La prima volta che mangiarono insieme
Da un lato del tavolo l’Hellsing, dall’altro la famiglia Phantomhive. Divisi, separati, spaccatura netta di due posti e mezzo, sedie rovesciate sul tavolo per delimitare il confine. Era un confine geografico: le Alpi.
Alucard dispose le forchette sottoforma di due linee a zig zag nel bel mezzo del tavolo e scrisse, con il pennarello nero rubato dalla tasca di Elizabeth senza che lei se ne accorgesse, “territorio degli Hellsing: beware to the vampire”.
Dall’altro lato era tutto fiocchetti rosa e blu di raso. Anche se le sedie erano infiocchettate e vestite come esseri umani, avevano le scarpe, quattro ciascuna, e qualcuno gli aveva disegnato degli occhi dolci con la maionese. Ciel Phantomhive sedeva su un trono alto due volte lui e la pasta era arrivata al livello del suo petto solo perché sotto il piatto c’era una pila di libri sull’arte dell’ikebana.
Entrambi i maggiordomi si erano dati da fare per servire al meglio le loro famiglie: Walter aveva portato, su un piatto d’argento così i vampiri non lo potevano toccare, un pollo arrosto grosso come un giovane tacchino, condito con patate gialle farinose e sugo denso e rosso come sangue arterioso. Della fazione Hellsing, solo Integra mangiava cibo umano: il pollo spettava a lei.
Dal lato dei Phantomhive era comparsa sul tavolo una vellutata di carote e dolci frullati. Era un piatto solo e doveva bastare per tutti: come credete, sennò, che avrebbero potuto essere tutti così magri?
Ciel trangugiò una cucchiaiata di vellutata, poi si massaggiò lo stomaco con una mano
«Ah! Come sono pieno!» commentò, mentre la servitù litigava come un branco di cani rabbiosi per quel che rimaneva del piatto, picchiando selvaggiamente Lizzie «E adesso, Sebastian, visto che sono pieno portami il dolce, così finiamo!».
Sebastian si inchinò ancora una volta
«Ghyoi» disse, poi si allontanò.
«Mangiate ben poco» Commentò Alucard, incuriosito e stravaccato a terra con una vacca bianca e nera, come quelle della pubblicità, al guinzaglio «Come fate a sopravvivere?»
«Scherzi? Io sono pienissimo!» Ciel, come al solito, se la prese e si alzò di scatto, ringhiando «Sono così pieno e sazio che ho paura di ingrassare!»
«Se lo dici tu …» ribatté Alucard, ironico, poco prima di affondare le sue zanne affilate nel collo della vacca.
Seras si avvicinò timidamente al vampiro che si nutriva
«Mastah» disse «Anche io ho fame! Posso mangiare?»
«Accomodati!» ruggì Alucard, comparendo da sopra il collo del bovino con il sangue che gli colava dalle labbra sporche «Ce n’è in abbondanza in un animale come questo!».
Seras morse con gentilezza dall’altro lato del collo, mentre la mucca si limitava a scodinzolare. Era quella che Alucard chiamava “una vacca da sangue”, corpulenta, abituata ormai da tempo ad essere salassata da un mostro come lui.
Ciel, osservando la scena macabra, era sul punto di vomitare l’unica cucchiaiata di vellutata che aveva mangiato quando comparve Sebastian, trascinando come un mulo un carrello sormontato di ventiquattro torte da dodici chili l’una con glasse colorate e ciliegie di tutti i tipi, forme, colori e dimensioni. C’era una ciliegina che pesava due chili e un’altra che sembrava un uovo di storione.
Ciel aprì la bocca come un forno e Sebastian ci versò dentro le torte rovesciando il carrello. Beh, forse non fu proprio così, ma quasi … Ciel si faceva imboccare e mangiava come un velocissimo maiale. Integra era disgustata dalla presenza di tanti dolci e di un bambino che se li ingurgitava a velocità industriale, come quando entra la spazzatura negli inceneritori.
Insomma, le due fazioni si disgustavano a vicenda.
Alucard si pulì la bocca con il dorso della mano inguantata di bianco, sporcando la morbida pelle di capretto che costituiva i suoi enormi guanti guarniti di simbolo dell’Hellsing.
