Se non fosse stato per quello sconosciuto che era apparso miracolosamente da quella porta, non avrei nemmeno osato immaginare cosa avrebbe potuto farmi. Quello sguardo famelico, le sue mani che si muovevano incontrollate sul mio corpo, il suo corpo che si avvicinava pericolosamente al mio, le sue labbra…
Le sue labbra avevano toccato le mie più di una volta, però erano state molte delicate.
Sentivo il mio corpo caldo e non riuscivo più a controllarlo: ero diventato una bambola di pezza nelle sue mani.
Però, proprio quelle mani fredde, mi fecero riprendere il controllo e cercai di scappare, ma tutto sembrava inutile: il suo corpo che bloccava il mio, le sue mani che mi stringevano i polsi e i suoi occhi che mi inchiodavano contro il letto.
Il mio benefattore, entrato da quella porta, ora stava seduto accanto a me con un perenne sorriso sulle labbra.
Quando chiese il mio nome ne fui sorpreso: l’altro uomo non si era nemmeno degnato di chiedermelo, tanto meno di dirmi il suo e se non fosse stato per il nuovo arrivato non l’avrei conosciuto.
All’inizio ne ero impaurito, ma lui si era dimostrato piuttosto amichevole. Però, anche dopo avergli stretto la mano non riuscivo a stare calmo, soprattutto perché lo sguardo di Thomas era sempre fermo su me.
Il nuovo arrivato non mi incuteva terrore, ma Thomas sì. Lui sarebbe riuscito a farmi battere il cuore così forte con il solo sguardo. Le sue mani mi paralizzavano. E la sua bocca mi scioglieva… No! Non potevo!
«Sta tranquillo piccolo Rei. Non ti farò del male.» il suo sorriso divenne dolce e caloroso.
Chissà se anche il suo era così…
Si avvicinò a me con la mano protesa verso di me.
Chiusi gli occhi tremando, ma sentii solo la sua soffice mano accarezzarmi la guancia con delicatezza e dolcezza, ma anche quella mano era fredda come il ghiaccio.
Subito sgranai gli occhi e mi ritrassi e lo osservai terrorizzato: anche lui era uno di loro!
«Non avere paura.» mi mostrò le mani leggermente pallide, come se volesse dirmi che non aveva niente e che non voleva farmi del male.
Aprì anche la bocca mostrando la dentatura bianco splendente, normale.
«Visto? Non sono pericoloso.»
In effetti non sembrava pericoloso.
Tentò di avvicinarsi ancora una volta e, stavolta glielo permisi. Oscar non sembrava pericoloso.
Mi accarezzò le guance con entrambe le mani e, anche se mi dava fastidio, lo lasciai fare. Le sue mani salirono più in alto, passando i pollici sulle palpebre chiuse. Infine li passò sui capelli, ancora umidi.
Tutto ciò lo fece con gentilezza, senza farmi male, accarezzando la pelle quasi con timore. Il suo tocco era morbido, non come quello di Thomas.
«Che bel bambino che abbiamo qui!» esclamò Oscar sorridendo «Anche se credo che questo semplice accappatoio non sia adotto a te»
Divenni rosso come un peperone per la vergogna e strinsi le mani sulle ginocchia, abbassando lo sguardo.
Oscar rise di gusto e mi afferrò per i fianchi, sollevandomi e portandomi sulle sua ginocchia. Impreparato a quell’azione non mi resi nemmeno conto di quello che fosse successo.
Quella situazione era piuttosto imbarazzante! Era molto più grosso di quello che pensassi e sopra di lui sembravo un bambino.
Il rossore e il calore svanirono del tutto quando incrociai erroneamente lo sguardo di Thomas che mi stava osservando con rimprovero.
Cosa avevo fatto di sbagliato?
Tutto il calore che prima investiva il mio corpo si era trasformato in freddo glaciale.
«Non mi sembrava di averti detto che potevi allargarti così tanto. LUI È MIO!» tuonò Thomas minaccioso «Inoltre nessuno ti ha invitato qui!»
Quell’uomo però non sembrò farci minimamente caso e continuò ad accarezzarmi i capelli, come se fossi un cane.
Era tutto così… sbagliato!
«Non te lo rubo mica! Mi assicuro semplicemente che tu lo tratti bene. Sai non mi fido molto di te, riusciresti ad uccidere anche questo adorabile cucciolo.»
Uccidere?
Mi agitai e guardai Oscar preoccupato, ma lui continuava a sorridermi.
«Non devo certamente dare spiegazioni a te!»
«Ovviamente no! Ma guarda questo piccoletto. È troppo dolce!»
Strofinò la sua testa contro la mia nuca.
Thomas fulminò Oscar con lo sguardo, mi afferrò per il poso e mi sollevò, tirandomi a sé. Persi l’equilibrio e caddi su di lui.
«Non ti devi intromettere! Lui è MIO! Questa è l’ultima volta! Non devi toccarlo!»
Era per caso… geloso? Osservava Oscar come se fosse un pericolo e mi teneva stretto a sé con fare protettivo.
Nonostante il suo sguardo, Oscar non sembrava pericoloso, tutt’altro, sembrava gentile e il suo sorriso, anche se un po’ strano, era dolce. La sua presenza non era come quella di Thomas, ti faceva sentire a tuo agio, mentre Thomas… lui era… pericoloso.
Oscar alzò le mani in segno di resa e si mise in piedi.
Guardai perplesso Thomas. Il suo viso era fermo e non lasciava trasparire nessuna ombra di dubbio.
Anche se mi stringeva in quel modo, mi sentivo in un certo senso, protetto. Nessuno mi aveva mai stretto a sé, lui era il primo. Era una sensazione piacevole, nonostante le sue mani fossero più fredde del ghiaccio, ma non era importante. E poi, cosa che non avevo notato prima, il suo profumo era delicato, dolce, fresco. Era… menta?
Inconsciamente mi strinsi a lui, aggrappandomi alla sua camicia e, lasciandomi cullare da suo respiro lento e regolare e dal suo dolce profumo, chiusi gli occhi e mi addormentai sorretto dalle sue mani forti.
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