Osservò per alcuni istanti Deirdre che si allontanava, poi si avviò nella direzione opposta; la sensazione di pericolo non lo aveva ancora abbandonato, anzi: sembrava crescere di passo in passo, tanto da costringerlo a aumentare l'andatura con i sensi all'erta e i muscoli tesi. Si era alzato un vento gelido che gli sferzava il viso, gli si infilava sotto il giaccone e ululava sinistramente tra i rami degli alberi; le nuvole scorrevano veloci andando a addensarsi all'orizzonte e il nero della notte era diventato ancor più impenetrabile: non c'era più una stella in cielo e anche la luna era scomparsa.
I rintocchi di una campana, lontani, riecheggiarono nel silenzio annunciando la mezzanotte, seguiti poco dopo da una briosa risata maschile che spezzò l'atmosfera lugubre. Un ragazzo giovane, moro e muscoloso, con indosso soltanto una tunica corta e semi trasparente uscì dal fitto del bosco inseguito da un altro che sembrava la sua fotocopia; ridevano entrambi, guardandosi spesso indietro e un attimo dopo un terzo individuo, stavolta più adulto, il volto coperto da una maschera bianca e il corpo esile da una tunica lunga color smeraldo, sbucò dallo stesso punto degli altri due seguendoli e richiamandoli in una lingua che Craig non riuscì a comprendere. Tutti e tre gli tagliarono la strada senza accorgersi di lui, continuando a correre verso la scogliera finché vennero inghiottiti di nuovo dal buio.
Non era sicuro di cosa avesse appena visto, se fosse reale o meno. Ma non fece in tempo a elaborarlo che un gemito soffocato attirò la sua attenzione; proveniva dallo stesso punto da cui erano usciti quei tre strani tizi: un tratto del bosco in cui i rami formavano un arco oltre il quale il buio sembrava farsi ancor più intenso. Esitò, dapprima: quel suono poteva esser il verso di qualche animale notturno, se non se lo era addirittura immaginato. Però lo sentì di nuovo, più alto questa volta; era di un essere umano.
«C'è qualcuno?» Si avvicinò, cautamente, prendendo il cellulare dalla tasca per attivare la torcia e illuminare almeno in parte quell'oscurità in cui si stava addentrando; gli rispose un altro gemito che gli permise di individuare la direzione da prendere: chiunque fosse, si trovava alla sua destra, appena superato l'arco; illuminò quel tratto con il cellulare e vide che i rami erano talmente bassi e vicini gli uni agli altri da intrecciarsi e fondersi in un groviglio impenetrabile.
Il suono proveniva da lì, ne era sicuro anche se sembrava impossibile che ci potesse esser qualcuno lì in mezzo; deciso a andare fino in fondo, si avvicinò per cercar di scrutare tra le fessure di quella sorta di gabbia e sentì un brivido percorrergli la schiena: c'era un ragazzo, lì dentro; era identico agli altri due che gli erano sfrecciati davanti poco prima, con la stessa tunica, capelli neri come la notte e il fisico di un atleta. Un ramo lo aveva trafitto da parte a parte all'altezza dell'addome e altri gli si erano attorcigliati attorno al collo, ai polsi e alle caviglie immobilizzandolo; c'era sangue dappertutto. Nonostante questo, il giovane respirava ancora e emise un altro gemito, più flebile, rivolgendogli uno sguardo disperato e lattiginoso. Sembrava cieco, eppure al tempo stesso quegli occhi erano talmente espressivi che a Craig sembrò di provare il suo stesso dolore.
«Cazzo... Aspetta, ti... Ti tiro fuori da qui.» mormorò, mettendo via il cellulare per aver le mani libere. Le infilò tra i rami che formavano la gabbia attorno a quel povero ragazzo cercando di aprirsi un varco, ma non si mossero di un millimetro. «Merda... !» ringhiò, tirando un calcio ai rami in un moto di stizza; per un momento guardò il Vortex sulla propria mano, valutando l'idea di usare il proprio potere per distruggerli, ma non aveva ancora idea di come calibrarlo e aveva paura di far ulteriormente male a quel povero ragazzo «Resisti» mormorò verso di lui, riprendendo il cellulare e cercando il numero di Gal per chiedergli aiuto: tra tutti, il fratello di Maude era quello più vicino e forse anche quello con l'attrezzatura adatta a rompere quei rami.
«Craig. Che succede?» il giovane aveva risposto subito, probabilmente non era ancora andato a dormire «C'è un ragazzo ferito... ha un ramo conficcato nell'addome, qui al bosco a nord del villaggio, ti mando la posizione. Serve un tronchese e serve anche un medico. Corri» Craig era sempre diretto e imperativo, soprattutto in casi di emergenza; non si preoccupò di risultare scortese: sapeva di dover fare in fretta e anche così, non era certo che sarebbe riuscito a salvare la vita del ragazzo, il quale sembrava versare in condizioni gravissime «D'accordo arrivo» Gal attaccò il telefono e Craig gli inviò subito la propria posizione.
