Si guardò attorno, nervosa.
Se sono pipistrelli, giuro che stavolta impazzisco!
Avanzando un altro metro, il ronzio si fece più intenso.
«Ma che cos’è questo suono?»
Voltandosi verso Nainai gli illuminò il volto, pensando fosse il respiro
pesante del nano.
«No… non sei nemmeno tu…»
Ripresero il cammino seguendo il ronzio, che diventava
sempre più insistente man mano che si addentravano nella caverna.
All’improvviso Violet si bloccò, attraversata da un brivido. Il suono proveniva
dalla sua destra, molto vicino.
Si voltò di scatto, aspettandosi di ritrovarsi un
mostro davanti.
Niente.
Eppure il rumore era netto, come se arrivasse da dietro un grande masso
poggiato contro la parete.
Sporgendosi con cautela oltre la roccia, puntò la luce della staffa dietro di essa.
Lì, acciambellata a terra, una piccola creatura
dormiva beata:
una talpa, appoggiata alla pietra, le zampette sul ventre e una grande bolla
che le usciva da una narice.
Gli occhi di Violet si illuminarono.
«Com’è carinaaaaaa!»
Rimase qualche istante a fissarla, incantata dalla sua placida respirazione e dai buffi suoni che emetteva mentre dormiva.
«Beh… questa caverna è molto meno spaventosa di quanto—»
Un boato improvviso, profondo e distorto, esplose dal
cuore della caverna.
Un verso mostruoso, amplificato dal vento, che risalì fino a loro scuotendole
l’anima.
Violet balzò all’indietro, urlando, e finì dritta nelle braccia del nano, che a sua volta fissava il buio con gli occhi sbarrati.
«Che diavolo è stato?!»
Realizzando la posizione imbarazzante, Violet balzò
subito indietro, si rischiarò la voce e si sistemò le vesti.
Il suono proveniva dal fondo della caverna… e sembrava vicinissimo.
«Che sia… un mostro?»
Dalla potenza del verso, doveva essere enorme.
La sola idea le fece tremare le gambe.
Rimase immobile, ascoltando.
Nessun altro verso. Nessun movimento.
«Sarà stato il vento… non può essere altro…»
Stringendo la staffa con tutte le forze, riprese ad avanzare tremante. Proseguirono fino a quando una forte corrente d’aria li investì frontalmente.
Violet sporse la testa oltre l’apertura.
Davanti a loro… uno spazio immenso.
La caverna si apriva in una sala colossale, così alta
da non vederne il soffitto.
Il sentiero, stretto e scavato nella roccia, correva lungo il bordo della
parete, scendendo in una lenta spirale verso il fondo.
«Incredibile! Hai visto, Nainai?»
Dal fondo saliva un fragoroso scrosciare d’acqua, simile a una gigantesca
cascata. Violet provò a sporgersi per capire cosa ci fosse sotto di loro, ma
tutto era inghiottito dall’oscurità.
Certo che questo posto è enorme…
La coppia iniziò a percorrere il sentiero in discesa, facendo attenzione a ogni passo.
«Attento: se cadiamo di sotto diventiamo una frittella.»
Rumore di ali. Versi striduli.
Violet sbiancò.
Pipistrelli.
Rabbrividì e continuò a camminare tenendo lo sguardo fisso sopra la testa.
Io li odio… che schifo.
Scendendo, il sentiero manteneva sempre la stessa
leggera pendenza, seguendo il profilo della parete della grotta.
Per un momento Violet si domandò chi potesse aver scavato un luogo così
immenso. Poi guardò il nano.
«Secondo te sono stati i nani a costruire questo passaggio?»
Nainai, stimolato dalla domanda, iniziò a guardarsi attorno alla ricerca di possibili tracce della sua gente.
Il rumore dell’acqua si fece sempre più forte finché, arrivati sul fondo, si ritrovarono davanti un fiume impetuoso che correva come una rapida, scomparendo sotto una parete della caverna.
