Sollevò la mazza e se la rimise sulla spalla.
«Voi… scusare… Gronk.»
Poi si voltò con lentezza e tornò a sedersi sul tronco davanti al fuoco, fissando le fiamme come se il mondo fuori non esistesse più.
Violet si rialzò a fatica: le gambe le tremavano
ancora come gelatina.
La cosa più sensata sarebbe stata scappare… subito.
E invece, nel vedere quell’omone così affranto, qualcosa dentro di lei si
spezzò.
Avrebbe voluto ignorarlo.
Avrebbe dovuto ignorarlo.
Ma non ci riuscì.
A passi lenti, quasi trattenendo il respiro, si
avvicinò al gigante.
Gronk non la guardava: i suoi occhi, enormi e tristi, restavano fissi sulle
fiamme.
«…Posso sedermi?»
Nessuna risposta. Ma nemmeno un rifiuto.
Violet prese posto accanto al fuoco. Cercò parole delicate, tentennanti.
«Come mai ti trovi qui… tutto solo?»
Gronk inclinò appena il capo verso l’alto, verso il soffitto invisibile della caverna.
«Gronk… grande sogno… ma nessuno capisce… Gronk.»
Questo l’avevi già detto… pensò Violet.
«Un sogno? Ti andrebbe di raccontarmelo?»
L’orco si voltò verso di lei.
Un gigante massiccio e terribile, con un’espressione… fragile.
«Se io dire… tu ridere… di… Gronk?»
Violet gli rivolse un piccolo sorriso.
Un po’ timido, un po’ triste.
Chiedendosi quale tipo di dolore potesse appesantire il cuore di qualcuno così
grande e forte.
«Ma no, figurati! Perché dovrei ridere di te?»
L’orco si strinse nelle spalle, abbassando le orecchie.
«A villaggio… tutti ride. Mama ride… papa ride… amici ride. Tutti ride… di… Gronk…»
Violet cercò il tono più dolce possibile.
«Se vuoi parlarne, io ti ascolto.»
Gli occhi dell’orco si riempirono subito di lacrime lucide.
«Gronk… amare musica. Gronk… vuole diventare… grande cantante!»
Pfffff—
Violet si masticò le guance per non scoppiare a
ridere.
Un orco cantante? Ma da quando gli orchi cantano?
«No… io… pfff…»
Riuscì appena a riprendersi.
«Ehem… lo trovo una cosa molto… bella!»
«Tu… pensare davvero?»
Gronk sembrò rinascere.
«Sì, certo! A tutti piace la musica. Anche a me piace molto, sai?»
«Tu… voler sentire… canzone di Gronk?»
Un brivido le attraversò la schiena.
Terribile presentimento. TERRIBILE.
Se rifiuto potrebbe arrabbiarsi… Meglio ascoltarlo. Cosa potrà mai succedere?
«Ehm… sì. Perché no… ti ascolto.»
Gli occhi di Gronk brillarono.
Si voltò e… tirò fuori da dietro la schiena un enorme bastone con in cima una
pietra magica.
Violet sgranò gli occhi.
Una staffa??
Gronk schiacciò la pietra.
Un fischio acutissimo esplose nella caverna, amplificato mille volte.
«AAAAAH!»
Violet si tappò subito le orecchie, piegandosi in avanti. Quel suono le stava
perforando i timpani.
Ma quella è… una pietra magica del suono! Sono rarissime! Da dove diavolo l’ha presa?!
«Ehm… prova… prova… uno… due…»
«Un incantesimo d’amplificazione vocale? Ma è fantastico! Dove hai trovato quella pietra?»
Non fece in tempo a finire: Gronk chiuse gli occhi, concentratissimo, e iniziò a "cantare".
«Aaaaaaaaah… Ooooooooooh… Uuuuuuuuuuh…»
Quei suoni erano un misto tra un vocalizzo e un lamento. Il tono basso e grave, la pronuncia trascinata.
«Iiiiiiii… Eeeeeeee… Oooooo…»
Violet era incredula.
E questo per lui sarebbe… cantare?!
La voce era piatta, senza melodia, senza ritmo, senza vita. Gronk continuò imperterrito, lasciando che il suo “canto” rimbalzasse nelle pareti della caverna, generando un’eco distorta che peggiorava ulteriormente l’ascolto.
L’esibizione durò a lungo. Troppo. Era lenta, tesa, interminabile. Un supplizio crudele.
Al quindicesimo minuto Violet perse lo sguardo nel vuoto, iniziando a singhiozzare in silenzio.
Al trentesimo minuto ebbe un crollo mentale: si ritrovò in uno spazio vuoto, immerso in una luce blu irreale.
Davanti a lei, una ragazza identica a Violet la fissava.
«Chi sei?»
La sosia sorrise.
«Io? Io sono te, Violet.»
«Ah… e che cosa vuoi?»
Quaranta minuti. Quaranta interminabili minuti.
