«Mi spiace, non avresti dovuto scoprirlo così. Eravamo impreparati al tuo arrivo… Il signor Pratt non ci ha avvisati.» Maude gli rivolgeva le spalle, dentro la grande cucina, intenta a mescolare uno stufato dal profumo invitante. Craig era dal lato opposto della stanza, appoggiato a una credenza con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni; in silenzio la osservava e ascoltava, senza saper bene cosa dire «Non pensavamo che saresti tornato. Quando ti ho visto, non potevo crederci.» aggiunse lei volgendosi a guardarlo con un sorriso materno. Si pulì le mani sul grembiule e andò a prendere una birra nel frigo, la aprì e gliela porse «è quasi pronto» mormorò, tornando vicino ai fornelli. Craig fece un breve cenno d’assenso e bevve una lunga sorsata, con la mente che vagava altrove. Per quanto cercasse di non pensarci, tornava su quanto stava per accadere con Murdo, ma soprattutto provava ancora quel fastidioso senso di colpa per essersi lasciato tentare. Ovviamente non lo aveva raccontato a Maude: quando lei gli aveva chiesto perché fosse tanto contrariato, si era limitato a dirle di aver discusso con Alex perché non voleva parlargli delle sue origini. Lei sembrava già a conoscenza di quella discussione e stava cercando di spiegargli il motivo di tutti quei misteri.
«Come prima cosa ho consultato gli Anziani e...» Craig sbuffò dal naso, con un moto di stizza «Anche tu con questi Anziani… perché devono decidere loro per me? Per voi tutti?» la giovane donna spense il fuoco, prese la pentola fra le mani e si girò a guardarlo «Ogni popolo ha bisogno di una guida. La nostra sono gli Anziani.» gli spiegò, andando a posare la pentola sul tavolo e afferrando un piatto per riempirlo di stufato. «Sono fate, le più antiche. Loro possono vedere ogni cosa e per questo ci affidiamo a loro. Non decidono, ma consigliano. E seguire i loro consigli è una nostra scelta… Ma non farlo è un azzardo.» «Visto come sono andate le cose, nel mio caso credo si siano sbagliati. E poi se possono vedere tutto, perché non vi hanno avvertito che stavo arrivando?» il piatto, pieno e fumante, venne posato sul tavolo e Craig andò a sedersi, affamato. «Perché non glielo abbiamo chiesto, come ti dicevo, non pensavamo sarebbe accaduto. E probabilmente se hanno deciso così, c’è un motivo...» Craig non riusciva a capire come la donna potesse avere una fiducia cieca in qualcuno che non fosse sé stessa: non era certo il suo modo di affrontare la vita. Ma le risposte tranquille e il tono morbido di Maude riuscivano a placare quei suoi moti di ribellione: sembrava che lei capisse appieno quel che stava provando e che non lo ritenesse responsabile per aver dimenticato ogni cosa, a differenza di quanto faceva Alex. A quel pensiero, inevitabilmente serrò con maggior forza la mano sulla forchetta; quel tipo aveva il potere di irritarlo profondamente e non riusciva a tollerarlo… Ma più di tutto non riusciva a accettare che gli importasse così tanto del suo giudizio.
Maude prese posto accanto a lui, poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi il viso fra le mani; Craig la osservò per un lungo momento, cercando nella propria mente un brandello di ricordo dei suoi lineamenti gentili, dei suoi capelli color mogano e gli occhi verde smeraldo, ripensando ai racconti di Murdo sul suo conto; lei era quella, quando erano bambini, che portava equilibrio nel loro gruppo e non faceva fatica a crederci: pur essendo minuta, emanava una grande forza d’animo; inoltre appariva sempre molto tranquilla, serena «Non devi prendertela con Alex, se non ti ha voluto spiegare: sono stati gli Anziani a dirgli di tacere e lasciare che ricordassi da solo. Lui è sempre molto attento al loro parere.» Craig scrollò le spalle, evitando di commentare riguardo il pompiere: non voleva che trapelasse nulla di ciò che lo turbava sul suo conto. Si riempì la bocca con una forchettata generosa che gli sporcò le labbra e il mento; l’esplosione di sapore che lo investì, lo indusse a spalancare gli occhi: non aveva mai mangiato niente di così buono, che ricordasse, eppure al tempo stesso avvertiva la sensazione di esser tornato a casa, come se quel pasto avesse innescato qualcosa dentro di lui. «Ti piace? Era il tuo piatto preferito. Mangia con calma, non abbiamo fretta» Craig annuì, butto giù il boccone assaporandolo e socchiudendo gli occhi; si sentiva rigenerato da quel cibo e improvvisamente si rese conto di essersi calmato del tutto.