L’unico modo per attraversarlo era un piccolo ponte in
pietra, stretto e curvo.
Violet si avvicinò per studiarlo: era talmente esiguo da permettere il
passaggio di una sola persona per volta.
«Vieni vicino, Nainai, e stammi dietro. Dobbiamo muoverci piano e fare molta attenzione.»
Il nano si avvicinò afferrando la sua veste. A piccoli passi iniziarono ad attraversare.
«Non capisco perché costruire un ponte così minuscolo. Già che c’erano potevano farne uno normale, no?»
Il tratto fu breve e, raggiunta l’altra sponda, Violet tirò un sospiro di sollievo.
«Ce l’abbiamo fatta…»
Si voltò a guardare il fiume alle loro spalle.
«Non è stato così terribile, no?»
Il nano lasciò la presa della veste accennando un sorriso mentre osservava lo stretto ponte che avevano appena attraversato.
«Sai… penso che il peggio sia passato. Siamo ormai sul fondo: non dovrebbe mancare molto all’uscita della caverna.»
Violet si guardò attorno e individuò un’altra galleria.
«Su, andiamo.»
Raggiunta l’imboccatura, i due si addentrarono nel
tunnel. L’interno era diverso da tutti quelli visti finora: dalle pareti
sporgevano piccoli cristalli che assorbivano la luce della staffa e la
riflettevano tra loro, moltiplicandola.
Uno spettacolo strano, ipnotico.
«Ma è bellissimo…» mormorò Violet, avanzando insieme a Nainai, entrambi rapiti da quel gioco di bagliori.
Improvvisamente una luce diversa, più forte, filtrò dall’oscurità davanti a loro. Sembrava provenire dalla fine del sentiero, oltre un’apertura più ampia.
«…Forse è l’uscita?»
Arrivati alla fine, il corridoio si allargò su un
ambiente più grande.
Violet si sporse appena oltre l’angolo.
E il sangue le si gelò nelle vene.
Nel centro della caverna, seduto su un grosso tronco di fronte a un fuoco acceso, c’era un orco enorme e minaccioso.
Maledizione… ci mancava solo questa.
Ritiratasi di scatto dietro l’angolo, si sentì assalire dal panico.
«E adesso cosa facciamo?!»
La caverna era vasta e l’orco dava loro le spalle, lo sguardo
fisso sul fuoco.
Violet serrò i denti, pensando febbrilmente.
Se ci schiacciamo alla parete e non facciamo rumore… forse possiamo passare.
Tornare indietro, ripercorrendo tutta la caverna, era
impossibile.
Voltandosi verso Nainai, lo fissò dritto negli occhi.
«Ora cammineremo piano, più vicini possibile alla parete. In silenzio. Capito?»
Il nano la guardò. Nessuna reazione.
Tipico.
«Perfetto. Andiamo.»
Spense la luce magica e iniziò a muoversi con la schiena incollata alla roccia. Fece cenno a Nainai di seguirla. Il nano avanzò piano, a breve distanza, lo sguardo fisso su di lei.
Così… piano… piano…
Violet proseguì passo dopo passo, attentissima a non sfiorare sassi o ghiaia. L’orco era immenso, e accanto a lui giaceva una mazza borchiata grande quanto lei.
Il cuore le martellava nel petto.
Avevano quasi raggiunto metà caverna quando la corda
tese di colpo.
Violet si voltò di scatto.
Nainai si era fermato. E ora fissava intensamente il grande orco.
No. No, no, no, NO!
Era troppo tardi.
«Ciaoooooo!»
Il
saluto del nano rimbombò nella caverna, trasformandosi in un’eco mostruosa.
Violet si immobilizzò, pietrificata, fissando l’enorme creatura e aspettando la
sua reazione.
L’orco non si mosse subito, ancora assorto a guardare le fiamme alte del
focolare.
L’abbiamo… scampata?
All’improvviso il gigante si mosse. Lentamente si voltò verso di loro.
