I due contendenti si prepararono, sospendendo le dita sopra il pulsante, i muscoli delle braccia tesi, pronti a scattare, e le corde vocali già calde per urlare la risposta.
«Di cosa vi sto parlando se vi dico “bufo bufo”?».
Sebastian si prenotò per primo, con grande disappunto di Walter, che come umano era comunque più lento
«Lo so» disse, la voce argentina «Si tratta di un rospo»
«Risposta esatta, uno a zero per Sebastian. Bene, adesso la seconda domanda … Cosa si intende per bit?».
Sebastian era sconcertato, non aveva idea di cosa fosse un bit. Conscio di questo fatto, Walter si prese un paio di secondi di tempo per sogghignare malignamente prima di premere il pulsante rosso
«Si tratta dell’unità fondamentale per la misurazione nella grandezza dei file informatici, semplicemente composto da uno zero, ovvero nessun impulso, o un uno, impulso»
«Ottima risposta, Walter!» la voce della conduttrice era allegra «Uno a uno maggiordomo contro maggiordomo! Bene, allora la terza domanda … in cosa si evolve pupitar?».
I due maggiordomi si guardarono, cercando la risposta uno negli occhi dell’altro. Se solo avessero saputo cosa fosse un pupitar! Sebastian pensò di usare il proprio intuito e premette il bottone rosso
«Una farfalla?»
«Risposta errata! Walter, tu lo sai?»
«Ehm …» il maggiordomo dell’Hellsing ebbe un flash improvviso.
Ma certo, pupitar! Doveva essere uno di quegli assurdi pupazzetti colorati che lanciavano scintille con cui Alucard giocava tutto il pomeriggio, attaccato al game boy riverniciato rosso e nero, quei cosini che chiamavano Pokèmon.
“Ti prego” Implorò mentalmente, chiudendo gli occhi “Ti prego Alucard, in cosa si evolve pupitar?”
“Tyranitar”.
Il sorriso di Walter si fece largo e radioso quando disserrò le palpebre
«Tyranitar, ovviamente» disse con nonchalance, come se fosse una risposta facilissima.
Ciel Phantomhive prese una scarpa di legno di baobab e la lanciò in testa a Sebastian
«Stupido idiota! Come facevi a non sapere una risposta così facile?»
«Perdonatemi, Bocchan …» Sebastian abbassò lo sguardo, poi raccolse la scarpa di legno e la rimise al suo padroncino, mentre sulla testa gli cresceva un bernoccolo.
La voce della presentatrice risuonò ancora, allegra
«Bene, allora stiamo due a zero per l’Hellsing. Quarta domanda per voi! Preparatevi bene …» ci fu una pausa che parve infinita in cui i tendini delle dita dei due concorrenti sembravano volersene andare per i fatti propri per quanta tensione vi si era accumulata « … Chi è Lilith?».
Sebastian scattò, colpendo con il palmo della mano il pulsante, terrorizzato dall’idea di sbagliare un’altra risposta
«Lilith» disse, mantenendo comunque il suo contegno «È un demone che risale alla tradizione mesopotamica, ripreso poi anche dalla tradizione ebraica e rivisto un chiave moderna più volte. Si tratta di colei che fu la prima moglie di Adamo, ma fu cacciata dal suo paradiso perché voleva ergersi sopra suo marito. Si associa spesso anche alla figura del primo vampiro, un demone notturno che visitava i giovani, specificatamente se si trattava di vergini, per nutrirsi di loro. Terribilmente potente e bellissima, si dice che nessun umano possa resistere al suo fascino»
«Molto esauriente! Bene, due a uno con l’Hellsing ancora in vantaggio ma la possibilità di recupero da parte della famiglia Phantomhive»
Walter digrignò i denti.
«Vai Waltah-san!» urlò Seras.
«Vai Sebastian-san!» urlò Finnian, con l’eco degli altri due servi di casa Phantomhive.
Seras si corresse allora con enfasi
«Vai Sebastian-san!».
Alucard ebbe un impercettibile tremolio della mascella con conseguente digrignamento dei denti. Avrebbe probabilmente voluto uccidere Seras, balzarle addosso per spezzarle una ad una tutte le ossa. Simpatizzare con il nemico! Tradire la propria famiglia, la propria associazione, coloro che le avevano permesso di continuare ad esistere! Non era giusto, ma Alucard sapeva che non sarebbe stato neppure giusto uccidere Seras adesso, eliminando così un membro della propria stessa squadra. No, lui non avrebbe tradito così facilmente …
«E adesso la quinta e ultima domanda!» La voce della conduttrice era sfumata di un tono quasi sadico, evidentemente nascondeva una sorpresa «Parlatemi dell’axolotl».