Bard si appoggiò allo schienale, con lo stomaco terribilmente vuoto per causa dell’unico mezzo cucchiaio di succo di carota che aveva ingerito
«Ah … quelli sono dei veri mostri, altro che Sebastian» commentò «Guardo quell’Alucard, sta veramente succhiando il sangue ad un animale vivo! Deve essere un vero vampiro»
«Ahh, è così … così oscuro e misterioso» Meirin, la cameriera di casa Phantomhive, si avvicinò con la sedia al posto di Bard e gli indicò Alucard che si nutriva «Non ha un che di oscuro? Un che di …»
«Un che di oscuro?» Bard ringhiò letteralmente, come una cane «Io penso piuttosto che sia un mostro vero, uno di quei mostri orrendi che ogni tanto ci capita di combattere»
«Peggio di Plu Plu?» chiese Meirin, ricordando del cane demoniaco che era stato il loro animaletto da compagnia finché non era successo l’irreparabile …
«Si, peggio di Plute» confermò Bard, sfiorandosi la barba fra indice e pollice con le sue mani callose da soldato trasformato in pessimo cuoco « Non vedi che razza di mostro? Non vedi quanto è grosso? Io ho l’impressione che questo possa riuscire a mettere i bastoni fra le ruote persino a Sebastian …»
«No» Meirin scosse la testa con convinzione «Non c’è nessuno, non c’è mai stato nessuno fino ad ora che sia stato capace di mettere … di mettere i bastoni fra le ruote e a Sebastian-san, giusto?»
«Si, ma ho l’impressione che questa volta potrebbe accadere … teniamo gli occhi aperti»
«Si, certo, ma anche se è così grosso e truce, sai, Sebastian non si è mai fermato di fronte a qualcuno per colpa della sua taglia non ha mai avuto paura di chi era più grande di lui …» Meirin era fermamente convinta della superiorità del loro maggiordomo, della sua invincibilità, e probabilmente chiunque ne sarebbe stato convinto nel momento in cui avesse visto le prodezze che Michaelis era capace di compiere, ignorando invece la forza distruttiva di Alucard
«Non so …» Bard, riflessivo, aveva già scorto parte del vero potenziale dei loro nemici «Ciò che vedo è che quel tamarro sta tendendo una vacca sollevata da terra …».
Alucard, nella foga del nutrirsi, aveva abbrancato con entrambe le mani il corpo gigantesco del bovino e lo aveva alzato, sorseggiando dalle sue vene come se si stesse versando il contenuto di una comune bottiglia d’acqua dritto in gola.
Meirin deglutì
«Si, è un mostro» confermò «Sebastian-san, fra l’altro, non farebbe mai una cosa del genere, non sarebbe mai così …».
Nel frattempo, Seras si avvicinò alle “Alpi Sediatiche” in punta di piedi, vedendo che Finnian aveva osato sedere vicino alla pericolante struttura creata da Alucard. I due si guardarono negli occhi.
Alucard prese Seras sottobraccio e se la portò via
«Non fare gli occhi da cervo strabico!» le intimò «Non si fraternizza con il nemico!»
«Ma Mastah! Abitiamo nella stessa casa! Non è il nemico!»
«Mi sa che ancora non hai capito come funziona …» Alucard accelerò «Loro sono contro di noi, loro odiano noi, noi odiamo loro, noi dobbiamo battere loro in tutte le prove! Non possiamo permetterci che tu ti innamori di quel ragazzino femminile»
«Mastah, non è un ragazzino femminile! E poi perché dobbiamo batterli?»
«Ma tu eri presente il primo giorno?» Alucard era perplesso «In questo reality, solo una fazione uscirà vincente e loro sono già in vantaggio senza di te che fai la cerbiatta strabica, ok?»
«Scusa Mastah …» Seras era mortificata «Ma dove mi stai portando?»
«Nella tua bara. Noi vampiri, nel caso tu non te ne fossi accorta, siamo notturni»
«Io no, Mastah, io non sono notturna …»
«Sei un vampiro, Seras, perciò vai a nannare, subito»
«Allora anche tu, Mastah!»
«Si, anche io, vengo anch’io a nannare»
«Però prima entra tu, nella bara!»
«Così scappi? Sei davvero tanto idiota come sembri, Police Girl?»
«No, è che non voglio andare per prima, voglio vedere se anche tu nanni la mattina»
«Seras, non essere idiota o mi costringerai a mettere un ramo di rosa selvatica sulla tua bara» Alucard sogghignò, ben conscio del fatto che il vecchio rimedio popolare per confinare un vampiro nella sua bara funzionasse in maniera sovrannaturalmente perfetta
«Allora, Mastah? Fai venire Waltah-san, mi chiude lui nella bara»
«Non abbiamo tempo per questo, adesso si nanna e basta» Alucard entrò nella stanza delle bare.
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