«Ehi, mi senti? Ragazzo, ascolta, devi stare sveglio, va bene? Cerca di resistere. Stanno arrivando i rinforzi» incapace di stare con le mani in mano, cercò comunque di forzare ancora una volta il groviglio di rami, ma ogni suo sforzo era inutile. Il ragazzo di tanto in tanto emetteva un lamento, però poteva sentire che era sempre più debole e non avrebbe resistito a lungo. Strinse i denti e provò ancora, scorticandosi le mani, imprecando, tirando calci rabbiosi contro quella gabbia. Non voleva arrendersi. Gli era già successo, in passato, di vedere qualcuno prossimo a morire, ma non era qualcosa a cui riuscisse a far l'abitudine.
Finalmente, dopo minuti che gli erano parsi interminabili, sentì il rombo di un motore e venne investito dalla luce dei fari del pick up dei pompieri. Gal scese con un balzo dal mezzo, portando con sé uno zaino contenente l'attrezzatura; con un sospiro di sollievo Craig si fece vedere, agitando un braccio «Sono qui» il fratello di Maude aveva l'espressione seria, sembrava perfino più adulto «Ho avvertito mia sorella, sta arrivando anche lei» gli fece sapere, andandogli incontro; Craig annuì e gli indicò il groviglio legnoso «è lì dentro. Non so come sia finito così... Non sono riuscito a aprirmi un passaggio» Gal aggrottò le sopracciglia, andando a sbirciare tra i rami. Sussultò non appena vide il corpo del giovane «Malcom...» era poco più che un sussurro, il suo; si schiarì la voce, aggrappandosi ai rami «Malcom. Mi senti? Sono Gal. Adesso ti tiriamo fuori» il pompiere si tolse lo zaino dalle spalle e lo posò in terra, estraendone il tronchese; si girò a guardare un momento Craig con l'espressione turbata e poi si mise al lavoro per spezzare i rami che ingabbiavano il suo amico.
Solo in quel momento, Craig si rese conto che la sensazione di pericolo incombente che aveva provato fino a poco prima di trovare il ragazzo, era scomparsa del tutto. Chiunque o qualunque cosa ne fosse l'origine, ormai doveva esser lontano. Si mise all'opera per aiutare come poteva Gal nell'intento di liberare Malcom, pregando di riuscire a salvarlo. Era talmente assorto nel proprio intento che non si accorse dell'arrivo di Maude: la vide semplicemente comparire al loro fianco, silenziosa, con Sweeney e Alex che la seguivano. Quest'ultimo si unì a Gal con un altro tronchese, Craig si fece da parte per permetter loro di lavorare meglio e in pochi attimi riuscirono finalmente a aprire un varco tra i rami, poi a raggiungere Malcom e a liberarlo.
Lo portarono fuori da lì, ormai esanime, con un segmento del ramo che lo aveva trafitto ancora conficcato nell'addome. Lo distesero su una coperta che Sweeney aveva sistemato sul prato e lo lasciarono alle cure di Maude; Gal rimase accanto all'amico mentre la sorella se ne prendeva cura; Sweeney invece si intrufolò nel groviglio di rami ormai distrutto che aveva imprigionato Malcom. Craig lo seguì con lo sguardo, notando che aveva con sé una conchiglia con la quale apparentemente raccolse qualcosa dal terreno e dalle fronde «Cosa sta facendo?» chiese a Alex, accanto a lui «Non so, Sweeney fa molte cose che non capisco» mormorò il pompiere, incrociando le braccia al petto e tenendo gli occhi fissi sul gruppetto composto da Maude, Gal e Malcom; aveva l'espressione seria e corrucciata e a Craig fu chiaro fin da subito che non si trattava di semplice preoccupazione per il ragazzo che avevano trovato: aveva la netta sensazione che Alex fosse contrariato e che lo fosse con lui. Decise di ignorarlo e di non cercar la discussione, non in quel momento.
I minuti scorrevano lenti, interminabili. Craig non riusciva a capire cosa stesse facendo Maude, vedeva solo dei piccoli lampi di luce uscire dalle sue mani, rischiarare l'oscurità con bagliori verdognoli e poi sparire. Finalmente il corpo di Malcom, fino a quel momento inerte, ebbe un sussulto. Craig lo sentì gemere e poi fare il nome di Gal, il quale si chinò a prenderlo tra le braccia con l'irruenza genuina di un bambino «Sono qui.. Sono qui. Va tutto bene, sei salvo.» continuava a ripetergli tenendolo stretto a sé. Maude, con l'aria sfinita, sorridendo si alzò e Sweeney la raggiunse mostrandole la conchiglia e poi sussurrandole qualcosa all'orecchio che la fece incupire per un breve istante; cinse le spalle del figlio con un braccio e gli sussurrò qualcosa di rimando, dopo di che guardò gli altri «È stata una notte lunga e è il momento di riposare. Gal, penso che sia meglio che tu e Malcom veniate con noi»
Craig aiutò Gal a sorreggere Malcom, ancora debole dopo la brutta esperienza ma sorprendentemente sano e privo di ferite, salendo sul pick up con cui il fratello di Maude era arrivato fin lì. Sweeney, Alex e Maude invece montarono in sella ai loro cavalli. La luna era tornata a splendere sopra le loro teste, avvolta in un manto di stelle. Il texano si guardò ancora una volta alle spalle, prima di partire. Gli sembrò di scorgere una figura alta e slanciata con lunghi capelli bianchi osservarli nei pressi dell'arcata che fungeva da ingresso al bosco, ma questa era scomparsa un attimo dopo e Craig si convinse di esser soltanto molto stanco.
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