L' INIZIO DELLA GUERRA
Cari genitori, da che sono partito da Monteriggioni per raggiungere Mosca, sembra trascorso un decennio ma non sono passate nemmeno tre settimane. Mi trovo in questi vasti monti, a marciare come le capre. In questo momento sono in una piccola trincea da campo, ma non preoccupatevi non sono in pericolo, queste sono trincee dedicate agli allievi, attendo il commilitone per raggiungere l’area di addestramento. Da qui si possono udire i suoni dei cannoni e dei fucili dei tedeschi; è un rimbombo continuo sembra quando andavamo a caccia nel mese di ottobre. Comunque sto bene, Mi rincresce ma adesso devo lasciarvi, mi tocca combattere, fatevi coraggio.
Soldato: - Damon Salvatore
16 dicembre 1941, ore 22:00
Mosca
Neve, - 15° C
Nel giro di poche ore mi unirò ai miei commilitoni per la difesa di Mosca. I tedeschi si sono spinti fino a pochi chilometri da qui, molti cittadini, fra i quali la maggior parte dei miei amici sono stati uccisi dall’ artiglieria tedesca. Nonostante non abbia mai impugnato un fucile, sono pronto a imparare, per far ciò che è mio dovere: Proteggere le persone a cui tengo dall’ invasione dei fascisti. L’unico modo per allungarsi la vita è cercare di non accorciarla.
Fino ad ora non c’è stato tempo per scrivere, adesso che ho qualche momento (e potrebbe anche essere l’ultimo) proverò a gettare giù qualche riga…
Sono trascorsi 8 mesi e 22 giorni dal mio arruolamento, adesso sto viaggiando da un capo all’ altro del pianeta intento ad attenuare e mettere fine a questa inutile guerra.
Sto scrivendo la mia misera vita dal fondo di questo trincerone. Il nemico lo abbiamo alla distanza di trenta metri. Siamo come carcerati, di giorno non possiamo alzare un dito, la notte dobbiamo stare attenti, per non essere presi di un probabile assalto nemico. Si sentono i tedeschi punzecchiarci, “ invitandoci “ ad avvicinarci alle loro trincee. Ci sono i cadaveri di cinque o sei settimane fa, c’è una tale puzza… ma non possiamo muoverci, c’è l’abbiamo davanti questi. L’unico crucco buono è un crucco morto.
29 ottobre 1942 ore 19,00
EL Alamainem, Egitto
Parzialmente nuvoloso, 12° C
La nostra squadra ha ricevuto l’ordine di guidare un attacco a sorpresa a un remoto deposito di rifornimenti nemico. Il piano di Bayek prevede una serie di iniziative di questo tipo, il mio scopo è attirare l’attenzione dei crucchi lontano dalle sue forze a nord senza carburante e munizioni a sufficienza, Rommel e i suoi Africa Korps non potranno sopravvivere per molto alle ostilità del deserto. Il coraggio è la paura che tarda un minuto di più.
29 ottobre 1942, ore 23,00
EL ALAMEIN, EGITTO
Parzialmente Nuvoloso, 12° C
Stiamo tornando indietro per difendere un piccolo villaggio situato in un punto chiave fra i campi minati del nemico. Questi ultimi si estendono per chilometri lungo il deserto e ci impediscono di sferrare un attacco decisivo nei confronti degli Africa Korps. Il capitano Price sostiene che siamo in superiorità numerica, ma senza un passaggio sicuro che consenta ai nostri carri di attraversare i campi minati il vantaggio numerico sarà inutile. Se l’opposizione disarma tanto meglio. Se si rifiuta di disarmare vuol dire che lo disarmeremo noi.
Soldato: Damon Salvatore
Affidato alla 7° Divisione Corazzata
3 novembre 1942, ore 04:30
EL ALAMEIN EGITTO
Nuvoloso, leggera brezza 10° C
Siamo stati incaricati di ripulire i buchi nel campo minato anticarro di Rommel lungo 48 chilometri. I genieri lo chiamano il giardino del Diavolo, una volta passate le mine nessun ostacolo potrà più impedirci di cacciare gli Africa korps fuori dall’Egitto. I ragazzi del 10°corpo hanno aperto alcune ore fa delle brecce, ora sta a noi contribuire alla sicurezza di quei passaggi affinché il resto dell’armata possa avanzare senza correre rischi. Se non poniamo fine alla guerra, la guerra porrà fine a noi.
6 novembre 1942 ore 06,40
Egitto settentrionale
Sereno leggera brezza, 21° c
Dopo giorni di ritirata abbiamo finalmente sconfitto Rommel e i suoi Africa Korps a EL ALAMEIN, ora la Volpe del Deserto è scappata con la coda tra le gambe e Bayek continua a dargli la caccia. Alcuni nemici sono stati braccati nel villaggio di EL DABA a pochi chilometri a ovest di EL ALAMEIN. In virtù del nostro precedente successo, ci è stato concesso l’onore di eliminare quei bastardi. Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale, ciò che conta è il coraggio di andare avanti.
