«Lo so benissimo, sciocco!» Ringhiò la fata «E ora ti toccherà dire al re che la sua amata figliola è morta perché non avete saputo proteggerla! Ah ah ah!» e ridendo come una pazza invasata, la fata si buttò dalla finestra e volò via.
Ma la principessa non era morta, ricordate cosa aveva detto la più giovane delle fate? Era solo caduta in un sonno profondo, che solo un bacio d'amore avrebbe potuto spezzare.
Poco dopo, il re e la regina rientrarono a palazzo e sentirono un sacco di rumore provenire dalla torre, dove tutti quanti ormai si erano assiepati nel tentativo di svegliare la principessa. I reali accorsero subito, si fecero largo tra la folla e videro la loro amata, bellissima, intelligente e fortissima figliola che giaceva immobile sul pavimento.
Si sentirono subito invadere dalla disperazione: ordunque non erano servite a nulla tutte le loro precauzioni? Per quanto avrebbe dormito la loro bambina?
La regina baciò suo marito
«Non preoccuparti» gli disse «Sistemeremo tutto» e dette tutti gli ordini necessari affinché il lungo e immobile sonno a cui la sua amata piccola era stata condannata fosse confortevole e tranquillo.
La principessa fu portata nella sua camera, adagiata sul letto con le coperte ricamate con il blasone del serpente d'argento, sotto un baldacchino di seta azzurra, e pareva davvero che stesse bene. Era bellissima come sempre, per nulla pallida, ma con le guance rosee e le labbra di un delicato color corallo atteggiate nel suo solito sorriso gentile.
Un messaggero del re avvertì la fata giovane dell'accaduto.
In quei sedici anni, la buona fata che aveva permesso alla principessa di sopravvivere era diventata molto più potente. Adesso faceva parte del consiglio supremo e i suoi poteri forse le avrebbero anche potuto salvare la vita.
Non appena seppe la notizia, ella si mise in viaggio su un carro che, si dice, era trainato da due draghi rossi. Dove lo parcheggiò, una volta arrivata a destinazione, rimane un autentico mistero. Avete una vaga idea di quanto siano grandi due draghi rossi? Magari, però, erano due cuccioli.
Il re e la regina la ospitarono con tutti gli onori e le raccontarono tutto. La fata approvò i loro provvedimenti, annuendo solennemente.
«C'è qualcosa che possiamo fare?» Domandò allora il re, torcendosi le mani «Sei la sua madrina, ti prego, aiutala!»
«Ora ne avrei il potere» rispose la fata «Se solo non fosse stato mio l'incantesimo che ora la imprigiona. È una questione di principio magico: mi è impossibile rimangiarmi quanto ho detto, purtroppo. Perciò solo un bacio d'amore potrà risvegliarla»
«Allora» disse la regina «È presto risolto, no? Io amo mia figlia sopra ogni altra cosa, anche sopra me stessa. Mi basterà baciarla per risvegliarla»
«È più complicato di così. Ero giovane e inesperta e ho formulato, per sbaglio, l'incantesimo in modo che solo l'amore romantico posso svegliarla. Per noi fate ci sono formule specifiche, che diciamo nella nostra testa, a seconda del tipo di amore che intendiamo. È stato un errore, il mio, ma almeno le ha salvato la vita...»
«E allora cosa faremo?» disse il re, disperato «Questo bacio d'amore potrebbe avvenire ora o fra duecento anni! Io sono suo padre e non lo so, non lo so proprio se a lei piacesse qualcuno...»
«Non deve piacere a lei. Basta che sia un bacio d'amore» spiegò la fata «Ma hai ragione. Deve essere puro e autentico, quindi può avvenire ora o fra cent'anni, tanto il corpo della vostra piccola non si decomporrà, verrà preservato...»
«Ma noi moriremo!» esclamò la regina «E per il resto delle nostre vite mortali non vedremo più, mai più, la nostra bambina sveglia».
