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C'era un sogno che si ripeteva spesso, lo faceva da quando era bambino: si trovava intrappolato in un luogo buio e avvertiva distintamente la sensazione di pericolo incombere su di lui. Una forza oscura lo opprimeva inchiodandolo a terra e lui non riusciva a liberarsi, per quanto lottasse e cercasse di ribellarsi; si sentiva mancare il fiato come se stesse affogando, non capiva dove si trovasse e sentiva le forze venirgli meno. Poi una voce gli intimava di svegliarsi e lui riapriva gli occhi in un bagno di sudore. Era un sogno tanto vivido da sembrare un vero e proprio ricordo e al risveglio provava sempre una certa inquietudine che lo accompagnava per alcune ore, latente e fastidiosa; ciò che lo turbava era proprio la quasi certezza che non si trattasse soltanto di un incubo, ma di un qualcosa di vissuto che gli ritornava alla mente soltanto quando dormiva.
Quando aveva circa quindici anni la casa in cui era nato e cresciuto, sull'isola di Fair, era stata distrutta da un incendio... O almeno, così gli avevano raccontato, perché lui aveva dimenticato ogni cosa; i suoi genitori avevano perso la vita quella tragica notte e lui, in seguito a una caduta dalla finestra, probabilmente per mettersi in salvo, era rimasto in coma per un mese. Dopo il suo risveglio era stato adottato da Christopher Pratt, un lontano cugino di suo padre, il quale lo aveva accolto insieme alla moglie Amanda nella loro tenuta di Hawley, in Texas.
Insomma, per Craig la vita aveva avuto inizio in quel momento. Tutto ciò che sapeva della propria esistenza precedente - il nome, il paese d'origine e la storia dell'incendio - gli era stato raccontato da chi lo aveva accolto come un figlio; non era mai riuscito a recuperare i ricordi dei propri primi quindici anni di vita e a un certo punto smise anche di provarci: era doloroso e apparentemente inutile. Di quella notte gli era rimasta un'ustione sul dorso della mano sinistra, qualche cicatrice e niente più; della vita precedente aveva solo qualche foto che lo ritraevano con suo padre, le quali però non gli riportavano nulla alla mente.
Negli anni successivi, la vita di Craig era stata piuttosto normale: aveva un grande spirito di adattamento, un carattere estroverso, forte e indomabile. Era affamato di esperienze, di adrenalina. Si comportava come se l'esser sopravvissuto a quell'incendio lo avesse convinto di essere invincibile, ma soprattutto si comportava come se avesse la missione di non sprecare nemmeno un attimo della propria esistenza. Affrontava il mondo e le avversità a testa alta, deciso a dominare gli eventi e piegarli al proprio volere; se qualcosa aveva il potere di turbarlo, lui ne faceva il proprio punto di forza. Grazie a questa sua personalità e al suo bell'aspetto, era anche molto popolare: era circondato da amici e spasimanti sebbene non si legasse mai a nessuno in particolare; non amava studiare, ma eccelleva negli sport e la sua determinazione lo rendeva capace di ottenere risultati in qualsiasi cosa decidesse di imparare.
Non gli mancava nulla, eppure, in un remoto angolo del proprio animo, continuava a sentire un vuoto che non riusciva a colmare; era una sensazione che lo zavorrava e gli provocava insoddisfazione, irrequietudine. Ci era voluto un po' perché se ne rendesse conto e lo accettasse, ma alla fine era arrivato alla conclusione che quel disagio derivasse dal non ricordare nulla della sua vita prima dell'incendio. Seguendo l'istinto, come al suo solito, Craig aveva quindi deciso di partire per tornare sull'isola di Fair, nella speranza di recuperare i propri ricordi.
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