce, e perdendosi nelle proprie fantasie, chiudendo infine gli occhi.

parkeralexj75
BakaShun

Creator

#Fantasy #lightnovel #Sliceoflife #comedy #adventure #journey #italiano #femaleprotagonist

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