La fata ci pensò su, poi sorrise
«Come vi ho detto, i miei poteri sono molto più grandi adesso. Ho una soluzione».
Con la bacchetta magica, la giovane fata sfiorò cose e persone: le damigelle, le guardie, i cortigiani, cuochi, sguatteri, valletti, cani, cavalli e cavalieri. E tutti, appena toccati da quel magico oggetto, caddero profondamente addormentati.
Non è spaventoso, il potere delle fate? Non credo che vorrei mai incontrarne una.
Comunque, questa giovane e potentissima creatura aveva fatato tutti quanti nel castello, contro la loro stessa volontà, perché si svegliassero solo quando anche la principessa avesse riaperto gli occhi, strappandoli via alle loro famiglie.
Quel giorno, furono molti i figli e le mogli che non videro tornare a casa i padri e i mariti che la fata, credendo di far bene, aveva addormentato.
Il re e la regina emanarono un editto che proibiva di avvicinarsi alle mura del castello reale, poi anche loro furono addormentati, assisi sui loro troni nella grande sala.
Quando dentro il castello non vi fu più nulla di animato, la fata fece crescere tutto intorno al castello una tetra foresta impenetrabile con alberi altissimi e rovi così fitti che nessuno avrebbe potuto passarci attraverso e che si dice sia il cuore stesso della zona del pentimento.
Da quel mare intricato di rami e spine spuntavano solo le cime delle torri più alte, come aguzzi coltelli puntati verso il cielo.
Ovviamente, la leggenda della Bella Addormentata si sparse a macchia d'olio in tutto il paese.
Si raccontava che il suo cuscino fosse d'oro e che la camera in cui dormiva contenesse rarità inimmaginabili, e che chiunque l'avesse svegliata si sarebbe tenuto tutti i soldi e anche la principessa.
Come sicuramente avrete immaginato, un sacco di cavalieri e perfino di principi cercava di penetrare nel castello, passando attraverso la selva fitta e oscura, ma invano: quelle spine erano una muraglia impenetrabile, abitata forse persino dai demoni, e se qualche ragazzo si ostinava a passare aiutandosi con una lama, le piante gli laceravano la carne, lo imprigionavano, lo torturavano e soffocavano finché non moriva.
Se questa fosse stata una favola, e non una leggenda sui nostri vecchi sovrani Mordo e Leda, si sarebbe conclusa in modo diverso... e magari la gente avrebbe capito che era del tutto inutile provare ad attraversare la grande foresta per raggiungere il castello.
Ma la gente non lo capiva mica! Ogni anno almeno una dozzina di giovani provavano a raggiungere la Bella Addormentata nel suo castello, anche solo per rubare i suoi gioielli e il suo cuscino d'oro (che non è neppure detto che sia davvero d'oro, molti concordano che sia un dettaglia aggiunto per abbellire la storia), e immancabilmente non ritornano più.
L'unico modo per uscire sani e salvi dalla zona del pentimento era seguire la Strada Azzurra. Anche se il paesaggio non era dei più belli, la Strada da quel che ne sapevo era del tutto sicura e se si evitava di fermarsi troppo a lungo si poteva tranquillamente riuscire ad uscire da quei critici chilometri come se si fosse fatta solo una lunga passeggiata.
Si dice comunque che un giorno un giovane (o una giovane, ormai si spera che chiunque ce la faccia) riuscirà ad attraversare la selva, ad entrare nel castello e svegliare la principessa, riportando tra noi non solo lei, ma anche Mordo e Leda, che ci condurranno tutti, nuovamente, nei tempi d'oro.
Da piccola sognavo sempre che un ragazzo ce la facesse, che i tempi d'oro tornassero, ma crescendo capii che il tributo di vite umane che ogni anno quella foresta esigeva era forse un po' troppo alto per continuare a sperare e mi augurai soltanto che smettessero di farsi del male così.
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