La luce dell’alba aveva appena fatto capolino sopra i tetti della città, e già nell’orfanotrofio regnava la confusione.
«…Dove sono le mie scarpe???«
Tutti si erano svegliati presto indaffarati nella preparazione per la partenza di Violet facendo il possibile per aitarla.
Dopo una veloce colazione si erano radunati tutti nel cortile per salutare la ragazza.
Bene, ci siamo!
«Allora io vado…»
Di fronte a lei i bambini radunati attorno alla madre.
«Fai attenzione sorellona!»
«Si! E torna presto!»
Gal e Piro faticavano a contenere il loro entusiasmo.
Negis al contrario cingeva la piccola Lili il cui volto era scuro e solcato da grandi lacrimoni.
«Ma quindi non torni più?»
«Certo che torno» Violet inginocchiatasi le accarezzo il viso.
«Non appena avrò portato a termine la missione tornerò subito, vedrai!»
«Promesso?»
«Promesso!»
Lili annui cercando abbracciando il fratello e nascondendo il viso tra le sue vesti.
«Cerca di non perderti sorellona» Negis al contrario degli altri bambini aveva uno sguardo più serio.
«Perdermi? E perché dovrei perdermi? Ma perché tutti mi trattano come se non avessi senso dell’orientamento?»
Violet stizzita lanciò un’occhiataccia ai bambini.
«Violet… Célene si fece avanti porgendo alla ragazza una piccola borsa a tracolla, vecchia e consumata.
«Qui ci sono un po’ di provviste. Non è molto ma dovrebbe bastare per qualche giorno»
Violet prese la bora dalle mani della madre osservandone il contenuto.
«…grazie Célene»
La donna con il solito sguardo serioso e malinconico la raggiunse cingendole le mani.
«Promettiti che farai attenzione»
Violet la osservò attentamente indugiando sul viso bellissimo e scavato, le mani rovinate, cercando di fissare nella mente l’immagine del volto della madre.
«Io…Si!»
«Viaggia di giorno, e cerca di seguire le strade principali e più affollate. E non dare confidenza agli sconosciuti…»
Violet ascoltò le parole della madre storcendo il naso.
Non sono mica una bambina…
«…E non appena arrivi scrivi. La gilda si incaricherà di consegnare il tuo messaggio»
Sistematasi un'ultima volta la vecchia borsa a tracolla e stretta con energia la staffa Violet si preparo a partire.
«Va bene!»
«Allora a presto sorellona» I bambini le andarono incontro uno alla volta per salutarla.
«Scrivici quando arrivi» Negis le strinse la mano con un'espressione stranamente adulta e formale.
«Si, e portaci qualche regalo dalla capitale va bene?»
«Magari la testa di qualche mostro se riesci!» Piro e Gal la abbracciarono a turno.
Infine Lili, che facendo qualche passo avanti guardo il nano dritto negli occhi sorridendo.
«Ciao signore gentile, prenditi cura della mia sorellona, va bene?»
Nainai osservando il volto della bambina sembrò sorridere in risposta.
«Bene allora è il momento, andiamo Nainai!»
Tra i saluti e le grida dei bambini Violet ed il suo compagno, usciti dal cortile, si incamminarono lungo il sentiero, dirigendosi fuori città.
«Che caaaaldo!»
Dopo aver attraversato la città percorrendola avanti e indietro. svariate volte la coppia era finalmente uscita dalla città, ritrovandosi immersa nella campagna.
Intorno a loro le colline erbose e il cinguettio degli uccelli in amore che riempivano l'aria con la loro musica.
Violet adorava la campagna ed i suoi colori, e si era distratta svariate volte fermandosi ad osservare le linee degli alberi in lontananza.
Soffiava un vento dolce che trasportando i profumi della natura attorno a lei le accarezza i capelli Proseguendo lungo il cammino aveva notato alcune antiche targhe sistemate ad una certa distanza all’interno di un campo pieno di fiori colorati e profumati.
Si era addentata nel campo per svariati metri, incuriosita dalla possibilità di svelarne il mistero. Le targhe erano ricoperte di edera e sembravano vestigia di un lontano passato.
Che siano rune magiche?
Spostata l’edera aveva finalmente potuto leggerne le lettere antiche, incise sull’antico legno rovinato.
«Non calpestare i fiori»
Proseguendo Violet, fiancata dal calore del sole che le premeva sul capo aveva avvistato un grosso albero in lontananza, che gettava la propria ombra sul terreno.
«Vieni Nainai, se rimaniamo ancora sotto il sole rischio di diventare una gelatina»
Raggiunto il tronco e avvertendo un po’ di refrigerio i due si sistemarono alla base del tronco per riposare.
Non erano partiti da molto ma Violet era già impregnata dal sudore. Anche Nainai aveva dei grossi goccioloni che scendendogli lungo la fronte si concentravano sul naso prima di cadere a terra.