Si passò il dorso della mano sulla bocca per ripulirsi e tornò a guardare Maude «È strano. Non posso dire di ricordare. Ma… Da quando sono arrivato sento delle cose» lei lo guardò con maggior attenzione, invitandolo a proseguire con un cenno del capo «Ad esempio il bosco maledetto: appena ci siamo entrati, io ho sentito di essere a casa, anche se non riuscivo a orientarmi» «Il bosco è la corte delle fate. Hai trascorso molto tempo in quel posto. Tua madre viveva lì, quando tornava nel suo mondo.» Craig aggrottò leggermente le sopracciglia, cercando di scavare nella propria memoria «Perché… Perché non riesco a ricordare i vostri visi? Murdo mi ha detto che siamo cresciuti insieme, mi ha fatto anche vedere le fotografie. Quando le guardavo, le sentivo familiari. Ma niente di più. E allo stesso modo non riesco a dare un volto ai miei genitori.»
Maude gli posò con delicatezza una mano sulla sua «Non ne sono certa… Quando sei stato mandato in America, dicevano che ti era stato apposto un sigillo, un incantesimo che ti avrebbe fatto dimenticare tutto ciò che riguardava il mondo magico che conoscevi. Ma… Può anche essere che tu abbia dimenticato per difenderti dal trauma della morte dei tuoi genitori. Sono cose che capitano, soprattutto quando si è bambini. È una salvezza che si sia in grado di farlo, perché certi ricordi dolorosi ci distruggerebbero. Adesso sei adulto e sei più forte; è possibile che la tua mente, dopo un po’ di resistenza, inizierà a dischiudersi e mostrarti la realtà. » Craig piegò le labbra in un sorriso ironico «Potresti spiegarlo anche a Alex? Almeno la smette di trattarmi come se fossi un traditore?» Maude rise sommessamente e ritrasse la mano «Sai, è un testone. Non è stato facile per lui. Bisogna dargli tempo.» si chiese cosa fosse stato difficile per Alex, però in un moto d’orgoglio evitò di chiedere chiarimenti. «È solo che è seccante.» borbottò soltanto, riprendendo a mangiare. «E poi non capisco perché mi abbia portato in quel posto… La corte delle fate… Se non voleva che io sapessi certe cose.» «Ti ha portato lì perché lo hai chiesto. Non è vero che non vuole che tu sappia. Semplicemente sta seguendo il consiglio degli Anziani. Vedi, Craig… Tu adesso sei come un foglio bianco su cui bisogna ancora scrivere la storia. Se noi ti dicessimo le cose dal nostro punto di vista, non sarà mai la verità. O per lo meno… Non potrebbe esser la tua verità, ma la nostra. Per questo vorremmo che tu ricordassi da solo, almeno quel che ti riguarda più da vicino. Lo facciamo per te, perché è giusto così»
Craig sentì il senso di colpa crescere e insieme a questo anche il fastidio: non gli piaceva dover ammettere di non aver ragione, ma per come gli stava mettendo le cose Maude, iniziava a capire che Alex stava cercando di aiutarlo sul serio. Tornò a dedicarsi al cibo, senza dire nulla, rimuginando su quanto gli era stato appena detto. Avrebbe voluto chiederle qualcosa anche dell’incendio e dell’incubo che aveva fatto, ma non si sentiva pronto a parlarne. Dopo qualche boccone, riprese a parlare «Questa corte delle fate… Non c’era nessuno, quando ci siamo andati. Eppure io ho un vago ricordo di un tempo in cui era un posto pieno di gente. Perché?» «Non c’è più nessuno da tanti anni, laggiù. Le fate sono poche ormai, la Grande Guerra le ha decimate e per proteggersi hanno reso il loro mondo quasi del tutto inaccessibile, nascosto più in profondità, dove soltanto noi possiamo raggiungerle. Alex ha pensato che non fosse il caso di portarti da loro per ora. Non sa come ti avrebbero potuto accogliere, soprattutto considerato che le Ombre ti stanno addosso e dopo il tuo arrivo si sono innervosite» Craig si fece più baldanzoso, tornando alla consueta ironia «Mi piace quando creo scompiglio» fece ridere Maude la quale allungò la mano a arruffargli i capelli in un gesto che all’uomo sembrò già vissuto decine di altre volte «Oh, questo lo sappiamo bene. Finisci di mangiare, adesso. Continueremo a parlarne quando avrai finito, ok?» e si alzò, tornando ai fornelli.
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