Se prima era timoroso e spaventato all'idea di uscire fuori, adesso riempiva i suoi occhi di meraviglia. Contemplava con un sorriso lo spettacolo che si era posto davanti: il giardino. Un grande appezzamento di terra che circondava la casa per varie decine di metri, tutto ricoperto di alberi, cespugli e fiori. Un vialetto portava dalla case ad un piccolo ma elegante gazebo bianco.
Un piccolo paradiso sulla terra.
Spinsi la sedia e lasciai che il corpo di Rei si immergesse in tutto quel verde. Osserva i fiori, i boccioli delle rose e provava a sfiorarne qualcuno, curioso, proprio come un bambino.
Doveva mancargli tutto questo...
Infondo Thomas non l'aveva mai fatto uscire dalla sua casa.
Rideva ogni qual volta che una farfalla gli si avvicinava.
La sua risata era il suono più angelico che potesse esistere al mondo.
«Ti piace?» era quasi inutile chiederlo, però volevo sentire la sua voce.
«È fantastico!»
«Puoi stare qui tutto il tempo che vuoi, devi solo chiederlo.»
Strinse quelle piccole spalle e portò la testa indietro. Per la prima volta vidi i suoi occhi dello stesso colore della tempesta vivi e non arrossati dal pianto.
Sorrise. «Grazie, Oscar.»
Sistemai meglio la sedia di Rei al tavolo all'interno del gazebo.
«Allora, vuoi qualcosa?»
Ma non mi rispose.
I suoi occhi erano concentrati su una foto appesa in un angolo della costruzione.
Avevo dimenticato che era lì.
«Thomas...» sussurrò stringendo i pugni.
Guardai la foto con malinconia: Thomas, io in piedi e sorridenti, separati da un ragazzo seduto su una poltrona dagli inconfondibili occhi grigi e i capelli neri, Stephen.
Quanti anni fa era stata fatta questa foto? Cinquanta? Settanta?
Erano tempi diversi, tempi in cui Thomas sorrideva. Prima della grande catastrofe.
«Rei, credo che debba darti delle spiegazioni.»
Tutto quello lo riguardava, anche più di quanto avrei potuto immaginare.
«Quel ragazzo, quello che ti assomiglia si chiama Stephen. La mia famiglia e quella di Thomas insieme formavamo una delle casate più importanti ed invincibili, tra di noi c'era un legame molto speciale. Eravamo sempre insieme. Tutto andava bene: nessuna famiglia si opponeva a noi. Poi arrivò Stephen.»
Non riuscivo a staccare gli occhi da quella maledetta foto. «Ce lo presentarono ad una riunione delle tre famiglie, io e Thomas eravamo a malapena dei ragazzi mentre lui era un bambino. Subito si unì a noi, infondo una amicizia del genere non poteva fare altro che giovare alle nostre famiglie: i tre nuovi capofamiglia amici d'infanzia.
Thomas però non provava una semplice amicizia e con il passare del tempo tutti e tre crescemmo. Stephen divenne un ragazzo bellissimo e Thomas non poté fare altro che innamorarsene. Allora si creò un legame più profondo tra i due. Non furono poche le volte in cui li coprì dicendo che eravamo insieme mentre loro stavano da soli.
Tutto andava bene: si prospettava uno dei migliori futuri per i due, ma entrambi sapevano che i loro genitori non li avrebbero accetti. Nonostante tutto Thomas era pronto a perdere tutto per Stephen, ma quest'ultimo non provava sentimenti così profondi.
Un giorno vennero scoperti mentre erano a letto insieme.»
Flashback:
I due dopo aver manifestato il loro amore stavano ancora abbracciati. Il giovane Thomas baciava il corpo del più piccolo con affetto, facendolo sorridere.
«Ti amo Stephen.»
«Anch'io.» rispose questi attirando a sé le labbra del maggiore.
Thomas si mise sopra di lui, stringendogli i polsi contro il materasso, contemplando il suo amato. La sua pelle bianco latte segnata dal suo amore per lui, le labbra rosee gonfie, gli occhi del grigio più profondo.
Tutto in lui era perfetto.
Poi la porta si aprì, mostrando il viso sconvolto di un uomo: il padre di Stephen.
Subito il piccolo cominciò a gridare. «Padre, aiutatemi! Vi prego!»
Thomas guardò Stephen che si dibatteva contro di lui, mentre delle lacrime uscivano dai suoi occhi.
«Stephen...» sussurrò il ragazzo.
«Allontanati da mio figlio!» grido l'uomo scagliandosi contro Thomas e colpendolo al fianco.