Attorno a loro regnava il silenzio interrotto solo dal respiro del vento che spazzava le foglie sopra la loro testa.
In lontananza dei mulini, ed i contadini nei campi indaffarati nel proprio lavoro.
«Se è sempre così non è male no?»
Violet si era rivolta al compagno che silenzioso manteneva il solito sguardo fisso, senza rispondere.
Io ancora non ho capito per quale motivo mi sia stato dato un compagno come questo. Non parla, non sa mangiare da solo, a malapena si muove. Mi sento come se fossi la sua bambinaia…
E poi quelle donne strane alla gilda. Il sigillo, la dea, la missione…Se ci ripenso è come se si fosse trattato di un brutto incubo.
Fino a qualche ora prima non aveva la minima idea di chi fosse la dea Sigillaria e non aveva mai sentito parlare nemmeno di sigilli o artefatti magici, e ora si ritrovava trascinata in una missione che non aveva idea di come portare a termine.
«Non sei uno di molte parole tu…» Violet camminando lentamente continuava a voltarsi verso il nano che la seguiva, scrutandone lo sguardo e l'espressione.
Fa quasi paura…
Stanca per la strada, il caldo, e la zavorra che si trascinava dietro, Violet individuato in lontananza un grosso albero che gettava la sua lunga ombra sul terreno decise di raggiungerlo per riposarsi.
«Fermiamoci un attimo, io non ce la faccio più…»
Una volta al riparo e al fresco Violet individuato un buon posto alla base dell'albero si sedette, aiutando il nano a fare lo stesso.
Sicuramente non si può dire che sia antipatico o un rompiscatole. Certo se almeno riuscisse a parlare…
Estratta la borraccia tra un pensiero e l'altro prese un ungo sorso d'acqua venendo attratta dallo sguardo di Nainai che la fissava con gli occhi sbarrati, fissi sul fiasco da cui stava bevendo,
«Hai sete? Aspetta…»
Giratasi verso di lui e allungatagli la borraccia i due si osservarono brevemente.
«Ma non riesci nemmeno a bere?
Ma guarda te! È come se fosse un bambino…
«Ma sei sicuro di essere un guerriero? Mi sembri cosi…inerme…»
Sbuffando Violet allungo la borraccia fino alla bocca di Nainai che prese un lungo, avido sorso.
«Hey piano! Cosi la finisci tutta…Ma guarda te…»
Senza darle retta Nainai continuava a bere senza sosta.
«Certo che avevi sete eh…La ragazza della gilda ha detto che sei un avventuriero di rango diamante, devi essere molto forte…»
Il nano non le diede retta continuando a svuotare la borraccia.
Eppure sembra bello robusto e muscoloso, e con tutte le cicatrici che ha si capisce subito che è uno che ha combattuto molto…
«Chissà quante storie hai da raccontare…»
Le avrebbe fatto piacere poter parlare con lui, ascoltare le sue storie e attingere all’esperienza del nano, ma nonostante tutto averlo a fianco a lei la faceva sentire in qualche modo più tranquilla.
Almeno non sono da sola…
Poi un lieve rumore che proveniva dai rami sopra di loro attirò lo sguardo di Violet che alzò lo sguardo per osservare.
Dai rami erano spuntati due grossi scoiattoli scuri, dalla coda lunga e voluminosa. Uno di loro stringeva tra le zampe una grossa ghianda scura, mentre il secondo poco lontano lo osservava attentamente.
«…Bello!»
Cosa? Ha parlato???
Voltatasi ad osservarlo con gli occhi sgranati Violet si accorse che anche il nano aveva lo sguardo rivolto al cielo.
I suoi grossi occhi tondi riflettevano il panorama della campagna. Violet vi poteva vedere l’immagine delle nuvole che si spostavano lente, candide e dall’aspetto soffice.
«Si…È davvero bello…»
Preso anche lei un ultimo sorso d’acqua risistemò la borraccia nella borsa risistemandosi e appoggiando la schiena al grosso tronco.
I due rimasero in silenzio, ogniuno perso nei propri pensieri, e pian piano Violet, poggiata la testa al tronco si lasciò andare, sentendo gli occhi farsi pesanti, chiudendoli.
Un rumore improvviso!
Sopra di loro, gli scoiattoli sin erano improvvisamente agitati.
Quelo più distante si era avventato contro il povero simile cercando di strappargli il pasto dalle mani, e ne era scaturita una piccola zuffa.
I roditori scalmanati rotolandosi e contorcendosi erano caduti dal ramo finendo dritti sulla testa di Violet, che ancora assonnata spalancò gli occhi cominciando ad urlare.
«Aaahhh!!!»
Gli animaletti dopo essere rimbalzati erano atterrati poco più avanti, continuando ad azzuffarsi con violenza inaudita.
