The bird of Hermes is my name ...
Il primo uomo si fece avanti, alto e pallido, ammantato in un lungo giubbotto rosso guarnito di mantellina, un fiocco scarlatto legato al collo che pendeva mestamente, sfrangiato, simbolo di un'antica nobiltà e di un'eleganza ormai decadute. Braccia lunghe e gambe altrettanto lunghe, ma muscolose, gli davano l'aria di qualcuno anormale, demoniaco, slanciato ma con quelle spalle larghe che avrebbero dovuto pesare parecchio sul suo strano fisico ma che invece rimanevano ben erette, in postura fiera.
L'uomo aveva un volto deciso, dal naso pronunciato, affilato, il mento forte, virile, e un paio di labbra perennemente atteggiate a un ghigno selvaggio ed ampio che mostrava grossi denti dalla forma animalesca. I capelli neri e folti, assolutamente un groviglio spettinato, ondeggiavano alla brezza leggera come se possedessero vita propria.
Io sono un diavolo di maggiordomo ...
Il secondo uomo avanzò, battendo i piedi all'unisono con il primo. Era anche lui alto, anche se meno del rimo, e dalla pelle chiara, con un corpo longilineo, sottile, e mani aggraziate racchiuse in guanti bianchi. I capelli neri avevano quella pettinatura classica da maggiordomo con i ciuffetti davanti alle orecchie, ma la frangia irregolare, eppure tagliata così intenzionalmente, lasciava sfuggire alcune ciocche davanti alla fronte.
I suoi occhi, grandi e ornati di folte ciglia nere, brillavano di una luce infernale, screziata di porpora, e la pupilla si apriva verticale, nerissima, come un portale su un'altra dimensione.
Indossava un completo da maggiordomo di altri tempi, aderente e scuro, la camicia bianca sotto il vestito nero come le ali di un corvo.
I due si fronteggiavano, sfidandosi con lo sguardo. Entrambi avevano gli occhi di colori caldi e impossibili per essere semplicemente umani.
Entrambi erano demoni. Beffardi, bastardi, opportunisti. Due meravigliosi demoni risaliti dalle profondità infernali per cercare la vittoria... la vittoria... il dominio di...
«Bene, eccovi qui!» La voce della presentatrice, una ragazza, uscì chiara dagli altoparlanti posti in circolo intorno alla stanza ogivale «Eccovi pronti per la sfida del secolo!».
La tensione, nell'aria, era chiara.
«Hellsing contro Casa Phantomhive. Il reality che ci terrà tutti con il fiato sospeso... le prove saranno tante e difficili, vi porteranno a prendere il massimo da voi stessi. E la casa vincitrice del titolo si aggiudicherà la possibilità non solo di rimanere l'unica al servizio di sua maestà d'Inghilterra, ma anche la possibilità di far si che il proprio demone non venga richiamato all'inferno. La squadra perdente perderà anche il suo demone»
«Non tornerò all'inferno» disse Alucard, l'uomo in rosso, con un tono di voce tanto profondo da far rabbrividire, inframmezzato da note metalliche
«Non ci tornerò anche io. Non credete, Bocchan?» Sebastian, l'altro uomo, si voltò a sorridere dolcemente verso il suo padroncino «Dopotutto sono un diavolo di maggiordomo».
La voce della conduttrice ridacchiò
«Vedremo, vedremo ... Nel frattempo, benvenuti nella casa in cui trascorrerete un anno di tempo insieme, dove affronterete trecentosessantacinque prove a punteggio che vi permetteranno di scalare la classifica per raggiungere la vittoria. Benvenuti a Kuroshihellsing».
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