«…Mmmhh?»
L’orco li osservò a lungo. Poi, realizzando ciò che aveva davanti, si alzò in piedi sollevando la gigantesca mazza e lasciando uscire un verso spaventoso.
Brandendo l’arma, avanzò verso di loro con passo lento e pesante: il terreno tremava.
«Via! Corri, Nainai!»
Violet
scattò… e si bloccò subito, strattonata all’indietro dalla corda.
Il nano, immobile, non aveva fatto un solo passo.
Riuscì appena a intravedere la mazza borchiata che calava su di lei. Si gettò all’indietro di istinto.
Il
colpo devastante centrò la parete: la pietra esplose in una pioggia di
frammenti.
Violet gridò, rotolando a terra per proteggersi dai detriti schizzati in ogni
direzione.
L’orco sollevò di nuovo la mazza, pronto a sferrare un altro colpo.
Non
c’era via d’uscita.
Erano in trappola.
«No! Non uccidermi, ti prego!!!»
Violet si coprì la testa con le mani, chiudendo gli occhi, preparandosi alla fine.
Ma una voce gutturale, profonda, dalla pronuncia strana, le ringhiò contro:
«Voi… voi venuti… prendere in giro… Gronk!»
Violet spalancò gli occhi, confusa, guardando il bestione sopra di lei.
«…Come?»
«Voi… venuti… prendere in giro… Gronk!»
Gronk mostrava le zanne, irritato, pronto a ridurli in poltiglia.
«Aspetta! Perché dovremmo prenderti in giro? Io non so nemmeno come ti chiami!»
«…Gronk!»
Gronk? Davvero è un nome?
«Non… non riesco a capirti.»
L’orco si irrigidì, esasperato.
«Gronk! Mio nome… Gronk!»
Violet colse il momento di distrazione e si lanciò.
«P-Piacere di conoscerti! Io sono Violet… e lui è Nainai!»
Il nano restava in piedi, impassibile, fissando l’orco senza la minima preoccupazione.
Gronk li scrutò a lungo. La ragazzina. Il nano. E soprattutto… la corda.
«Mmmhh… perché nano legato… corda? Forse… lui… tuo… schiavo?»
Il
volto dell’orco si deformò in una smorfia infastidita.
Continuava a fissare l’imbarazzante legame che li univa.
Violet guardò la corda alla vita, poi il nano.
Se si convince davvero che è mio schiavo siamo spacciati. Devo inventarmi qualcosa subito subito!
«No!! Noi siamo viaggiatori! È una storia lunga… se
vuoi posso raccontartela…»
Violet parlava senza prendere fiato, disperata di convincere il colosso.
«Voi… non venuti… prendere in giro… Gronk?»
L’orco sembrò calmarsi, almeno un poco.
«Allora… cosa fare… voi… qui?»
Violet notò che la mazza era abbassata. Gronk la stava
davvero ascoltando.
Un piccolo miracolo.
«In realtà noi siamo solo di passaggio… stiamo andando a nord. È semplice sai? Basta tenere il sole sulla sinistra e—»
L’orco sollevò lo sguardo verso il soffitto della caverna.
«Mmmhhh? Sole? Dove… sole?»
Violet sospirò tra sé.
Lento a parlare… e lento anche a ragionare. Forse posso convincerlo, se insisto.
«In ogni caso… come mai sei qui? Voi orchi dovreste stare sulle montagne, no?»
Gronk guardò prima Violet, terrorizzata, poi Nainai, stranamente tranquillo. Non vide malizia in nessuno dei due.
«Voi scusare… io credevo… voi venuti… prendere in
giro… Gronk…»
La tensione nel suo volto si sciolse, lasciando spazio a un’espressione vuota,
triste.
«No… beh, noi… ma perché?»
L’orco abbassò lo sguardo a terra.
«Gronk… grande sogno… ma nessuno… prendere sul serio… Gronk.»

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