Alex sembrava recalcitrante a parlare, ma Murdo lo stuzzicava senza dargli modo di sottrarsi a quella conversazione. Craig continuava a palleggiare lo sguardo tra i due senza riuscire a intervenire: il loro botta e risposta era tanto rapido e assurdo che lo aveva preso contro piede, insieme a tutto il carico di informazioni confuse che faticava a elaborare prima che ne arrivassero di nuove e sempre più strane. Alex aveva serrato la mandibola e si era incupito ancor più; l'ultima provocazione di Murdo gli aveva strappato un fremito che Craig ebbe l'impressione di aver sentito sulla propria pelle «Io faccio il mio dovere. A differenza tua. Dovrei fare rapporto al Consiglio» il biondo, al contrario, appariva tranquillo e sereno «Fai pure. Non mi importa nulla di loro... E non dovrebbe importare nemmeno a te. Siamo Figli delle Fate, noi. Loro stessi hanno messo in chiaro di non volerci tra i piedi»
«Murdo, ora basta» lo sguardo di Alex era diventato di ghiaccio. La sua voce, quando rispose, era più bassa di almeno un'ottava; eppure, il tono del pompiere era talmente intimidatorio che Craig sentì un brivido lungo la schiena. Tuttavia il biondo non sembrava esser preoccupato e continuava a sorridere con fare provocatorio, seduto con fare rilassato sulla sedia, con gli occhi che sostenevano lo sguardo di Alex «Inizio a pensare che tu non voglia far sapere al nostro Craig quello che ha dimenticato per un tuo tornaconto, caro cugino. Forse sono io che devo far rapporto al Consiglio».
In quel momento, sempre più confuso da quei discorsi che non riusciva a comprendere, Craig si sporse in avanti cercando di interporsi tra Alex e Murdo «La smettete di parlare di me come se non ci fossi?» nella stanza calò il silenzio; la tensione si poteva tagliare col coltello, ma venne subito smorzata dalla risata leggera di Murdo «Hai ragione, scusa. È che spesso abbiamo idee differenti.» Craig annuì appena e guardò entrambi senza sorridere. «Allora? Di cosa state parlando? Cosa sono i Figli delle Fate? E perché dovrei essere in pericolo?» si girò a fissare Alex e poi di nuovo Murdo «Vi avviso che mi girano già le palle perché non mi piace scoprire le cose in questo modo, quindi piantatela con le discussioni e spiegatemi» Alex spostò lo sguardo verso la finestra, facendo un cenno della mano verso Murdo per cedergli la parola, senza curarsi di nascondere il nervosismo. Il biondo assottigliò le palpebre guardando il cugino per qualche istante e poi tornò a posare lo sguardo su Craig «I Figli delle Fate sono coloro che sono stati concepiti dall’unione fra una fata e un umano. Siamo dei mezzosangue, insomma. Ci distingue questo segno.» gli indicò il tatuaggio sul dorso della mano di Alex «Il Vortex. Si può dire che la nostra natura magica risieda tutta in esso.»