Silenzio. Walter era fermamente convinto che Sebastian non potesse conoscere un’axolotl, ma anche Sebastian era fermamente convinto che quel povero mortale di Walter non fosse abbastanza colto da conoscere il mitico Axolotl. Entrambi sogghignarono e si guardarono, perdendo tempo. Poi, entrambi, videro la sicurezza sul volto del nemico e si preoccuparono: le loro facce assunsero la stessa identica espressione all’unisono e le loro mani scattarono. Peccato che Sebastian, demone maggiordomo, fosse tanto veloce da non potersi vedere …
«L’axolotl, o ambystoma mexicanum, è un anfibio ormai in pericolo di estinzione originario del Messico, in particolare del lago Xochimilco. La sua particolarità sta nella sua capacità di riprodursi allo stadio giovanile, una caratteristica che viene denominata neotenia, in pratica non compie mai la metamorfosi che lo porterebbe ad essere una salamandra» Rispose rapidamente il maggiordomo di casa Phantomhive, compiaciuto nel vedere il volto oscurato di tristezza di Walter «Inoltre l’axolotl possiede capacità rigenerative fuori dal comune, tali da poter essere riscontrate solo in esso fra tutti i vertebrati. Capace di rigenerare le ossa, l’intera coda e persino il sistema nervoso centrale, ineguagliabile persino fra gli anfibi …»
«Ottimo lavoro, Sebastian-san!» urlò Finnian, con gli occhi che brillavano, mentre la servitù saltellava di gioia
«Ovvio» intervenne Ciel Phantomhive, mettendosi una mano sotto il mento «Lui è il mio maggiordomo, è normale che debba saper fare questo e molto altro».
Sebastian, onorato di tanta fiducia, si inchinò fin quasi a terra, poi si rialzò per ascoltare la prossima domanda. La conduttrice aveva detto che la quinta sarebbe stata l’ultima domanda, perciò …
«Si passa allo spareggio! Chi di voi saprà rispondere correttamente al prossimo quesito farà in modo che sul tabellone della propria squadra appaiano i primi due punti dell’anno! Ricordiamo, questa sfida vale due punti! Bene, ecco l’ultima domanda: come va rivolto il coltello rispetto al piatto, secondo le regole del galateo?».
Sebastian praticamente saltò e atterrò in piedi sul pulsante sopra la colonnina
«Si!» gridò, sollevando un braccio al cielo con fare teatrale «È buona regola rivolgere l’affilatura della lama verso il piatto!»
«E la sfida la vince Casa Phantomhive!»
«Io lo aaaammmazzo!» ululò Alucard, marciando impettito e veloce verso Sebastian «Lo storpio a vita! Gli attorciglio le gambe intorno al collo e quel suo stupido coltello dalla lama rivolta verso il piatto glielo ficco …»
«Alucard!» lo redarguì Integra
« … Su per il naso! Almeno vediamo se gli si allarga, visto che ha lo spessore di un’unghia!»
«Alucard» proseguì Integra «Ha vinto lealmente, sarebbe un disonore per l’Hellsing se ce la prendessimo per così poco. Stai a cuccia»
«Certo Master» Alucard si sedette e si rannicchiò «Ma prima o poi, quando ci sarà una prova di lotta libera, gli farò una tombstone piledriver … sopra il coltello dalla lama rivolta verso il piatto. Verso il suo volto piatto, con il naso piatto, con gli occhi piatti, con le labbra piatte e gli zigomi piatti»
«Mastah!» gridò Seras, senza apparente motivo, poi si zittì.
Walter trascinò mestamente i piedi verso la sua fazione
«Ho fallito» disse, sollevando appena lo sguardo
«Non fa niente, Waltah-san» lo consolò Seras, battendogli una pacca amichevole sulla spalla
«Ti picchio, Walter» lo avvertì Alucard, con rabbia «Ci hai fatto perdere la prima prova, fot …»
«Mastah!» Seras gridò «Non dire parolacce!»
«Fo tutto io, come sempre, la prossima volta vado io!»
«Perdonami, Alucard» Walter si trascinò ancora verso la sua stanza, profondamente giù di morale.
Seras lo guardò allontanarsi con la mano messa sugli occhi, come se dovesse proteggersi dal riverbero del sole
«Povero Waltah-san» come al solito Seras non riusciva a pronunciare la sillaba er, prontamente sostituita da ah, ma aveva comunque un grande cuore, anche se era ben nascosto.
Alucard si alzò in piedi
«Mi sembra che sia ora di cena»
«Si» Integra confermò, alzandosi anche lei dal comodo lettino di pelle «Andiamo a mangiare»
«Sono le dodici e trentotto» disse Sebastian, guardando il suo orologio da tasca «Non credo che sia l’ora di cena»
«Sarà pranzo» ringhiò Alucard «E non è un disonore per l’Hellsing se ti divoro, giusto? Ho solo fame …»
«Andiamo a mangiare» con il solito contegno, Sebastian fece strada verso la stanza da pranzo.
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