Lo scoiattolo che era stato aggredito si era divincolato dalla presa dell’avversario. Le sue orecchie che erano state tirate con forza erano diventate rosse e gonfie.
Il roditore si portò le mani alla testa massaggiandosi le lunghe orecchie che pulsavano vistosamente.
Dopo qualche istante di sguardi intensi, improvvisamente le bestiole si avventarono l’una sull’altra, riprendendo la zuffa.
Violet si alzò di scatto osservando la scena, sconvolta.
Gli scoiattoli erano fuori controllo. Si scambiavano graffi, morsi. L’aria era piena di ciuffi di pelo.
Violet scattata in piedi cominciò a tirare forte la corda, tentando di far alzare il nano.
«Andiamocene via di qui! Immediatamente!»
Allontanatisi dall’albero si incamminarono velocemente lungo il sentiero, per sfuggire a quel delirio
«Roba da pazzi! Non si può nemmeno riposare in pace???»
Le lamentele della ragazza continuarono a lungo e la coppia senza accorgersi si era incamminò lungo un sentiero che, lasciatosi alle spalle la campagna, si era fatto via via sempre più in salita. Il panorama attorno a loro si era trasformato, diventando più pietroso e spoglio.
I due continuando la risalita e districandosi tra le pietre che occupavano il sentiero si ritrovarono in una zona pianeggiante. Davanti a loro, un enorme e profondissimo crepaccio.
«E adesso???»
Violet estratta la mappa dalla borsa cominciò ad osservarla attentamente.
«Ma qui non c’è segnato nulla!!!»
Il crepaccio tagliava in due il sentiero in ogni direzione, e non vi erano indizi su come poterlo oltrepassare.
E adesso cosa cavolo facciamo? Non dovremo mica tornare indietro?
«Maledizione! Vieni Nainai, cerchiamo un modo per attraversare»
Violet cominciò a camminare seguendo la frattura nel terreno, gettando l’occhio verso il fondo del crepaccio scuro e profondo.
Siamo appena partiti e ci ritroviamo già bloccati. Forse sarebbe stato meglio rimanere sulla pianura…
Procedendo piano Violet osservava attentamente il crepaccio. Lo spazio attorno a loro era aperto, gli alberi lontani, sopra di loro il cielo immenso. Violet avvertiva il nervosismo montarle dentro.
Non va bene cosi, siamo troppo esposti! Se dovesse arrivare un Grifone dall'alto, o magari una Viverna non riusciremmo nemmeno ad accorgercene…
La paura di Violet aveva una giustificazione antica. Una volta, da bambina, mentre giocava assieme agli altri bambini del quartiere aveva inavvertitamente disturbato un gruppo di corvi che avevano preso posto in un vecchio edificio abbandonato.
Assieme agli altri bambini si erano divertiti ad inseguirli e scacciarli, ma Violet aveva esagerato, avvicinandosi troppo all'edificio e scatenando la reazione dei pennuti, che l'avevo inseguita, beccata e graffiata a lungo prima di riuscire a rifugiarsi all'interno di un vecchio negozio.
«Devi stare attenta a quello che fai Violet, il mondo la fuori è pineo di pericoli improvvisi…»
Queste erano state le parole di mamma Célene mentre Violet, seduta sulle sue gambe e abbracciata forte la madre, piangeva a dirotto giurando vendetta contro quei pennuti.
Continuando a camminare lungo il crepaccio Violet notò qualcosa in lontananza.
«Che cosa è quello?»
Avvicinandosi con attenzione si rese conto che quella strana ombra era in realtà un lungo ponte in legno, che connetteva i due lati del crepaccio.
Ma vi era anche qualcos’altro. Avvicinandosi ulteriormente Violet avvertì un brivido scorrerle lungo la schiena. Dai cespugli dietro al ponte era comparso un uomo, vestito con un'armatura leggera di cuoio ed un cappuccio a celarne il volto.
Violet si bloccò di colpo.
Nainai procedendo senza fermarsi impatto con la schiena della ragazza, schiacciandosi il naso.
Violet osservò la figura a lungo
«Ma quello è…Un uomo?»
E desso cosa faccio? Dovrei fuggire?
Violet si voltò ad osservare il compagno.
No, con lui legato alla vita non riuscirei ad arrivare lontano. Chissà, forse è solo un viandante…
Si avvicinò a passi lenti, stringendo la propria staffa, sperando che l'uomo fosse solo un viaggiatore senza cattive intenzioni.
«Buongiorno...»
L'uomo che aveva il volto celato dal cappuccio rispose con un veloce inchino.
«Buongiorno a te…»
«Chi sei?» Violet provò a scrutare il volto dell'uomo senza riuscirci.
«Il mio nome è Ghis signorina. Avventuriero, all'occasione mercenario, ma soprattutto ladro»
Ladro???
«Che strana visione…» L'uomo con fare tranquillo e sicuro osservò attentamente sia lei che il nano alle spalle.

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