Da quando si era trasferito nell’appartamento di Dero, i sogni di Andrej erano sempre di colore rosso.
Generalmente non li ricordava, ma si svegliava di soprassalto e pieno di sudore per poi ritornare a dormire tranquillamente.
Altre volte tastava i corpi dei due che dormivano al suo fianco assicurandosi che fossero ancora lì.
Quante volte aveva trattenuto il fiato nel buio, facendo scorrere le dita pallide lungo il lenzuolo, alla ricerca di quei corpi freddi come il marmo, morti.
Ormai pur non volendo aveva preso le loro abitudini: dormiva di giorno, al loro fianco, cullato in quell’abbraccio a tre, sognando il rosso.
Un rosso che avanzava ogni giorno di più.
Lungo le gambe, il torace e la gola.
Un rosso che si insinuava sotto la sua pelle, tra i muscoli e le ossa facendolo soffocare.
Ma Andrej aveva deciso di non farci caso, non voleva spaventarli…e poi, dal suo punto di vista, ogni secondo con loro era importante.
Ogni secondo a preoccuparsi era un secondo perso.
E lui non poteva sprecare il suo tempo a parlare di cosa poi, un colore?
I colori erano soltanto colori, nulla di più.
Si.
E anche dopo quella notte che era appena sorta.
“Ho fatto uno strano sogno.”
Avrebbe voluto mormorare, mordicchiandosi poi lentamente il labbro inferiore, come era solito fare quando qualcosa lo preoccupava.
Scosse invece la testa facendo rimbalzare le ciocche scompigliate per poi piegarsi di fronte al corpo di Dero e soffiargli vicino l’orecchio ridacchiando giocosamente.
Non ci volle molto che quel cadavere inanimato prendesse finalmente a muoversi.
Per prima cosa allungò il braccio afferrando Andrej per una spalla fino a tiraselo addosso.
Petto nudo contro camicia da notte.
Un sorriso sulle labbra pallide.
Poi furono le gambe ad avvolgersi intorno a quelle dell’umano, in una morsa fin troppo dolce.
In un secondo anche l’altro vampiro tornò alla vita, rotolando su un fianco e avvicinandosi ai due, tirando un po’ Andrej come a volerselo prendere lui.
-Sei sempre così ingordo Dero…-
Mormorò l’antico facendo schioccare le labbra in una chiara smorfia di disappunto, mentre si insinuava tra i due corpi, trovando il proprio spazio al loro fianco.
-Senti chi parla, vecchiaccio…-
Sibilò di rimando l’altro andando a cercare le labbra del vampiro e dopo avergliele leccate affamato se lo tirò addosso, in uno strano equilibrio tra i loro tre corpi.
Sembrava impossibile ma riuscivano ad incastrarsi perfettamente: schiena a schiena, coscia su coscia e braccia intrecciate.
Loro tre e nessun altro.
Andrej, per la prima volta dopo anni sembrava essere sinceramente felice.
Di essere con loro, di essere…loro.
-Smettetela, c’è spazio per tutti…-
Si ritrovò a dire sorridendo beatamente, mentre la mano di Dero si insinuava dolcemente tra le sue cosce, risalendo dolcemente fino ad afferrargli una natica e a strizzarla vigorosamente, quasi a sincerarsi che Andrej fosse davvero lì.
Da quanto un umano non gli faceva un simile effetto?
Alexios era della stessa idea: Andrej aveva quel profumo così buono ed invitante, dolciastro e amaro allo stesso tempo.
Con la mano andò a sbottonargli il colletto della camicia da notte, accarezzandogli il collo per poi baciarlo lentamente, dolce.
Passava in rassegna tutto il corpo dell’umano, tastandone i muscoli e le ossa del torace.
Era sempre troppo magro, dormiva di giorno e Alexios non lo vedeva mai mangiare: una bambola di ceramica rotta dagli occhi troppo grandi, di un profondo blu…come l’oceano.
-Sai…-
Sibilò Alexios all’orecchio di Andrej, mentre gli alzava dolcemente la camicia da notte, lasciando intravedere le mutandine di pizzo che gli aveva fatto indossare la notte prima.