Quando infine l’orco concluse, premette di nuovo la pietra magica: un altro fischio violento risuonò, risvegliando Violet dal suo viaggio metafisico.
Clap clap clap.
Nainai si era alzato e applaudiva con entusiasmo sincero, lo sguardo pieno di
ammirazione.
Gronk, rimessa la staffa sulla schiena, si voltò verso Violet.
«Piaciuta… canzone?»
I capelli di Violet erano arruffati, gli occhi vuoti. Quello destro tremava in un tic nervoso.
«Sì, sisisisisi!»
Con un sorriso tirato si accodò al nano, applaudendo freneticamente.
«È stato davvero… intenso!»
Gronk parve soddisfatto.
«Tu pensare… davvero?»
«Ma ceeeeerto!»
Violet si alzò e gli diede una pacca di incoraggiamento sul ginocchio—che era
grande il doppio della sua testa.
L’orco sorrise, mostrando tutti i canini. Violet sentì
un brivido gelido lungo la schiena.
Per fortuna che si è calmato…
«E quindi al tuo villaggio ti prendono in giro?»
Finalmente aveva capito.
Gronk si rabbuiò.
«Sì…»
«E per questo ti sei nascosto in questa caverna?»
L’orco annuì lentamente.
Violet era incredula. Davanti a quella montagna di muscoli così abbattuta, avvertì una stretta al cuore. Gli si avvicinò e gli posò una mano sul ginocchio.
«Mi dispiace tanto, Gronk.»
Le sue parole erano sincere.
«Fa male quando gli altri ti giudicano per quello che
sei. Lo capisco bene…»
Gronk passò un grosso dito sulla testa di Violet, accarezzandola. Era un gesto
gentile, ma la pressione le schiacciava letteralmente il cranio, tirandole la
pelle avanti e indietro.
Violet si divincolò in fretta, prima che quell’affetto rischiasse di staccarle la testa.
Fino a un attimo fa voleva farci a pezzi. E ora… guardalo. Non è poi così diverso da me…
Un improvviso brontolio del suo stomaco ruppe l’atmosfera. Violet arrossì all’istante.
Che figuraccia.
«Mmmhh? Violet… fame?»
In effetti, era da ore che non metteva nulla sotto i
denti.
Gronk indicò il braciere: sopra il fuoco, infilzata su uno spiedo improvvisato,
una creatura quasi carbonizzata girava lentamente.
«Violet… prende.»
Violet lanciò un’occhiata al nano, che la guardava con lo stesso identico sguardo affamato.
«Ma quella è la tua cena… Noi non possiamo.»
Continuava a fissare la carne che sfrigolava.
«Sei sicuro che possiamo davvero approfittare?»
Gronk non rispose. Prese lo spiedo, spezzò la creatura con un paio di crack inquietanti, e le porse un grosso pezzo.
Violet lo afferrò e diede subito un morso.
Ma è buonissima!
La pelle era dura e un po’ bruciacchiata, ma l’interno era tenero, succoso.
«Forse è perché sto morendo di fame… ma è davvero ottimo!»
Dopo qualche boccone si avvicinò a Nainai, iniziando a imboccarlo con pezzetti più piccoli, ripuliti dal carbonizzato.
Anche il nano sembrava apprezzare.
Incredibilmente, quella situazione potenzialmente
disastrosa si era trasformata in un momento di calma e… quasi compagnia.
Quello che avrebbe dovuto essere un mostro si rivelava, invece, una creatura
goffa e sensibile.
«Grazie, Gronk. Sei stato molto gentile.»
Violet guardò i resti della creatura sul fuoco.
«A proposito… che carne è?»
Sollevò le piccole ossa, studiandole.
«Ratto… di… caverna.»
…
Cosa? Ma che schifo!!!
Le cadde il mondo addosso. Scattò in piedi immediatamente.
«Bene! Noi… andiamo! Grazie ancora, eh, davvero!»
L’orco la guardò, sorpreso e un po’ affranto.
«Su, Nainai, muoviamoci. Dobbiamo ancora trovare l’uscita.»
Gronk parlò con voce tremante.
«Violet gentile… Violet bella… Violet amica di Gronk…»
«Sì, sì, grazie! Mi raccomando: non rinunciare ai tuoi sogni, ok?!»
Detto ciò, Violet iniziò a tirare la corda con tutta la forza, mentre Nainai salutava l’orco con uno sguardo sorridente.
Senza aggiungere altro, Violet si allontanò il più in fretta possibile, voltandosi a ogni passo per assicurarsi che l’orco non li stesse seguendo.
Ma perché deve capitare tutto a me? Maledetta me e quando ho firmato quel contratto!
Camminarono ancora a lungo, attraversando un
susseguirsi di tunnel finché non sbucarono in un ambiente nuovo: più largo del
precedente ma molto più basso.
Al centro, un grande stagno scuro rifletteva la luce fioca della staffa.

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