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Si sentiva di nuovo completamente in forze e aveva diverse cose su cui voleva far chiarezza. Si mise a sedere, con i piedi nudi sul pavimento e i gomiti poggiati sulle ginocchia, prendendosi la testa fra le mani per qualche istante per raccogliere i pensieri. Dopo qualche istante, con un sospiro, si alzò in piedi, raccolse i pantaloni della tuta dalla poltrona su cui erano finiti e cercò nello zaino un cambio pulito; prima di tutto aveva bisogno di una doccia, poi di un caffè e anche qualcosa di solido da metter sotto i denti: aveva fame. Con cautela si era tolto le fasciature sul petto e aveva scoperto che non vi era più traccia della ferita, tranne che per una porzione più chiara sulla pelle in corrispondenza dello sterno. Si concesse una lunga doccia calda e mentre si rivestiva vide nello specchio i segni che gli aveva lasciato Alex: lividi dove erano affondate le sue dita forti, o i suoi denti. Piccoli marchi, tracce del suo passaggio. A volte sapeva esser un vero animale, si ritrovò a pensarlo con un leggero sorriso compiaciuto, perché l’idea di riuscire a fargli perder il controllo a tal punto era decisamente lusinghiero per lui; quando si rese conto che stava pensando a queste cose come se le avesse sempre sapute, si irrigidì per la sorpresa.
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