Il giorno della festa era giunto.
Thomas non si era fermato un secondo, camminava per tutta la casa, nervoso come non mai.
Per l'occasione mi aveva fatto confezionare un vestito, un completo nero con una camicia bianca sotto.
«Thomas, sei sicuro che possa venire con te?» chiesi dubbioso.
Thomas sorrise, mi prese il viso tra le mani e mi baciò la fronte. «Finché resterai accanto a me non dovrai preoccuparti di niente.»
Posai una mano sulla sua e l'accarezza. «Mi fido di te.»
«Bene.»si staccò «Margaret!»
In pochi secondi la serva spuntò con al seguito le altre donne. «Si, signore?»
«Preparate Rei» posò una mano sulla mia guancia. «Che diventi ancora più bello!»
Arrossì e mi lasciai accarezzare da quelle soffici dita.
Mi allontanai da lui e lasciai che le mani inconsistenti delle servitrici si posassero sul mio corpo.
Dopo poco meno di un ora era già pronto, indossavo gli abiti che mi aveva regalato Thomas e il pendente dello zio Oscar. Margaret e le altre mi avevano lavato, vestito e curato in ogni minimo dettaglio. Quando uscirono tutti dal bagno, guardai il mio riflesso. I capelli neri erano lisci come la seta, gli occhi grigi erano attorniati da pesante trucco nero e le labbra rese lucide dal lucidalabbra, le unghia erano state limate e ricoperte da smalto nero.
Ero... provocante.
Entrai nella stanza di Thomas, a testa bassa, imbarazzato, ma lui non disse niente. Quando sollevai lo sguardo lo incastrai mentre mi osservava meravigliato.
«Sei... fantastico...» sussurrò lui.
Mi venne incontro e mi avvolse con le sue braccia robuste e forti.
«Tutti saranno invidiosi perché tu sarai il più bello in assoluto!» si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: «E stasera, dopo la festa, sarai solo mio!»
Sentii la sua mano stringersi sui miei glutei.
Sussultai e mi morsi le labbra.
Dopo mezz'ora anche Thomas era pronto, vestito di tutto punto e i lunghi capelli neri raccolti dietro la testa con un nastro grigio scuro.
Eravamo pronti ad andare, per la prima volta sarei uscito da quella casa, eppure ero preoccupato perché quella era diventata ormai la mia casa e poi sarei andato a finire in un covo di mostri succhiasangue, ma Thomas aveva detto che con lui sarei stato al sicuro.
«Rei,» il suo tono di voce era più cupo, lo guardai e i suoi occhi erano seri. «devo fare una cosa.»
«Mi stai spaventando...»
«Non devi aver paura Rei, devo fare in modo che gli altri non provino a farti del male.» si avvicinò e mi prese il collo. «Farà un po' male.»
Annuii e strinsi le labbra tra i denti preparandomi al dolore. Lo sentii presto, nonostante mi avesse prima baciato e leccato la pelle, quando i suoi denti affondarono nella carne. Trattenni le lacrime per non rovinare quello a cui avevano lavorato Margaret e le altre.
Thomas mi accarezzò la testa mentre i suoi canini affondavano ancora di più, non stava bevendo il mio sangue, stava solo lasciando il segno, ma faceva comunque male.
Liberai un gemito di dolore e aspettai che quella tortura finisse.
Thomas si staccò e si pulì le labbra dal sangue.
«Scusami Rei.» mi abbracciò e mi bacio il capo.
Mi prese per le spalle e mi guardò bene. Non avevo pianto, ma gli occhi erano sicuramente arrossati.
«Rei, ascoltami, a quella festa ci saranno tanti vampiri, tu per loro non sei altro che cibo e anche se per me sei tutto, questo loro non possono capirlo. Se proveranno a morderti o anche se provassero a sfiorarti devi chiamarmi immediatamente, capito?»
Annuii.
«Non dovrai toccarmi o parlarmi, dovrai solo seguirmi e obbedire ai miei ordini, non guardare negli occhi nessuno o provocare nessuno.»