Craig non poté far a meno di ridere, indeciso se considerare Murdo folle o sentirsi preso in giro «ma che cazzo stai dicendo...» «Ne hai uno anche tu, perché sei uno di noi, solo che… Ecco, la tua metà magica è addormentata, o qualcosa del genere. » suo malgrado, Craig fissò prima il tatuaggio del pompiere, poi la propria mano sinistra sulla quale - come si aspettava - non c’era traccia del simbolo «Ti sbagli, io non ce l’ho. Mi hai scambiato per qualcun altro.» fece scivolare brevemente gli occhi verso Alex che restava chiuso nel suo cupo silenzio con lo sguardo ostinatamente incatenato alla finestra «Cos’è, un modo per tenere lontani gli stranieri, questo vostro raccontare leggende assurde?» chiese, senza ricevere risposta da nessuno dei due «Oppure è uno scherzo? Non fa ridere» fece per alzarsi, infastidito., ma avvertì una piccola scarica elettrica sul dorso della mano e tornò a guardarla: Murdo stava sfiorando con la punta delle dita il punto in cui secondo lui avrebbe dovuto esserci il tatuaggio «La nostra magia si spegne quando siamo lontani dall’isola e per questo anche il simbolo si affievolisce, diventa praticamente invisibile, come è successo a te. Ma basta poco che...» Craig avvertì un formicolio seguito da una fitta dolorosa al petto e per un breve istante gli parve di scorgere un leggero bagliore a forma di spirale sulla mano, sotto le dita del biondo; la ritrasse immediatamente «Ecco, vedi?» la voce di Murdo era trionfante «Ero certo di non essermi sbagliato»
Il texano si fissò il dorso della mano per lunghi istanti, rigirandosela sotto gli occhi increduli «Cos’è, una specie di trucco illusionistico?» chiese, distogliendo lo sguardo dalla spirale solo dopo qualche secondo e osservando prima Murdo con quella sua espressione trionfante ancora stampata in viso, poi Alex che era tornato a guardare verso di lui; non ne era certo, ma gli sembrava che il pompiere fosse preoccupato «Non è un’illusione. semplicemente il tuo Vortex ha reagito alla mia magia» gli spiegò il biondo attirando di nuovo la sua attenzione; Craig assottigliò le palpebre, rimuginando per un breve attimo e decidendo che sarebbe stato al gioco: la sua indole razionale non credeva a una parola di tutta quella storia, ma un’altra parte di sé voleva sentirla, capire dove volesse andare a parare l’altro «Quindi, io sarei un figlio delle fate?» «Proprio così. Sei come noi» Murdo aveva gli occhi che brillavano in un misto di divertimento e soddisfazione: sembrava che non vedesse l’ora di fugare tutti i suoi dubbi «...E noi tre ci conoscevamo già?» «Certo che sì: siamo cresciuti insieme.» affermò l’altro con un sorriso; Craig lanciò un’occhiata di sottecchi a Alex, confuso: poche ore prima il pompiere aveva affermato che non si erano mai conosciuti e adesso invece non smentiva le parole del cugino.
Si ripromise di affrontarlo, più tardi, a quattr’occhi; tornò quindi a rivolgersi a Murdo «Prima hai detto che potrei essere in pericolo. Perché?» il biondo questa volta esitò un momento prima di rispondergli «Ci sono delle entità chiamate Ombre che ti sono nemiche; per questo sei stato portato lontano da qui, quando sono morti i tuoi genitori: per proteggerti» «Proteggermi da cosa, esattamente?» Craig sbuffò, spavaldo «Non penso che delle semplici ombre possano farmi qualcosa di male.» Murdo fece un sorriso divertito e guardò Alex «Non è cambiato, mh? Nonostante tutti questi anni... » commentò e poi tornò a fissare Craig, più serio «Non devi sottovalutarli. È vero che puoi batterli, ma non è semplice come credi. Durante la Grande Guerra, molti dei nostri sono morti per mano loro e come se non bastasse tu non hai completato la tua formazione… Quel poco che avevi imparato, lo hai dimenticato. Al momento sei il più vulnerabile fra tutti, nonostante...» «Murdo.» Alex lo interruppe nuovamente, con un tono basso e imperativo.
Il biondo si zittì e Craig si girò di scatto verso il pompiere, con la fronte aggrottata «Mi spieghi che cazzo c’è? Perché non vuoi che senta quello che Murdo ha da dire?» Alex serrò le labbra e lo guardò dritto negli occhi «Non è questo il modo, né il momento, per farti scoprire queste cose. Non sei pronto. Lo hanno deciso gli anziani e io sono d’accordo con loro» Craig strinse le mani a pugno, sollevando il mento e sfidando con lo sguardo il pompiere «Ah sì? Stammi bene a sentire… Tu per me non sei nessuno. E non so chi siano questi anziani di cui parli. Quindi di cosa avete deciso, non me ne frega nulla. A dirla tutta, mi riesce anche difficile credere a questa storia» rivolse una breve occhiata a Murdo il quale assisteva in silenzio alla loro discussione con tutta l’aria di godersela; quindi, tornò a rivolgersi a Alex «magia, fate… Ombre minacciose… Andiamo. È ridicolo. Quindi o mi spiegate tutto come si deve e mi dimostrate che non sono cazzate, oppure per me questa storia finisce qui. Faccio le valige e riparto. Voi siete tutti matti.» nell’istante stesso in cui pronunciò quelle parole, Craig sentì di non esserne così convinto come voleva dar a vedere: le proprie certezze stavano vacillando e nonostante una parte di lui restasse razionale, in qualche angolo del proprio cervello avvertiva la sensazione che in realtà non fosse così assurda, quella storia.