Dopo aver lasciato la 7° Divisione Corazzata insieme alla mia squadra, ed essere promosso a Caporale, continuano a spostarci di sezione,(sto tornando dove tutto è iniziato.. in Russia) siamo costretti ad intervenire nelle zone colpite dalla maggiore influenza tedesca. Questa volta mi unirò alla 13° Divisione Fucilieri. Ci chiamano la squadra PS “PRIVATE SOLDIER“ ma la verità e un'altra, siamo pedine, Pedine Sacrificabili e di certo non ci piangeranno se cadremo in battaglia. Questo mi fa ricordare giusto il giorno dell’addestramento, in cui ho trucidato poveri orsetti di peluche e lanciato “granate“ in un cerchio…
Compagno Commissario: Compagni venite qui e afferrate una granata.
Soldato Vincent: Compagno Commissario, queste non sono granate… Perché usiamo le patate al posto delle granate???
Compagno Commissario: Perché le granate vere costano, a dire il vero valgono molto più di te!
Soldato Vincent: Certo, Compagno commissario! Ho sb..sbagliato!
Compagno Commissario: Su lanciate le granate nella zona segnata!
2 dicembre 1942 ore 10,25
Stalingrado
Neve 20°C
Oggi ci è stato ordinato di rinforzare le posizioni a nord di via Sotehnaya. La mia unità ha subito grosse perdite da quando siamo arrivati a Stalingrado in novembre. Molti persero la vita durante l’attraversata del Volga, alcuni ancora prima di poter mettere piede in città. Potrò anche avere perso il conto di quanti tedeschi ho ucciso finora, ma sono certo di una cosa: non saranno MAI ABBASTANZA! ( è meglio morire in piedi che vivere in ginocchio. )
CAPORALE : DAMON SALVATORE
13° Divisione Fucilieri Di Vigilanza
Siamo costretti a vivere rintanati in stretti e tortuosi cunicoli scavati nella terra, nella roccia e nella neve. Ma la contaminazione più raccapricciante che sta determinando turbini di tipo psicologico tra i sopravvissuti..è quella tra la vita e la morte. Spesso siamo costretti, talvolta, anche per la vicinanza con il nemico, a convivere con i cadaveri dei nostri stessi compagni, vedo il corpo di Anthony da giorni.
8 dicembre 1942 ore 12:10
Stalingrado
Neve. 30°c
Abbiamo perso ogni contatto con i nostri compagni del dormitorio del popolo è probabile che la linea telefonica sia stata danneggiata a causa dei bombardamenti continui da ambo le parti. Succede sempre ormai. Ieri è toccato ai nostri compagni al dormitorio e oggi tocca a noi. Speriamo che almeno ci sia una radio qui. Coraggio è essere spaventati a morte ma montare comunque in sella.
8 dicembre 1942 ore 14:45
Stalingrado
Neve 28°c
Ci siamo fermati ad un deposito di rifornimento per prendere munizioni e viveri prima di raggiungere i nostri compagni alla stazione ferroviaria. Il casolare della stazione nord è al momento sotto il controllo tedesco. Il tenente Arthyom dice che abbiamo conquistato e perso quel posto dodici volte nel giro di sei ore. Il condotto e il modo più sicuro per raggiungere la ferrovia… finché i tedeschi non sanno che siamo là dentro.
Ne ho abbastanza di questa guerra, non perché sia stanco, ma perché la mia battaglia sembra andare in una sola direzione… verso il caos. Sono arrabbiato, ferito, non mi sento al sicuro e non so cosa fare al riguardo, vorrei poter controllare i miei demoni anziché essere controllato da loro, sono perso… e solo.
La notte più oscura cade attorno alla mia anima e il cacciatore al mio interno perde il controllo, questo demone che ho dentro ha controllo su di me, sprigionando il suo potere, cercando di liberarsi. Devo muovermi veloce non devo essere lento, devo ricaricare rapidamente è tempo di andare, ma non sembro essere capace di controllare tutta questa rabbia, ho un temperamento di un rosso cocente, come se marchiato dal fuoco dell’abisso, proprio non resisto a tutta questa vendetta. La testa mi brucia come se fosse in fiamme, una fiamma che neanche io posso estinguere, sono un incendio indomabile e la mia frustrazione si fa sempre più grande. Non c’è più tempo per nascondersi nell’ ombra, accolgo l’oscurità e niente può salvarmi quando tutta questa malvagità mi consuma e non c’è via di uscita. Ho come una tempesta che si rigonfia dentro me, sono una bomba che non puoi disinnescare, mi rifiuto di trattenermi ancora, mi rifiuto di sentire tutte queste voci nella mia testa.
14 gennai 1943 ore 01:35
Stalingrado
Neve, 44°c
Abbiamo trovato riparo nel seminterrato di un condominio. Da qui sotto, si sentono: tedeschi mentre parlano più in là, lungo la strada. Non sanno che siamo qui. Domattina usciremo allo scoperto, guidati dal tenente Volsky, per conquistare le posizioni tedesche che vanno da qui al municipio, sempre se non moriremo prima congelati. La nostra gloria più grande non sta nel fallire, ma nel risollevarci dopo un fallimento. Un’ombra copre tutto il cielo ormai il freddo incombe, non c’è più giorno solo il nero è come un’eterna notte.
FINE PRIMA PARTE
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