Annuii ancora e guardai Thomas dritto nei suoi occhi color oro e lui in risposta depose un bacio sulle mie labbra.
Sfiorai con un dito la ferita al collo, ma una fitta lancinante mi costrinse a ritirare la mano. Quasi mi ero dimenticato di quella sensazione e quel dolore.
Uscimmo dalla residenza.
Appena misi piede fuori un dolce venticello freddo mi accarezzò il viso, era notte e il cielo era pieno di stelle luminose. La casa di Thomas era immersa all'interno della foresta.
"Quella foresta..." mi ritrovai a pensare ricordando il nostro primo incontro, non molto piacevole.
Fuori ci attendeva lo zio Oscar a pochi metri da noi, sorridente vestito con un completo rosso cremisi con ghirigori neri.
«Pronti ad andare?» chiese rivolgendosi a Thomas.
«Non vedo macchine...» sussurrai provando a scorgere da qualche parte la vettura.
Oscar rise. «Non ce ne di bisogno.»
«Andiamo a piedi?» chiesi a Thomas confuso, non mi sarei mai aspettato che qualcuno come lui non possedesse una macchina, in fondo aveva una casa enorme.
Thomas si lasciò sfuggire una risata.
«Che c'è» borbottai cominciando ad irritarmi.
Una mano si posò sulla mia spalla, mi voltai di scatto e vidi Oscar accanto a me, sorridendo ancora.
«Ma... come...?»
Come aveva fatto a spostarsi così velocemente senza nemmeno emettere un suono?
«Come credi che questo tizio arrivi nei momenti meno appropriati senza nemmeno chiedere il permesso?»
Guardai stordito prima Thomas poi Oscar senza capire ancora quello che stessero dicendo.
«Posso teletrasportarmi.» rispose Oscar.
Rimasi a bocca aperta. «Davvero?»
«Purtroppo sì.» rispose Thomas senza troppo entusiasmo.
«Allora, possiamo andare?» chiese Oscar porgendo entrambe le mani a me e a Thomas.
Adagiai lentamente la mano sulla sua che in risposta la strinse forte.
«Meglio tenersi.» rise Oscar. «Piccole regole: non muoversi, non parlare e non vomitare.»
Vomitare?
Fu un attimo, era come se tutto si fosse fermato per un istante per poi muoversi ad un velocità incredibile, come a volermi risucchiare dentro.
Non mi accorsi nemmeno di aver chiuso gli occhi.
«Rei?» mi chiamo una voce.
Sollevai le palpebre e mi ritrovai davanti il viso di Thomas che mi osservava preoccupato. «Va tutto bene?»
Scossi leggermente il capo. Avevo capito perché Oscar mi avesse detto di non vomitare, avevo la nausea e credevo che avrei potuto rimettere ciò che avevo nello stomaco molto presto.
«È più che normale la prima volta» Oscar mi diede una pacca sulla spalla. «E poi sei un essere umano, non credevo nemmeno che saresti sopravvissuto.»
Thomas lo fulminò con lo sguardo. «Cosa hai detto?»
«Beh, non ho mai trasportato essere umani prima d'ora.»
«E cosa aspettavi a dirmelo?» sbraitò Thomas.
«Preferivi prendere l'aereo?»
«Aereo?» mi intromisi prima che cominciassero ad azzuffarsi.
Entrambi si voltarono verso di me.
Thomas mi posò una mano sulla schiena.
«Benvenuto a Londra.»
Sudicio vampiro, Surugul! Quel maledetto aveva organizzato una festa e non mi aveva invitato. Il vampiro più potente, appartenente alla più prestigiosa famiglia...
Chi si credeva di essere? Prima di organizzare una di quelle sue ridicole feste, avrebbe dovuto chiedere il mio permesso!
Aveva mancato di rispetto a me, alla mia famiglia!
Thomas...
Quel bastardo era presente.
Beh, gliel'avrei fatta pagare, in un modo o nell'altro. Avrei fatto ritornare tutti al loro posto.
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