Thomas si gettò per terra, dolorante.
«Padre!» il ragazzo di gettò tra le braccia del padre, piangendo, stringendosi a lui. «Padre...»
«Adesso va tutto bene Stephen.» si voltò adirato verso il vampiro che giaceva ancora per terra. «Come hai osato fare una cosa del genere a mio figlio?!»
«Mi ha costretto padre, io non volevo.» la sua voce era rotta dal pianto. «Mi ha picchiato e poi...» si sfogò in un forte pianto contro il petto del padre.
Thomas assisteva a quella scena sconvolto. Non riusciva a dire niente, cosa stava succedendo? Perché Stephen stava dicendo quelle cose?
«Stephen...» riusciva solo a pronunciare il suo nome.
Fine Flashback
«Stephen incolpò Thomas di averlo violentato più volte e nonostante Thomas provasse a difendersi nessuno lo ascoltò, nemmeno i suoi genitori. Venne esiliato, diseredato e privato di ogni suo avere. Ciò che Thomas ha adesso se l'è guadagnato con la fatica e solo adesso dopo molti anni è ritornato a fare parte dell'aristocrazia lo dimostra il fatto che Surugul lo abbia invitato ad una delle sue feste.»
«È per questo che lo guardavano tutti alla festa?»
«Sì, ma anche per la tua somiglianza con Stephen, siete due gocce d'acqua.»
Rei si irrigidì e prese a torturare un lembo della sua camicia.
«Perché?»
«Questo non lo so.»
Tutta la magia che si era creata intorno a quel piccolo corpicino alla vista del meraviglioso giardino si era dissipata in pochi istante, solo a causa di una foto e di una storia che ormai non sembrava voleva avere un lieto fine.
«È per questo che Thomas mi ha preso con sé, perché voleva vendicarsi di lui.»
Scattai, gli strinsi le braccia e lo guardai dritto negli occhi. «Non è affatto vero Rei! Thomas non farebbe mai una cosa del genere.»
«L'ha fatta.» pianse. «Mi fa male, Oscar! Lui mi ha fatto quelle cose, perché non lo capisci? Non riuscirò mai più a camminare, solo per colpa sua!»
Lo strinsi tra le mie braccia, i primi singhiozzi cominciarono a farsi sentire.
«Mi ha fatto male, tanto male.»
«Rei, lui ti ama, ti ama veramente tanto, non ti avrebbe mai fatto niente.»
Allora perché l'aveva fatto? Nemmeno io ero sicuro di quello che stavo dicendo.
«No...»
Perché più provavo a renderlo felice più lo ferivo?
«Adesso basta, Rei.» lo guardai cercando di sorridere come meglio potevo. «Vuoi un po' di cioccolata?»
Annuì.
«Bene, vado a prepararla. Tu aspettami qua.»
Mi stava lasciando solo?
Era scomparso in un secondo, smaterializzandosi davanti ai miei occhi.
Per Thomas non ero altro che un sostituto, qualcuno per cui non provava niente, solo sfogare i suoi desideri.
Sentivo il cuore pesante, faceva male più di qualunque altra cosa.
Non mi rimaneva altro che guardare i fiori... o quella foto.
Mi avvicinai.
Era identico a me.
Thomas sorrideva.
Oscar era veramente felice.
Io ero maledettamente sbagliato.
«Ciao Rei...»
Il sangue si gelò nelle vene. Quella voce...
Mi girai e fu come guardarsi in uno specchio.
«Ti va di giocare con me?»
Gridai.
Gridai più forte che potevo, mentre mi sentivo risucchiare da quegli occhi dello stesso colore della tempesta.
Non rimaneva altro che versare la cioccolata nella tazza, quando lo sentii gridare.
Mi materializzai all'interno del gazebo. Rei stava per terra, le mani che stringevano la testa talmente tanto forte che sembrava la volesse rompere e gli occhi spalancati.
«REI!»
Mi gettai al suo fianco e lo strinsi tra le braccia. «Che succede?»
Sussurrava parole sconnesse e senza senso.
«Mandalo via.» disse poi.
«Mandare via? Chi?»
Indicò un punto del gazebo con la mano che gli tremava, ma non c'era nessuno.
«Mandalo via, mandalo via, MANDALO VIA!»
«Rei...»
Lo presi tra le braccia, nonostante si ribellasse e lo portai dentro.
Che cosa gli stava accadendo?
Dovevo andare da lui, ad ogni costo, in quella maledetta casa rimbombavano ancora le sue grida di dolore.
Dovevo salvarlo.
Dovevo salvarlo da me stesso.
Dovevo salvarlo da Stephen.
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