Il vecchio vampiro notava distintamente l’erezione dell’umano pulsare e premere sul merletto di fiori nero, desiderosa di essere liberata e soddisfatta.
Sorrise mostrando uno dei canini.
-La nostra piccola bambola, Andrej…come dovremmo vestirti domani? Cosa ne pensi di un babydoll rosa? No, troppo volgare…-
Parlava Alexios mentre infilava le dita fredde nelle mutandine, lasciando sfuggire un brivido eccitato lungo la schiena di Andrej che inarcando la schiena non si negava a quelle attenzioni ma muoveva il bacino il più possibile, andando allo stesso tempo a stimolare il vampiro sotto di lui che sembrava apprezzare quello strusciarsi da gatto in calore.
-No…Il nostro Andrej starebbe bene con un altro colore…-
Disse Dero tra le labbra mentre con le dita andava ad allargargli le natiche infilando poi nella piccola fessura arrossata il dito medio, per intero.
Quell’improvvisa intrusione fece sussultare il giovane umano, ancora umido lì sotto dopo la notte precedente.
E come quella ancora prima.
Ormai completamente perso nelle mani di quei due.
-Dici?-
Alexios guardò negli occhi Dero mentre quello penetrava con le dita l’umano che a sua volta risucchiava vorace la falange del vampiro e muoveva il bacino in cerca di sollievo.
-Il gattino è affamato…-
Sussurrò Dero godendosi lo spettacolo.
Alexios però non amava guardare, voleva godere anche lui del suo gattino.
Per questo si alzò sui gomiti, sovrastando entrambi.
-Fammi un favore Dero, tienilo aperto per me…-
L’altro vampiro ammiccò e annuì andando con l’indice e l’anulare a tenergli aperte le natiche.
-Alex…-
Lo chiamò Andrej mentre quello affondava dentro di lui, in un movimento rapido e calcolato insieme al dito di Dero e allo sperma che ancora si trovava nelle viscere dell’umano.
-Alex…-
Di nuovo.
Più forte.
Più profondo.
Andrej mugolava, si contorceva e affondava le unghie nelle carni di entrambi, a caso.
Il respiro irregolare si faceva sempre più corto, negli occhi nascevano lacrime di puro piacere.
Dero muoveva il suo dito, aiutando Alexios ad andare più in profondità e a stimolarlo allo stesso tempo.
La sua erezione sempre più dura e prepotente, affamata.
Avrebbe voluto divorarlo anche lui, avrebbe voluto che Andrej li prendesse entrambi, tutti interi fino in fondo…avrebbe voluto letteralmente spaccarlo a metà.
-Sai quale colore ti starebbe bene, gattino?-
Dero sorrise.
Un sorriso che Andrej non aveva mai visto.
Fatto di carne e denti.
-Rosso.-
Lì per lì non riuscì a capire.
Ma qualcosa, come un pizzico e poi caldo, così caldo…qualcosa che gli scorreva giù, via, lontano dal suo corpo…come lo sperma di cui Alexios lo stava inondando.
L’odore arrivò prima del colore: sangue.
Dero lo aveva morso e si era attaccato alla ferita bevendo copiosamente, lasciando persino fluire via un rivolo di sangue fino alla camicia, macchiandone il colore immacolato.
-Dero…-
provò a chiamarlo Andrej, con la voce rotta di piacere, tra un mugolio e l’altro.
Non riusciva davvero a provare paura, anche quando Alexios si unì a Dero mordendolo dall’altra parte, con più forza lacerandogli la gola.
Un fiume in piena di sangue proruppe dalle sue labbra, nel suo vano tentativo di parlare o dire semplicemente qualcosa, di chiamarli…non sarebbe davvero riuscito a fermarli: non aveva forze ma neanche voleva, tutto ciò che riusciva a fare era emettere miagolii disperati, contorcendosi sotto di loro mentre si nutrivano di lui in quel modo animalesco, inondando tutto di sangue.
L’ultima cosa che vide prima di chiudere gli occhi fu il rosso.
Come nel suo sogno…
Un urlo squarciò la tranquillità notturna.
-Cosa succede?!-
Chiese preoccupato Dero dopo aver sentito le urla e notato il volto pallido di Andrej emergere dalle coperte.
Era stato solo un sogno.
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