Mi aveva stretto tanto forte che quasi avevo smesso di respirare, la sua pelle fredda emanava un fantastico profumo. Non mi stava facendo male, mi sfiorava la schiena con due dita e mi baciava il capo delicatamente. Il mio cuore batteva all'impazzata, la mente era diventata leggera come una piuma e il petto sembrava voler scoppiare dalla gioia. Non ero abituato a ricevere tanto affetto.
Piansi.
«Rei..» sussurrò dolcemente.
Nascosi il viso tra il suo collo e la sua spalla e lasciai che le sue braccia mi stringessero più forte. Volevo che quel momento non finisse mai, che durasse in eterno, come se non avessi più potuto provare niente del genere. Ma sentivo anche che Thomas non me li avrebbe fatti mancare.
«Rei, andiamoci a lavare.» disse per poi darmi un leggero bacio sulla fronte.
Mi sciolsi dal suo abbraccio e guardai i suoi occhi del colore dell'oro e mi persi nell'ammirarli.
«Sei bellissimo.» mi anticipò nel dire quella parole.
«Anche tu.» dissi posando le labbra sulle sue.
Thomas sorrise e portò una mano dietro la mia schiena mentre l'altra la passò sotto le mie ginocchia e in pochi secondi mi ritrovai tra le sue braccia mentre uscivamo dalla camera da letto.
Entrammo in bagno e mi adagiò dentro la vasca delicatamente.
Era incredibile come fosse riuscito a cambiare atteggiamento nel giro di poco tempo. Se prima era un pazzo psicopatico e sadico, ora era dolce.
Il modo in cui mi baciava, mi proteggeva, stringeva a sé e come mi toccava era confortate.
Adoravo, anzi amavo quel Thomas. Ogni volta che mi trattava con quella delicatezza e dolcezza lasciavo che lui lo facesse, sciogliendomi al suo tocco. Poteva fare di me ciò che desiderava.
Sentii l'acqua calda sfiorarmi le punte dei piedi. Sollevai lo sguardo dalle cosce bianche macchiate da lividi violacei e i miei occhi si posarono su quelli di Thomas seduto di fronte a me con le labbra sollevate in un sorriso dolce.
La grande vasca si riempì lentamente fino ad arrivarmi alle spalle. Mi rilassai e distesi i nervi ed i muscoli. Sospirai e chiusi gli occhi.
«Rei?»
Aprii gli occhi e vidi il viso di Thomas a pochi centimetri dal mio.
«Thomas!» passai le braccia dietro il suo collo e lo avvicinai a me, posando le labbra sulle sue.
Lui invase la mia bocca con la sua e quel bacio casto e puro divenne sempre più lussurioso. Ero felice di stare lì con lui.
Sentii la sua mano stringermi il fianco, lì dove c'era la cicatrice e mi trattenni dal gridare a metà tra il piacere e il dolore. Un alchimia di profumi, emozioni e sensazioni. Volevo Thomas con tutte le mie forze, volevo che quel corpo mi toccasse ancora ed ancora come se non ci fosse un domani.
«Ti amo!» sussurrò sulle mie labbra.
Il cuore mi si fermò per un attimo.
Non avevo mai sentito quelle parole, tantomeno rivolte a me.
Non seppi esattamente cosa mi fosse preso ma era come se la felicità stesse controllando il mio corpo e mi gettai su Thomas e lo strinsi forte come mai non avevo fatto con nessuno e piansi dalla gioia.
«Anch'io, anch'io...» balbettai tra le sue labbra.
La porta si spalancò e una figura sorridente entrò senza nemmeno essere invitata. In quel momento sentii le guance tingersi di un rosso scarlatto e il cuore mancare un battito.
«Guarda, guarda chi c'è qui.» cantilenò Oscar.
Mi immersi nell'acqua fino al naso, imbarazzato come non mai. L'atmosfera che si era creata in quel momento era andata ormai a farsi benedire e Thomas era visibilmente infuriato.
«OSCAR!» ruggì il vampiro facendo tremare gli specchi.
«Ho per caso interrotto qualcosa?» chiese con fare innocente.
Thomas uscì dalla vasca da bagno facendo schizzare l'acqua da tutte le parti e spinse Oscar fuori dalla stanza, per poi prendere una camicia e un paio di pantaloni da un cesto lì vicino e indossarlo.
«Ti aspetto giù!» disse prima di darmi un bacio sulla fronte e uscire anche lui dal bagno.
In pochi secondi rimasi solo in quella stanza fermo immobile a ripensare alle parole che mi aveva detto Thomas. Potevo scendere giù?
Mi sbrigai a lavarmi, passando la spugna su ogni centimetro di pelle, stando attento a non farmi male dove i lividi erano ancora presenti. Presto sarebbero spariti e non ce ne sarebbero più stati, sarebbero rimaste sole le cicatrici e i vecchi ricordi.
Ero finalmente riuscito a scappare, quasi non me ne ero proprio reso conto e dovevo solo ringraziare Thomas.