«Craig...» Murdo provò a dire qualcosa ma Alex sovrastò la sua voce con la propria «Vai, nessuno ti trattiene. Anzi, se te ne torni da dove sei venuto, fai soltanto un piacere a tutti noi. Ha ragione Murdo, non sei cambiato: sei sempre la solita testa di cazzo convinto di avere tutte le risposte.» non stava urlando, ma il suo tono era vibrante e profondo, sembrava in grado di riempire ogni spazio vuoto in quella stanza; prima che Craig potesse dire qualcosa, Alex si alzò afferrando il proprio giaccone e si avviò a grandi falcate verso la porta «Portalo tu indietro. Io ho da fare» borbottò verso il cugino, senza voltarsi a guardare nessuno dei due. Un attimo dopo la porta di ingresso venne chiusa con un tonfo violento e nella casa aleggiò il silenzio per diversi secondi.
«E così… Siamo rimasti soli» Murdo ammiccò verso Craig, con quel suo fare provocatorio e intrigante. Ma il texano non era molto in vena, in quel momento, di cogliere le sue avances. «Che cosa voleva dire?» chiese, ancora accigliato. Murdo sospirò, alzandosi in piedi «Alex è fatto così, non te la prendere. Vedrai che gli passa e torna indietro» commentò, andando verso il piano cottura «Ti preparo un caffè» aggiunse, armeggiando con un bollitore di latta «Eravamo molto amici, noi tre, quando eravamo bambini. Voi due in particolar modo. Probabilmente ora gli dà fastidio pensare che ti sia dimenticato completamente di noi.» si strinse nelle spalle, intento a preparare il caffè promesso. «Non è colpa mia se non ricordo niente.» «Certo che non lo è. Ma...» Murdo si fermò un istante e si voltò a guardare Craig, da capo a piedi, serio. Sembrò sul punto di dirgli qualcosa, ma cambiò espressione e tornò a sorridere con fare leggero «ah, lascialo perdere. A volte si comporta ancora come un ragazzino.» lasciò il bollitore sul fuoco della cucina a gas e andò verso il punto dove si trovava il cavalletto, dietro al quale c’era una sacca che prese e aprì «Sapendo che ti avrei rivisto oggi, ho portato con me alcune foto di quel periodo. Magari potrebbero aiutarti.» gli portò un piccolo album rilegato in pelle e chiuso da un laccetto; era consunto e sulla copertina era stato inciso il nome del biondo.
Craig lo prese e lo aprì, iniziando a sfogliarlo. C’erano decine di fotografie che lo ritraevano con due ragazzini i cui tratti potevano essere quelli di Murdo e di Alex; erano immagini di momenti divertenti e felici, lo sapeva anche se non ricordava nulla. Lo sentiva dentro di sé e in ogni caso i loro visi sorridenti e patinati sembravano bucare la carta e arrivare dritti al suo cuore. «Speravo, tornando qui, di ricordare qualcosa. Invece ho un vuoto totale e adesso, a esser sincero, comincio a pensare di aver avuto un’idea stupida e inutile» mormorò, tenendo gli occhi fissi su quelle foto. Murdo era tornato accanto ai fornelli e stava aspettando che l’acqua bollisse, mentre preparava il caffè preso da un barattolo, sistemandolo in una caraffa col filtro. «Non devi avere fretta. Ricorderai, ne sono certo. Se hai sentito il bisogno di tornare alle origini, significa che qualcosa dentro di te si sta già smuovendo. Ah. E, per inciso, non intendevo dire che sei una testa di cazzo, poco fa, affermando che non sei cambiato. Quelle sono parole di Alex. E in realtà non lo pensa nemmeno lui.» «Non me ne fotte di cosa pensa lui.» Craig aveva risposto rapidamente e in modo infantile, strappando a Murdo una bassa risata «non sei cambiato davvero.» mormorò, con tono divertito, tornando a occuparsi del caffè.
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