Maude era arrivata poco dopo portandogli un brodo caldo e lo aveva trovato, ancora frastornato, seduto sul bordo del letto «Cos'è successo?» gli domandò, sedendosi accanto a lui; Craig se ne stava con il busto inclinato in avanti e i gomiti sulle ginocchia, intento a fissarsi le mani, il Vortex in particolare, con l'aria corrucciata e confusa «Non lo so. Abbiamo litigato di nuovo. Non ho mai discusso così tanto con qualcuno...» rispose, con un sorrisetto amaro, lasciando penzolare le mani tra le gambe e volgendo lo sguardo verso la donna, la quale, posando la ciotola sul comodino, si sistemò in modo da poterlo guardare meglio «Per quale motivo?» Craig rovistò nei propri pensieri alla ricerca di una risposta da darle: non era sicuro del perché, ma si era reso conto che quando c'era Alex di mezzo, era incline a perder facilmente le staffe «Mi sono svegliato e volevo mettermi seduto. E lui voleva impedirmelo» quelle parole gli risuonarono come un capriccio infantile, adesso che ci pensava a mente più lucida... e a giudicare dallo sguardo che gli rivolse Maude, probabilmente anche lei lo considerava tale.
«Gli ho detto io che non dovevi muoverti. Non ho trascorso tre giorni e tre notti a cercare di guarire quella tua brutta ferita sul petto per vedere i miei sforzi vanificati da un movimento non necessario» gli fece notare sempre con quel solito tono morbido che la contraddistingueva; Craig esitò, facendo un breve cenno del capo «Non lo sapevo. Cioè, mi sono accorto della ferita, ma...» lasciò cadere la frase, perché si rese conto di non avere scusanti: Alex gli aveva detto di non muoversi per quel motivo. «È solo che... Mi ha guardato con disprezzo. Lo fa da quando sono arrivato. E anche se di solito non mi importa di cosa pensano gli altri di me, mi fa girare le palle che lui mi tratti così: non mi conosce, non ha diritto di...» si interruppe, perché Maude lo stava guardando incredula, gli sembrò perfino che fosse sul punto di mettersi a ridere «Cosa c'è?» le chiese con l'espressione accigliata.
«Si possono dire tante cose di Alex, credimi: testone, asociale, incapace di relazionarsi, brusco... Insomma, non è perfetto. Ma su due cose puoi star certo; la prima è che lui si può definire la persona che tiene a te più di chiunque altro al mondo.» quell'affermazione fece corrugare ancor più la fronte di Craig, ma non disse nulla e Maude proseguì «E la seconda è che è anche sicuramente l'unico che ti conosce davvero» «Non può conoscermi sul serio: non ci vediamo da quando eravamo dei ragazzini; sarà anche vero che siamo cresciuti insieme, ma le persone cambiano, in tanti anni» la donna scosse il capo e gli posò una mano sull'avambraccio «Da quel che ho potuto vedere, invece, non siete cambiati affatto: anche quando eravate più giovani tu e Alex litigavate spesso... In realtà non passava un giorno senza che lo faceste» gli raccontò con una bassa risata, socchiudendo appena gli occhi «siete entrambi, a modo vostro, due teste calde... E avete tutti e due caratteri forti, anche se agli antipodi; questo vi ha fatti scontrare fin da bambini, nonostante foste inseparabili»
«Allora perché... Perché adesso si comporta come se gli avessi ammazzato il gatto? io non... Ah, lascia stare» Craig si interruppe, cercando di calmarsi con un profondo respiro: non doveva chiedere a lei quelle cose, ma al diretto interessato. E si ripromise che lo avrebbe fatto al più presto. Maude non gli chiese di proseguire: sembrava sempre capire le sue esigenze e questo lo rendeva più propenso ad aprirsi, cosa che non faceva quasi mai in realtà «Sai, quando ho deciso di venire qui alla ricerca delle mie origini... Ad esser sincero non mi aspettavo molto: davo per scontato che non avrei recuperato la memoria, non del tutto, ma speravo che rivedendo i posti in cui sono cresciuto io... non so... avrei rimesso insieme i pezzi?» si strinse nelle spalle, incerto anche delle proprie intenzioni, ormai; sospirando si passò la mano tra i capelli e raddrizzò la schiena «oppure semplicemente mi sarei messo il cuore in pace. Invece mi sento... Strano. E dico o faccio cose che mi sembrano naturali ma... Non sono cose che ricordo davvero di aver mai fatto o detto» Craig fece un'altra pausa, inspirando profondamente e cercando di metter ordine tra i pensieri «Fino a qualche giorno fa non avevo nemmeno idea che esistessero queste stronzate magiche...» si interruppe, sollevando una mano, anche se la donna al suo fianco non appariva turbata dalle sue parole «scusa, non voglio offenderti. È solo che non è facile credere a quello che mi avete detto, nemmeno dopo averlo vissuto. E poi... Poi c'è questa cosa... è come se dentro di me ci fosse... Un'altra versione di me. Mi sento diviso in due.» sbuffando, portò la mano sinistra a massaggiarsi le tempie; cominciava ad avvertire la spossatezza per via delle ferite «Non mi aspettavo tutto questo casino, ecco.» non era abituato a parlare tanto dei propri sentimenti o stati d'animo e quindi non sapeva nemmeno come spiegare all'altra tutto quel che gli passava per la testa; guardò la donna con l'espressione contrita, incapace di proseguire.