Passai una mano sulla cicatrice sul fianco e riportai alla mente il momento in cui fui ferito. Mamma e papà stavano litigando violentemente, erano ubriachi, papà aveva un coltello in mano e lo stava puntando contro la mamma, io avevo sette anni e osservavo tutto da sotto il tavolo della cucina. Avevo paura, stavo piangendo. Quando provai a scappare papà mi afferrò e mi puntò il coltello alla gola. Gridava di volermi ammazzare, che ero io la colpa delle loro sventure, che ero un bastardo. Diceva altro, ma io avevo così paura che non riuscivo a sentire niente. Poi sentii un dolore lancinante al fianco e vidi il coltello piantato proprio dove il rosso si espandeva sotto la maglietta.
Non mi ricordavo cos'altro accadde dopo o come fossi sopravvissuto, ma sapevo per certo di essermi risvegliato per l'ennesima volta in ospedale.
Mi ero distratto, avevo sbattuto contro il tavolo dove c'era il coltello e mi ero pugnalato da solo. Questo aveva detto mio padre ai dottori senza farsi troppo problemi nel mentire.
Aprii gli occhi e mi accorsi in quel momento di star piangendo.
Mi asciugai con il dorso della mano le lacrime e uscii dalla vasca, dovevo raggiungere Thomas.
In meno di dieci minuti ero asciutto e vestito con una delle camicie di Thomas e stavo scendendo per la prima volta le scale dell'abitazione con i piedi scalzi.
Era più grande di quel che ricordassi.
Appena scese le scale notai una porta aperta e dietro di essa si sentivano delle voci.
Entrai e vidi i due vampiri parlare seduti sulle poltrone di quello che doveva essere un grande salone.
I miei occhi viaggiarono per tanto tempo prima che mi accorgessi che i due avevano smesso di parlare e mi stavano guardando.
Abbassai lo sguardo e giocherellai con le dita delle mani, mentre le guance si tingevano di rosso proprio come le orecchie.
«Scusate, vi ho disturbato.»
Thomas aprì la bocca pronto a dire qualcosa, ma Oscar lo precedette: «Stavamo giusto parlando di te, Rei.» sorrise e con la mano accennò ad avvicinarmi. «Vieni, ho qualcosa per te.»
Sollevai lo sguardo e mi avvicinai a piccoli passi, timoroso. Oscar uscì dalla tasca dei pantaloni un pacchetto poco più grande della sua mano e me lo porse.
Guardai Thomas cercando conferma nei suoi occhi e lui annuì. Presi il pacchetto e lo scartai. Era una scatola tutta nera con un raffinata scritta d'oro.
«Schokolade...?» lessi.
«È cioccolato.» mi anticipò Oscar. «Preso direttamente a Vienna.»
Mi si illuminarono gli occhi e aprii la scatola, impaziente e ne assaggiai un pezzo: era buonissimo.
«Gr-grazie!» balbettai felice.
«Figurati, mi trovavo nei pressi di una famosa cioccolateria viennese e mi sei subito venuto in mente, ma non pensavo che saresti rimasto così sorpreso.»
Oscar mi prese per il fianco e mi avvicinò a sé, facendomi cadere su di lui. Con la coda dell'occhi vidi Thomas artigliare il bracciolo della poltrona.
«Poi ho preso un'altra cosa.»
Uscì un sacchettino dall'altra tasca e lo fece ciondolare davanti ai miei occhi.
«Oscar,» disse Thomas prima che potessi prenderlo. «Non ti stai allargando un po' troppo?»
«Chi, io? È solo un pensierino.» si scusò Oscar consegnandomi il sacchettino.
Era rosso, chiuso da cordicelle dorate ed era anche pesante.
Lo aprii e rimasi a bocca aperta.
Era una collana in argento a cui era attaccato un pendente, una pietra rossa a forma di goccia.
«È un rubino.»
«Fammi indovinare, sei passato davanti ad una gioielleria e quando l'hai visto hai pensato a lui?» chiese Thomas visibilmente irritato.
«Come l'hai capito?»
Thomas ringhiò furioso.
«Calmati, calmati, non ho intenzione di rubartelo.» Oscar prese la collana e mi aiutò a metterla. «Ecco fatto, ora puoi andare da quel permaloso.»
Risi e mi alzai da Oscar per mettermi accanto a Thomas che velocemente mi artigliò il fianco e mi fece sedere sulle sue gambe e mi baciò il collo facendomi arrossire per l'imbarazzo.
«Tu invece, perché non gli compri qualche vestito, visto che presto ci sarà la festa.»
Thomas si fermò di scatto e guadò Oscar dritto negli occhi, mentre quest'ultimo divenne serio.
«Thomas, hai dato che ci sarai e non puoi più tirarti indietro!» la sua voce sembrava volerlo sgridare.
«Non ti preoccupare, verrò, ma non credere che qualcosa possa cambiare.»
«Non ne sarei così sicuro, Thomas.»
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