Usciti finalmente dalla caverna Violet e Nainai si ritrovarono davanti ad una campagna aperta e sconfinata.
In lontananza mulini a vento e un sentiero.
Il sole era alto, e la coppia osservando lo scenario davanti a loro fu ben felice di lasciarsi avvolgere dal vento fresco che portava con sé gli odori pungenti degli alberi e della paglia secca.
«Ce l’abbiamo fatta Nainai!!!»
Violet distese le braccia per accogliere il vento inebriante ed il panorama dolce che le si parava davanti. Si incamminarono cominciando a scendere la bassa collina che ospitava l’uscita della caverna.
Raggiunto il sentiero, ordinato ed in terra battura vi si incamminarono seguendo la strada. Intorno a loro campi, stalle e più un la alcune pecore che brucavano tranquille, indifferenti al loro passaggio.
«Secondo questa mappa qui vicino dovrebbe esserci una grossa città umana!»
Violet continuò a camminare seguendo le indicazioni della mappa, addentrandosi nei viali in terra battuta contornati da alberi.
Più avanti, seduto su una sedia all’ombra di un vecchio mulino Violet intravide un uomo.
«Forse lui può dirci da che parte dobbiamo andare!»
Violet imboccò il sentiero che conduceva fino al mulino, raggiungendo il contadino.
Anche da seduto Violet poteva vedere che non era molto alto. Portava un cappello largo cappello in paglia e aveva le mani unite, appoggiate ad un bastone da passeggio, il volto abbassato e nascosto.
«Mi scusi…»
L’uomo profondamente assopito non rispose.
«...Mi scusi!»
L’uomo non si mosse.
Violet sollevò la staffa dando un forte colpo contro lo steccato.
«MI SCUSI!!!!»
L’uomo si svegliò improvvisamente sobbalzando.
«Chi??? Cosa???» Il vecchio contadino balzò in piedi cominciando a guardarsi attorno spaventato.
«No Gerta! Non ho ancora portato dentro la legna. Lo faccio immediatamente!»
L’uomo si bloccò con lo sguardo su Violet.
«Ma tu non sei Gerta…»
«…No!»
Violet lo fissò incarcando un sopracciglio.
Il vecchio non era un umano, ma piuttosto un teriantropo dall’aspetto che Violet non riusciva a riconoscere. L'unico indizio era la lunga coda che gli sporgeva da dietro la schiena.
Dopo un attimo di incertezza l’uomo resosi conto di trovarsi di fronte una giovane donna si tolse il cappello grattandosi la testa, rivelando due piccole orecchie scure ed appuntite sbucare sulla sommità della sua testa.
«…Mi dica signorina…come posso aiutarla?»
Violet si fece avanti con la mappa ancora tra le mani.
«Si, allora. Io avrei bisogno di alcune informazioni. Sto seguendo le indicazioni di questa mappa, ma non mi pare molto precisa. Non ci dovrebbe essere una grande città nelle vicinanze?»
L’uomo la osservò perplesso, passandosi una mano sulla testa.
«Una grande città signorina?» Il vecchio sembrava perplesso «Beh, Qui vicino c’è Ostelria. Ma non la definirei esattamente una…Grande città!»
Dai campi alcuni pecore si erano avvicinate incuriosite dalle voci e ora stavano fissando negli occhi il nano, che si trovava giusto all’altezza del loro sguardo.
«Ma non è possibile» Violet scrutava la mappa innervosita.
«Eppure qui è segnata chiaramente!»
Sono quasi tre giorni orami che camminiamo…possibile che questa mappa sia davvero così inutile?
Il contadino imbarazzato si fece avanti osservando la mappa su cui la ragazza teneva un dito puntato, indicando il punto in cui avrebbe dovuto trovarsi la città.
«Da dove venite Signorina?»
«Giltown!» La risposta di Violet fu secca.
«Mmmhh… Giltown dite…vediamo. Ah, certo!»
Lo sguardo dell’uomo si fece improvvisamente serio.
«Signorina, Giltown si trova molto più a nord rispetto a dove siamo noi. A nord ovest per essere precisi. Potrei vedere quella mappa signorina?»
Violet incavolata porse la mappa al contadino continuando a borbottare tra sé. L’uomo, presa la mappa tra le mani cominciò ad esaminarla.
Ci fu qualche momento di silenzio.
«Mmhh…Mmhh…Ah!
Violet lo guardò speranzosa.
Il contadino le rivolse lo guardo, gli occhi sbarrati ed increduli.
«Signorina!» L’uomo girò la mappa rivoltandola.
«Ma lei stava tenendo la mappa al contrario!»
L’uomo era scoppiato a ridere fragorosamente, indicando Violet che davanti alla reazione dell’uomo aveva assunto il colore di un pomodoro per l'imbarazzo.
«Vieni Nainai, andiamocene di qui!»
Tirando la corda trascinò il nano per allontanarsi il più velocemente possibile.
Ripresa la strada e sistemata la mappa nelle pieghe della veste, la coppia si era allontanata abbastanza da non sentire più le risate del contadino in lontananza.
Maledetta mappa, maledetto viaggio. Maledetta io!
Violet procedeva spedita, procedendo velocemente lungo il sentiero, senza prestare attenzione a ciò che la circondava. Oltrepassarono un vecchio uomo-procione, che se ne stava seduto sotto un grande albero per ripararsi dal sole.
L’uomo li guardò come si poterebbe guardare una ragazza che all’improvviso ti sorpassa veloce trascinandosi dietro un vecchio nano legato con una corda alla vita.
«Se ne incontra di gente strana…»
Violet passò oltre senza prestarvi attenzione.
D’un tratto, in lontananza, alcuni carri. Erano parecchi e si spostavano in una fila ordinata. Osservando meglio si rese conto che si trattava di una carovana di mercanti.
«Se ci sono dei mercanti allora forse qui vicino c’è un insediamento!» Il pensiero di potersi rifugiare in un villaggio le fece tornare le energie.
Seguirono i carri dalla distanza procedendo per un lungo tratto.
E finalmente davanti a loro, delle mura

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