«Non potevi aspettartelo. Ed è normale che ora tu ti senta spaesato.» Maude si alzò «Devi mangiare qualcosa, rimetterti in forma. Adesso sei stanco e di certo questo non ti aiuta a far chiarezza. però quando starai meglio vorrei che mi spiegassi questa storia di sentirti diviso in due» mormorò porgendogli la ciotola ancora fumante; Craig la prese dalle sue mani, ringraziandola con un cenno del capo, ancora pensieroso «Hai detto che sono tre giorni che stai cercando di curarmi? Sono stato così a lungo privo di sensi?» le chiese, sorseggiando il brodo a piccole dosi; Maude gli voltava le spalle, intenta a cercare nella cassettiera un paio di asciugamani puliti, ma la tensione della sua schiena lasciò trasparire un lieve velo di preoccupazione, sebbene tentasse di nasconderlo mantenendo un tono leggero «già. Hai dato fondo a tutte le tue energie quando hai usato il potere, là al faro. A un certo punto sei stato letteralmente avvolto da una luce accecante... Credevo che ti fossi disintegrato» gli raccontò, con un tremito della voce. «Non hai idea dello spavento che ci hai fatto prendere.» Craig poggiò la ciotola sul comodino; sentiva che la stanchezza era aumentata e faceva fatica a stare seduto «Mi spiace. Io... Io volevo salvare Alex. Era l'unica cosa che mi importava in quel momento.» ammise, con la voce impastata, andando a infilarsi sotto le lenzuola
Maude tornò a guardarlo, con un sorriso morbido «E lui è rimasto qui a vegliarti per tutto il tempo in cui sei stato privo di sensi» gli rivelò, scuotendo leggermente il capo, andando a posare gli asciugamani al fondo del letto «Il vostro è un legame speciale... Lui è l'unico in grado di tenerti testa e tu il solo che sia mai stato capace di strappargli un sorriso. Vedrai che si sistemerà tutto. Adesso però, pensa solo a riposare. ne hai bisogno.» Maude gli sistemò le lenzuola, spense l'abat-jour che c'era sul comodino e lasciò la stanza. Craig si distese più comodamente, chiuse gli occhi e si impose di non pensare più a nulla. Aveva tutte le intenzioni di guarire prima possibile, seguendo il consiglio di Maude. Voleva risolvere quel casino, sia con Alex che con tutta la storia delle proprie origini e ci sarebbe potuto riuscire solo stando bene. Col trascorrere dei minuti, le sue palpebre e le membra si fecero più pesanti, la stanchezza ebbe la meglio sui dubbi e sulle preoccupazioni.
Un momento prima di scivolare definitivamente tra le braccia di Morfeo, sentì la porta della stanza aprirsi; pensò che si trattasse di Maude che andava a controllarlo e non riaprì gli occhi, non ne aveva nemmeno le energie. Il suono dei passi altrui, per quanto moderato, non era però leggero come quello della donna; sentì quel qualcuno arrivare vicino a lui, sistemargli le coperte. Dopo qualche istante, un lieve tonfo sordo gli fece intuire che chiunque fosse si era abbandonato sulla poltrona accanto al letto. Trovò la forza di aprire almeno un occhio, per capire di chi si trattasse.
Era Alex.
Incapace di far altro, richiuse del tutto gli occhi e si addormentò.
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